IL SALENTO NASCOSTO DELL’UFFICIALE RIZZO

| 7 Luglio 2019 | 0 Comments

di Antonietta Fulvio______

Dove finisce la realtà e inizia la memoria?

Forse il tempo davvero non esiste e le due dimensioni spazio tempo sono come piani sovrapponibili che possono fondersi e confondersi in contesti particolari…

Può capitare allora che personaggi del passato affiorino come ricordi e si manifestino in modo assolutamente reali, così come si percepiscono suoni e profumi. Sembra sperimentarlo sulla propria pelle l’ufficiale Rizzo con le sue nuove inchieste nel secondo noir di Raffaele Polo edito da Robin edizioni (Le inchieste di Rizzo di Raffaele Polo, Robin Edizioni, collana Le giraffe Noir, 2019 180 pagg.  12 euro).

Ancora un viaggio nella memoria e nella storia di una terra amata, il Salento, in cui come per magia è possibile rincontrare uomini che la storia di questa terra l’hanno scritta: l’artista Edoardo De Candia, il padre dell’emittenza privata leccese Fulvio Monaco, Antonello singolare personaggio melendugnese e il cantante Adriano Moschettini che con il suo “Concerto per Lecce” (1978) fu la colonna sonora di un’epoca oltre che di una città.

Quattro nuovi episodi – Il mistero del Dodecaedro, Il giornale dell’indomani, Le statue scambiate, Il processo all’ufficiale Rizzo – in una narrazione che restituisce immagini suggestive ed intriganti di un Salento nascosto, esoterico, di cui ci si rende conto di conoscere appena.

Sono occhi distratti quelli con cui guardiamo ai suoi monumenti, ai suoi vicoli come alle sue contrade, così da non accorgersi dell’importanza di luoghi come le neviere, ad esempio, che attraverso un meccanismo ingegnoso permettevano la conservazione e addirittura il commercio della neve. Un’attività commerciale su cui si reggeva anticamente il paese Aramano, riportato solo su una cartina del Seicento tra le vecchie stampe geografiche affisse alla parete dello studio dell’avvocato Chirivì cui Rizzo è costretto a rivolgersi, dopo anni di onorato servizio, per difendersi da una non ben nota accusa. Incriminato come Joseph K. , il protagonista del libro “Il processo” di Kafka, ad un passo dalla pensione e relegato in archivio tra faldoni che nessuno deve aprire l’ufficiale diventa lui stesso metafora della vita con le sue dosi di ingiustizia che non risparmia nessuno, nemmeno le persone più integerrime e apre le porte ad una lunga riflessione sul concetto di giustizia e onestà. Ma la vita vale sempre la pena di essere vissuta finanche nella sua incompiutezza. Come lo sono le figure femminili che affiorano tra le pagine ora come amori del passato ora come compagne di viaggio che vedono impegnato l’ufficiale Rizzo alle prese con casi misteriosi e intricati di cui però puntualmente lui riesce a trovare il bandolo della matassa. Lo fa anche con il caso delle statue scambiate, lu Giuanni e lu Marcantoniu, che un tempo reggevano l’orologio sul Sedile di Lecce finite poi a Surbo sul tetto della Chiesa…

Un caso che si intreccia con i mille volti del misterioso “benefattore” Ante Topic Mimara collezionista, restauratore, falsario oltre che agente segreto jugoslavo, come decretato nei rapporti della Cia, e la cui collezione d’arte accumulata tra l’altro alla vigilia della seconda guerra mondiale ha dato vita poi al Mimara Museum…

Come accadeva in una nota serie tv – Ultime dal cielo scenggiato da Vik Rubenfeld e Pat Page – Oronzo Miglietta, un componente del Coro Gospel dell’artista Tyna Casalini, una splendida realtà musicale salentina – in attesa di ricevere le sue fumanti pizze sfogliando il Quotidiano legge di un incidente che coinvolgerà proprio il Coro in trasferta a Casarano. Così in questo episodio “Il Giornale dell’indomani” l’ufficiale Rizzo approda a Trepuzzi dove incontra i componenti del coro e il caso diventa pretesto narrativo per parlare di una cittadina la cui modernizzazione ha finito per cancellare le tracce della sua storia recente. Come la sparizione di due dei tre pozzi. Ad esempio.

Mistero e suspence si intrecciano sin dalle pagine del primo racconto, Il mistero del dodacaedro, che nella filosofia platonica simboleggiava l’intero universo. Un universo narrativo quello dell’ufficiale Rizzo alias Raffaele Polo che sa affabulare e ammaliare con le sue atmosfere tra il surreale e l’ironico, la curiosità e la malinconia retrogusto dolceamaro che poi non sono altro i vertici sovrapponibili di quei piani che compongono la vita di ognuno di noi.

Intense le pagine in cui l’ufficiale Rizzo incontra il vecchio padre, i passi in cui la narrazione passa in prima persona lasciando intravedere l’umanità e la sensibilità di un uomo che – come scrive nella prefazione Dedo di Francesco – “nel suo voler vivere l’infinito prende per mano il lettore aiutandolo a saltare tra luoghi, passato e presente, mostrandogli come l’ovvio non è poi tanto ovvio». Soprattutto, come recitavano i versi dello struggente brano scritto da Marcello Mello, quando ci si addentra «nei vicoli che tentano nel cielo voli inutili tra rosoni e spigoli cespugli in libertà e chiese dove gli angeli per gioco reggon cupole…”.

 

 

 

 

Category: Cultura, Libri

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