QUELLI DEL ’67 / LIBERI CITTADINI AL SERVIZIO DELL’ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA LECCESE

| 4 Giugno 2018 | 0 Comments

di Annibale Gagliani______

«L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo». Un insegnamento corroborante, in primis per lo spirito, se pensiamo che il donatore dell’assioma è il maestro della tragedia greca, Sofocle.

L’aridità umanitaria oggi non è più un segreto. Il benessere mistico che avvolge il Primo Mondo è la causa principale di essa: nuove mura chiudono l’uomo in se stesso, condannandolo lentamente all’apatia. Se si può calpestare il prossimo per salvaguardare il proprio tornaconto, lo si fa volentieri. La cultura è sempre meno “d’impegno civile”, sempre più commerciale e omologante.

Bisogna ricercare poderosi esempi di empatia negli angoli più insospettabili delle città e delle province: uno di questi risplende tra Carmiano e Magliano, nell’aorta del Salento. Un gruppo di semplici cittadini, che supera la sessantina di anime, accomunati dalla casualità di essere nati nel 1967, alle platinate cene di ritrovo preferisce un investimento “reale” del proprio tempo: piccoli gesti per la creazione di attività benefiche.

I sessantasettini sono decollati a marzo ideando una raccolta fondi a favore della problematica più urgente della penisola salentina: la lotta al cancro. Stretti nella morsa di Cerano e dell’Ilva, e sbeffeggiati dai mascalzoni dell’ultima ora che gettano rifiuti tossici nelle campagne, i salentini vedono puntualmente i propri cari ammalarsi, piombando nell’impotenza più assoluta. Leucemie e carcinomi, con record di tumori al seno e melanomi: sembra una filastrocca tradizionale, invece è un report di guerra: narratore di oltre ventimila casi l’anno nella Regione Puglia.

Attraverso tali riflessioni – che hanno culminato in un impagabile senso pietas nei confronti di chi soffre maggiormente l’oscuro male, i bambini – Quelli del ’67 si mobilitano, senza appartenere a vessilli di associazioni o fondazioni, ma badando esclusivamente alla concretezza. Dotati di filosofia pragmatica ed efficace, mettono a disposizione piccolo artigianato – pasta fatta in casa, differenti dolci e complementi d’arredo – e prodotti donati da rivenditori aderenti – oggettistica per la scuola o per la cura della persona -. Il tutto è venduto all’interno di stand posizionati nel cuore di eventi di richiamo, dove a volte si propongono momenti di animazione per i più piccini. L’ultima raccolta si è completata pochi giorni fa all’Expo di Carmiano, che ha registrato migliaia di visitatori. L’azione benefica ha portato nelle lodevoli casse oltre mille e settecento euro, subito destinati al reparto di Oncoematologia Pediatrica del “Vito Fazi” di Lecce, già fruitore di un’altra cospicua donazione a marzo. Il primario del segmento di cure, la dottoressa Assunta Tornesello, ha accolto con sorpresa la generosità di questi semplici cittadini, portatori di una boccata d’ossigeno ai piccoli degenti, sempre bisognosi di scosse d’allegria e giochi salvifici. Ebbene sì, non bastano le operazioni congiunturali del Ministero della Sanità nostrana – quello che tutto il globo ci invidia -, sovente sono i moti umanitari dei volontari a trascinare l’entusiasmo di tutta la macchina operativa, afflitta da scenari estremamente complicati.

C’è una pellicola da togliere il fiato di Peter Weir, chiamata L’attimo fuggente, che ricorda al popolo del Primo Mondo – che vale esattamente quanto quello del Terzo e del Secondo – di non disperdere invano il proprio tempo, ma di afferrarlo intensamente, in modo che i posteri possano trarne fulgido modello. Nella contemporaneità al fulmicotone che percorriamo toujours tutti conoscono bene la prima regola modaiola: lamentarsi. Sto bene, mi lamento. Sto male, mi lamento. Un mio fratello ha bisogno d’aiuto, mi lamento. Io ho bisogno d’aiuto, mio fratello mi volta le spalle, mi lamento. Un leitmotiv aberrante, non credete?

Per fortuna esiste l’editto interiore di un Uomo che ha abbracciato la povertà materiale per elevare quella intellettuale: Mahatma Gandhi. «Siate il cambiamento che volete vedere», un concetto schiantato sulle connessioni glaciali della globalizzazione. Quelli del ’67 stanno cogliendo in punta di piedi l’esempio. Nel dizionario dell’uso italiano d’ora in poi non dovrebbe avere spazio soltanto l’identificazione rivoluzionaria “sessantottino”, ma altresì, quella di libera benevolentia: “sessantasettino”.

 

 

 

 

 

Category: Cultura, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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