NON C’E’ PIU’ TEMPO! CHIUSURA, BONIFICA, RICONVERSIONE DEL MOSTRO. SUBITO. TARANTO MOBILITATA: I GENITORI A ROMA DAL MINISTRO DELLA SALUTE, PEACELINK PUBBLICA CINQUANTA TESI AMBIENTALI E GIOVEDI’ SERA DI NUOVO TUTTI IN PIAZZA

| 4 Settembre 2018 | 0 Comments

(g.p.)______“Con una piccola luce, uno spiraglio di speranza ci prepariamo a questo incontro. Con noi alcuni genitori tarantini che hanno visto il buio della più grave perdita che essere umano possa vivere e altri che in questo momento vivono l’incubo di vedere il proprio figlio sottoporsi a chemio, e partono da varie parti d’Italia per esserci. I nostri medici straordinari e competenti ci accompagneranno e ci sosterranno con i dati e le relazioni inconfutabili. E che Dio illumini la nostra strada”.

Questa mattina alle 11.30 il previsto incontro al Ministero della Salute, a Roma dei Genitori Tarantini. Non ne sono ancora stati rivelati gli esiti.______

Per l’ associazione PeaceLink ha partecipato Beatrice Ruscio, che ha il documento che qui di seguito riportiamo integralmente______

Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le sue 95 tesi a Wittenberg sul portone di una chiesa
per contestare la vendita delle indulgenze.
Noi, in data 29 agosto 2018, affiggiamo simbolicamente sul portone del Ministero
dell’Ambiente le nostre tesi per contestare la vendita dell’ILVA.
Queste sono le nostre tesi
1. Il governo non deve vendere e autorizzare impianti attualmente sottoposti a
sequestro penale​; tali impianti sono stati ritenuti “pericolosi” dalla magistratura in
quanto le loro emissioni avrebbero provocato “malattie e morte”, come dimostrato
dalle apposite perizie ordinata dal Tribunale di Taranto.
2. Non vi è nessuna evidenza scientifica​ che tali impianti (posti ancora sotto sequestro
penale) non provochino più “malattie e morti”.
3. L’immunità penale​ serve a dare un salvacondotto a chi gestisce tali impianti proprio
perché non è attualmente accertato che essi non provochino “più malattie e morti”.
4. Noi siamo contrari ad ogni legge che possa anche solo assomigliare alla “licenza di
uccidere”​.
5. Questo governo – se non vuole essere mero esecutore della volontà del governo
precedente – ha il dovere di scrivere un nuovo DPCM che annulli gli effetti del DPCM

29/9/2017​; tale DPCM estende l’immunità penale al 2023 e prevede un allungamento
dei tempi dell’AIA fino a quella data, cosa non in linea con lo spirito e la lettera della
sentenza 85/2013 della Corte Costituzionale che limitava le deroghe e le proroghe
della legislazione salva-ILVA al tempo strettamente necessario (36 mesi) che si
sarebbe concluso nel 2014 per la messa a norma degli impianti produttivi e nel 2015
per la copertura dei parchi minerali.
6. Gli impianti dell’area a caldo dell’ILVA attualmente sotto sequestro non sono stati
messi a norma​ nei tempi stabiliti dall’AIA; quindi è da ritenere che siano pericolosi
salvo dimostrazione del contrario con apposita perizia indipendente​, che non ci
risulta sia mai stata finora eseguita.
7. Se non è stata eseguita nessuna perizia sulla non pericolosità ​degli impianti fuori
norma attualmente in funzione nell’ILVA, questo governo dovrebbe fermare gli
impianti​.
8. Se questo governo non ferma gli impianti ha il dovere di valutare quanti morti e
malati essi potrebbero provocare nei prossimi anni​ e deve dichiarare quanti e
quali danni sanitari è disposto a considerare “accettabili”.
9. Se questo governo non ferma gli impianti ha il dovere di quantificare i costi sanitari
della mancata messa in sicurezza della popolazione e i costi ambientali della
mancata messa in sicurezza dell’ambiente, addebitandoli ad Arcelor Mittal.

10. Sulla base della metodologia degli “aggregated damage costs”​ adottata dall’EEA
(European Environment Agency​), nel periodo 2008-2012 l’ILVA avrebbe causato
esternalità negative da un minimo di 1416 milioni​ di euro a un massimo di 3617
milioni​ di euro nel quinquennio considerato, il che significa che in dieci anni Arcelor
Mittal – pagando 1 miliardo e 800 milioni ​di euro all’Italia per i contratto di
affitto/acquisto (180 milioni di euro/anno) – conferirebbe allo Stato italiano una
somma di gran lunga minore rispetto ai costi ambientali e sanitari che
provocherebbe, costi calcolati con la metodologia CAFE (Clean Air for Europe)
dall’EEA.
11. Sulla base della metodologia gli “aggregated damage costs” adottata dall’EEA
(European Environment Agency) nel periodo 2008-2012 Arcelor Mittal avrebbe
causato esternalità negative a Gand (Belgio) da un minimo di 1043 milioni di
euro a un massimo di 3150 milioni di euro nel quinquennio considerato​, il che
significa che in dieci anni​ Arcelor Mittal, se dovesse provocare a Taranto
l’inquinamento provocato in Belgio a Gand, scaricherebbe sulla popolazione e
sull’ambiente costi aggregati che varierebbero da un minimo di 2 miliardi e 86
milioni​ di euro a un massimo di 6 miliardi e 300 milioni di euro,​ costi calcolati con
la metodologia CAFE (Clean Air for Europe) dall’EEA.

12. Tale prosecuzione della produzione in condizioni di incertezza si configura come un
esperimento sulla salute​; in tal caso il governo, oltre ad assumersi la responsabilità
morale di un esperimento chimico sulla popolazione senza il consenso delle cavie,
viola norme internazionali che vietano tali esperimenti.
13. In ogni caso tale prosecuzione della produzione viola il Principio di Precauzione
che rovescia l’onere della prova: è il governo che deve dimostrare che non vi
saranno vittime, non sono le vittime a doverne studiare e dimostrare la pericolosità.
14. Le pubbliche istituzioni non hanno fatto nessuno studio di valutazione di quando si
verificherà il picco dei tumori a Taranto​.
15. Le pubbliche istituzioni non hanno fatto alcuno studio sistematico di verifica dei danni
genetici​ prodotti in questi anni dalla enorme pressione ambientale.
16. La presenza di danni genetici sulla popolazione rende particolarmente fragili i
soggetti suscettibili di minori capacità di detossificazione​; pertanto se Taranto
viene premuta ulteriormente da un punto di vista ambientale potrebbero farne le
spese proprio i soggetti geneticamente danneggiati e che non sanno di aver subito o
ereditato un danno genetico.
17. La Corte Costituzionale – con sentenza 85/2013 – condizionava la validità della prima
legge salva-ILVA del dicembre 2012 all’attuazione delle prescrizioni AIA nei tempi
tecnici più brevi possibili​, che invece si sono dilatati a dismisura in quanto i costi
ambientali necessari a mettere in sicurezza la popolazione e l’ambiente non sono
compatibili con i problemi di bilancio.
18. Il governo non ha fatto alcuna valutazione scientifica previsionale dei danni
sanitari​ che lo stabilimento ILVA provocherebbe nei prossimi dieci anni.
19. Il governo non ha pertanto potuto esprimere una valutazione sulla “accettabilità” di
tali danni e viola pertanto il principio di precauzione, in base al quale non è possibile
autorizzare una sorgente emissiva se non se ne conoscono i danni futuri​, in
considerazione del fatto che sono già noti i danni passati in base ad una perizia del
tribunale di Taranto.

20. Avendo appreso che nel mondo diverse comunità locali contestano l’inquinamento, il
potere e i metodi di Arcelor Mittal, rimanendo fortemente colpiti dai conflitti
ambientali​ in corso in cui è coinvolta questa multinazionale e che attengono alla
sfera della responsabilità sociale di impresa​, riteniamo evidente che Arcelor Mittal
non è l’impresa idonea a subentrare ai Riva che sono stati già al centro di un
devastante conflitto ambientale.
21. Riteniamo con l’immunità penale Arcelor Mittal disporrebbe di un potere immenso
e che di questo potere – di cui non dispone in nessuna altra parte del mondo – non ne
farebbe buon uso.
22. Riteniamo che l’immunità penale vada eliminata dal Governo perché incostituzionale
e tale nostra richiesta è punto inderogabile della nostra trattativa​.
23. L’immunità penale, oltre che incostituzionale, genera uno squilibrio di potere
inammissibile fra questa multinazionale da una parte e i legittimi diritti dei cittadini,
oltre che delle istituzioni.
24. Arcelor Mittal ha già dichiarato che non verrebbe a Taranto​ senza immunità penale
e pertanto tale questione è dirimente sia per l’azienda sia per noi.
25. Sulla questione dell’immunità penale non abbiamo capito quale sia la posizione del
ministro Luigi Di Maio​ e pertanto vogliamo sapere se vuole cancellare tale norma o
no.
26. Le norme create dai governi precedenti garantiscono non solo l’immunità penale ma
anche l’immunità amministrativa​ e ciò non fa che aggravare il privilegio che viene
concesso a questa multinazionale.
27. Le altre imprese non dispongono dell’immunità penale e amministrativa e ciò
costituisce un privilegio concesso​ ad una multinazionale al fine di invogliare
l’acquisto di uno stabilimento al centro di un processo per disastro ambientale.
28. L’immunità penale è pertanto alla base del contratto di vendita e garantisce allo
stabilimento un valore economico che altrimenti non avrebbe​, e pertanto la procedura di vendita è stata viziata dalla garanzia di un privilegio che contrasta
fortemente con il principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione Italiana
(articolo 3) “in quanto – come già ricordato dalla Corte Costituzionale con sentenza
58/2018 – il legislatore riserverebbe alle imprese strategico nazionale un
ingiustificato privilegio nell’adeguamento agli standard di sicurezza”.
29. Riteniamo che l’immunità penale, oltre a violare l’articolo 3 della Costituzione, si
ponga in oggettivo contrasto con gli art. 2, 24, 28, 32, 41 e 112 della
Costituzione Italiana​.
30. L’immunità penale finisce per “privilegiare in modo eccessivo l’interesse alla
prosecuzione dell’attività produttiva, trascurando del tutto le esigenze di diritti
costituzionali inviolabili legati alla tutela della salute e della vita stessa (artt. 2 e 32
Cost.​), cui deve ritenersi inscindibilmente connesso il diritto al lavoro in ambiente
sicuro e non pericoloso (art. 4 e 35 Cost.​)”, parole queste ultime utilizzate dalla
Corte Costituzionale per dichiarare incostituzionale – con sentenza 58/2018 – il
decreto Salva-Ilva DL 92/2015 in quanto – si legge nella sentenza della Corte – “il
legislatore ha finito per privilegiare in modo eccessivo l’interesse alla prosecuzione
dell’attività produttiva, trascurando del tutto le esigenze di diritti costituzionali
inviolabili legati alla tutela della salute e della vita stessa (artt. 2 e 32 Cost.​), cui deve ritenersi inscindibilmente connesso il diritto al lavoro in ambiente sicuro e non
pericoloso (art. 4 e 35 Cost.​)”.
31. L’immunità penale agisce come norma che altera l’equilibrio dei poteri dello Stato
“compromettendo così il principio di obbligatorietà dell’azione penale​ di cui
all’art.112 Cost.​, che deve ritenersi operante non solo nel potere-dovere di
repressione dei reati, ma in quello di prevenzione dei medesimi, quale si esplica
nell’adozione di misure cautelari reali di carattere preventivo”, come si legge nella già
citata sentenza 58/2018 della Corte Costituzionale.
32. L’immunità penale/amministrativa offre un indebito scudo protettivo non solo ad
Arcelor Mittal ma anche ai Commissari ILVA (nominati dal Ministero dello Sviluppo
Economico) mentre invece – lo prevede l’articolo 28 della Costituzione​ – “i
funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente
responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative”.
33. L’immunità penale/amministrativa appare in contrasto anche con l’articolo 24​ della
Costituzione ​(“Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi
legittimi”) e pertanto lede alla radice l’azione delle associazioni che hanno nel loro
fine la tutela dell’ambiente e della legalità e che – in virtù dell’immunità
penale/amministrativa – non possono agire in difesa degli interessi collettivi per cui si
sono costituite.
34. Tenendo conto che il valore di vendita dello stabilimento illegittimamente garantito
dall’immunità penale è funzionale al pagamento delle banche creditrici​,
l’immunità penale è stata scritta non solo in funzione dell’acquirente ma anche in
funzione dei creditori, garantendo pertanto il pagamento di crediti mediante norme
illegittime.
35. Nel caso in cui – come è facilmente prevedibile e come è fra l’altro da noi auspicato –
l’immunità penale venisse meno, verrebbe meno sia l’acquirente sia il
soddisfacimento dei crediti delle banche, e ciò ​costituisce un grave vizio di
fondo non solo della gara ma del contratto di vendita che ne è l’esito​.
36. Il contratto di vendita dell’ILVA prevede delle “clausole di dissolvenza” che non sono
pubbliche​ in quanto non è pubblico il contratto e tali clausole di dissolvenza
sarebbero – dalle informazioni in nostro possesso – talmente forti da condizionare il
governo, il parlamento e la magistratura nelle sue scelte​ e quindi lo stesso
impianto su cui si fonda la democrazia e l’indipendenza dei poteri su cui si basa lo
stato di diritto.
37. Il fatto che il contratto di vendita dell’ILVA non sia pubblico preclude l’esercizio
della pubblica conoscenza ​di tutti gli aspetti – effettivi e potenziali – della trattativa in
corso, viziando gravemente la discussione in corso per mancanza di trasparenza.
38. La volontà di Arcelor Mittal di acquisire l’immunità penale/amministrativa e l’effettiva
disponibilità degli impianti (che attualmente sono sotto sequestro e che potrebbero
essere confiscati e distrutti dalla magistratura alla fine del processo) è una cosa che –
dalle informazioni in nostro possesso – si riverbera sul contratto di acquisto e pertanto
il contratto di acquisto riteniamo contenga elementi che il governo debba rendere
pubblici e discutere nella trattativa con le parti sociali, e pertanto il contratto
d’acquisto deve essere reso pubblico​.
39. La trattativa del governo deve avvenire con tutte le parti sociali, in quanto le parti
sociali portatrici di interessi pubblici​ sono sia i sindacati sia (per lo meno) le associazioni che si sono costituite nel processo ILVA, in quanto riconosciute come
portatrici di interessi collettivi lesi.
40. La ulteriore proroga degli interventi di messa a norma degli impianti – consentita dal
DPCM 29/9/2017 – è inaccettabile ai fini della tutela della salute e pertanto chiunque
volesse esercitare il diritto di uso degli attuali impianto dovrebbe fermarli e metterli a
norma prima di riavviarli​.
41. La tempistica del DPCM 29/9/2017 confligge con le condizioni poste dalla Corte
Costituzionale che aveva riconosciuto legittime nel 2013 solo 36 mesi​ per la messa
a norma degli impianti nel bilanciamento dei diritti (salute/lavoro/impresa).
42. I 36 mesi sono stati ampiamente oltrepassati con successivi provvedimenti di deroga
e proroga, non in linea con lo spirito e la lettera della sentenza 85/2013 la quale
stabiliva che in base al DL 207/2012 “è considerata lecita la continuazione dell’attività
produttiva a condizione che vengano osservate le prescrizioni dell’AIA
riesaminata​ nelle quali si riassumono le regole che limitano, circoscrivono e
indirizzano la prosecuzione dell’attività stessa”.
43. Non abbiamo ricevuto nessuna risposta dal ministro Di Maio​ quando abbiamo
segnalato che il suo Ministero si oppone alla bonifica dei terreni di Statte​ inquinati
dalla diossina dell’ILVA, contravvenendo al principio europeo e nazionale “chi
inquina paga”.
44. La nostra opposizione alla prosecuzione della produzione di impianti posti sotto
sequestro in quanto dichiarati pericolosi per la salute dai periti del Tribunale di
Taranto, è supportata anche dalla recente dichiarazione dell’Ordine dei medici di
Taranto​: “A fronte di danni al neurosviluppo già dimostrati nei bambini tarantini che
risiedono più a ridosso dell’area industriale, la comunità medica non può più
accettare la proposizione di progetti industriali che prevedano l’immissione sulla
popolazione di simili sostanze il cui potenziale cancerogeno, inoltre, è ben noto”.

45. Lo stabilimento più avanzato di Arcelor Mittal (quello di Gand in Belgio​) ha emissioni
di polveri sottili di gran lunga più elevate​ rispetto allo stabilimento ILVA di Taranto,
con la differenza che l’acciaieria di Gent è confinata in bosco ed è lontana
dall’abitato; pertanto Arcelor Mittal – nonostante la sua solidissima e consolidata
esperienza siderurgica a livello internazionale – non riteniamo abbia le necessarie
competenze e tecnologie per la città di Taranto in cui l’acciaieria è stata
costruita a ridosso della città​.
46. Nell’addendum di Arcelor Mittal non è stato fatto un calcolo del flusso di massa
annuo delle emissioni convogliate e diffuse ​dello stabilimento in base alle
tecnologie utilizzate, prima e dopo la loro implementazione; pertanto non è possibile
valutare l’impatto ambientale e sanitario.
47. Non è possibile fare una valutazione dell’impatto sanitario e ambientale senza
conoscere il modello diffusionale degli inquinanti​; pertanto ogni piano ambientale
che si limiti a dichiarare i flussi emissivi non è sufficiente in quanto va considerata la
diffusione delle emissioni considerando la distanza dell’abitato e le condizioni meteo.
48. A Taranto, in considerazione della maggiore tossicità del PM10, riteniamo che esso
non debba superare i 20 mcg/m3, valore da non superare secondo le linee guida
dell’OMS​.

49. L’esistenza dei Wind Days​, nei quali è più probabile che si verifichino a Taranto
effetti avversi sulla salute, è il chiaro indicatore che la qualità dell’aria non può essere
definita buona o accettabile.
50. L’esistenza di differenze nel Quoziente di Intelligenza​ dei bambini a seconda della
distanza dall’area in cui è insediata l’ILVA è un inaccettabile indicatore di impatto
neurotossico di alcuni inquinanti industriali._____

 

Giovedì sera, nuova manifestazione di protesta di piazza. Ecco le motivazioni illustrate dagli organizzatori dell’ associazione Liberi Cittadini:

Il nuovo governo, nonostante le promesse fatte, sta per dare in pasto la nostra vita ad Arcelor Mittal, e il piano ambientale non sarà il governo a perfezionarlo come prevede la legge, ma la stessa multinazionale, che conserverà l’immunità penale concessa dal precedente governo. Questo vorrà dire la distruzione completa di questa Terra benedetta dalla Natura. Questo vuol dire altri dieci anni sicuri di immissioni altamente inquinanti nell’aria e il prosieguo dell’inquinamento delle falde acquifere e dei terreni. La morte di Taranto. E nessuna garanzia di mantenere i posti di lavoro.

Tra qualche giorno tutto questo sarà ufficiale, ma noi le vogliamo provare tutte, nella speranza che nel cuore di questi governanti, alberghi ancora il senso della giustizia e il senso dello Stato e che tengano conto degli articoli della Costituzione Italiana. Qualcuno dice che i tarantini meritano quello che subiscono ogni giorno, perché non difendono a denti stretti la vita dei loro figli…dimostriamo che così non è
Liberi cittadini, slegati dalle associazioni, hanno organizzato questo sit in, e noi come Associazione abbiamo aderito, così come tutte le altre Associazioni tarantine che difendono la vita e l’ambiente. Noi passeremo la notte in piazza della Vittoria, ogni cittadino può fare li stesso, e dovremo alternarci, finché non saremo ascoltati. Partecipate, amici, che ognuno di noi impegni qualche ora, questa volta dobbiamo essere tantissimi. ______

 

LA RICERCA nei nostri articoli del 29 e 30 agosto scorsi

CRESCE LA LOTTA CONTRO IL MOSTRO. COME UNA VALANGA LA RICHIESTA DI “chiudere questa maledetta Ilva al più presto”. DA UN GRILLO ALL’ALTRA, IL PARTITO DI LUIGI DI MAIO CINCISCHIA E NON DA’ SEGNI DI RICORDARE QUANTO AVEVA PROMESSO NEGLI ANNI SCORSI, QUANDO ERA ANCORA UN MOVIMENTO, AL SERVIZIO DEI CITTADINI

..E GIULIA GRILLO SI DICE DISPONIBILE ALL’ INCONTRO…UN PICCOLO PRO MEMORIA SU COME SIA POSSIBILE CHIUDERE IL MOSTRO, SECONDO QUANTO SOSTENNE IL M5S

 

Category: Cronaca, Politica

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.