“Accoglienza non è servire un piatto di cicorie”

| 5 Ottobre 2019 | 1 Comment

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il portavoce della Lega provinciale Massimo Martella scrive all’imprenditore Donato Fersino e ce ne manda copia per conoscenza______

Caro Donato,

scrivi che le nostre comuni “radici ci hanno permesso di sviluppare nei secoli il senso del confronto, del dialogo e dell’ospitalità” . Hai perfettamente ragione.

Rilevo però che queste per te siano solo parole che non metti in pratica visto che critichi fortemente una scelta che appartiene alla libera espressione di ogni cittadino e che è garantita dalla nostra Costituzione. Una Carta costituzionale che è l’elaborato di quelle straordinarie personalità che parteciparono all’assemblea costituente, tra questi non dobbiamo dimenticare il pugliese Aldo Moro e mi piace ricordare il suo intervento del 13 marzo 1947 quando,  si discuteva degli articoli 1,6 e 7 che diverranno poi 1, 2 e 3,  disse:  “ Divisi – come siamo – da diverse intuizioni politiche, da diversi orientamenti ideologici, tuttavia noi siamo membri di una comunità, la comunità del nostro Stato e vi restiamo uniti sulla base di un elementare, semplice idea dell’uomo la quale ci accomuna e determina un rispetto reciproco degli uni verso gli altri”.

Dunque caro Donato mi chiedo e ti chiedo: siamo davvero comunità aperta al dialogo e all’ospitalità se oggi reagisci trincerandoti nel concetto di democrazia storica e non allarghi i tuoi orizzonti al mutamento sociale che anche la nostra comunità sta vivendo? Perché alzi barriere ideologiche,  muri di pregiudizi verso un partito, la Lega con Salvini, che rappresenta uomini e donne del tuo stesso Paese? Perché il tuo sguardo pone un confine netto tra Sud e Nord? Perché, considerate le nostre comuni radici e la nostra storia, non ritieni sia  possibile che da questo Sud, dal tuo e nostro Sud, possa generarsi una voce comune  che rivendica e ottiene quell’attenzione sbandierata per decenni da quanti hanno considerato il Mezzogiorno solo bacino elettorale da saccheggiare, da quanti hanno governato il nostro Paese per decenni, da quanti sono stati eletti quali rappresentati del Sud al Parlamento e che il Sud hanno svenduto?

La Lega con Salvini può proporre una nuova idea del Mezzogiorno, finalmente indipendente dove le ragioni dell’accoglienza e del dialogo sono quelle del riscatto di una società che finora si è accontentata di contratti precari e di lavoro nero. Questo ha penalizzato il Sud non il Nord saccheggiatore. Non siamo stati capaci, e il tuo ne è un esempio, di capire cos’è una democrazia. Gli insegnamenti della Grecia, lo dimostri, gli hai persi per strada limitando la volontà personale di un sindaco di aderire ad un movimento politico come sancito dall’articolo 49 della nostra Costituzione. Nel tuo invito, seppur nobili sono i tuoi richiami, ci sono solo belle parole, slogan per un territorio che non ne ha più bisogno. L’identità nasce anche dalla diversità, e qui riprendo il concetto di comunità, perché se il Salento fosse una Comunità vera, il tessuto imprenditoriale di cui tu fai parte farebbe squadra con il tessuto istituzionale e sociale per la valorizzazione del territorio. Si sarebbe potuta recuperare la Cripta di Coelimanna se ci fossero state le sinergie necessarie tra pubblico e privato illuminato, propenso al bene comune e non solo e soltanto al profitto personale.

L’idea di accoglienza non è servire un piatto di cicorie pur raccontando la bellezza del posto. Accoglienza significa preoccuparsi di sapere cosa l’intera comunità in sui si opera sia in grado di offrire collaborando con tutti a costruire reti turistiche in grado di attrarre nuovi investimenti e di creare posti di lavoro reali e non “a giornata”. Non c’è ospitalità, e dunque quello che definisci “valore aggiunto”, se chi opera nel settore ricettivo non si confronta con chi ha idee e valori differenti.  Ecco perché ti invito per essere coerente con quanto hai scritto nella lettera al sindaco di Supersano,  ad affiggere sotto l’insegna de “Le Stanzie” il cartello: qui non si accettano elettori della Lega con Salvini.

Un caro saluto.
Massimo Martella

Category: Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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  1. Roberto Marti - tramite mail ha detto:

    Interviene anche il senatore leghista Roberto Marti a sostegno di Massimo Martella, portavoce provinciale dello stesso partito, nel tiro incrociato di accuse e rivendicazioni che in queste ore ha acceso il dibattito innescato dall’imprenditore Donato Fersino, proprietario delle Stanzie di Supersano, che ha rivolto parole pesanti verso il sindaco e il vicesindaco del paese, dopo che gli stessi hanno aderito al partito di Salvini.

    “Caro Donato”, dice il senatore Marti, “parli di carro, ma quello della Lega, per il Mezzogiorno d’Italia, è un treno, un’occasione che la nostra terra, depredata da anni e anni di politiche scellerate messe in campo da uomini che hanno svenduto radici e principi, non può farsi sfuggire. Il leader nazionale della Lega, Matteo Salvini”, continua il senatore Marti, “ha dimostrato coraggio e coerenza nell’interesse di una nazione allo sbando. Qui intendiamo portare la stessa serietà nell’affrontare tematiche e problematiche che da troppo tempo affliggono il Sud d’Italia. Non siamo certo noi quella locomotiva sghemba che portò Renzi allo schianto, salvo poi averci fatto assistere al salto della quaglia che ha rimesso le redini d’Italia in mano al trasformista per eccellenza. Mi sento, caro Donato”, conclude il senatore Marti, “di condividere appieno il pensiero del tuo sindaco, Bruno Corrado, quando dice che con la Lega possiamo essere da traino per tutto il centrodestra anche in Puglia e nel Salento, restituendo agli imprenditori come te la dignità che i loro sforzi meriterebbero, con una politica economica di rottura rispetto a schemi oramai desueti e fallimentari messi in campo dal centro sinistra. Per questo ti invito non solo al rispetto delle posizioni altrui, ma anche ad aprire il tuo sguardo verso nuove e più costruttive opportunità”.

    Ed infine il segretario cittadino di Lecce della Lega Salvini Premier, Riccardo Rodelli, chiede a gran voce: “Dov’era chi ci chiama traditori quando, in questi anni di governo, la xylella ha devastato i nostri raccolti e impoverito centinaia di agricoltori. Chi ci chiama traditori dov’era quando le politiche regionali della sinistra hanno ridotto il numero di ospedali e posti letto. Chi ci chiama traditori dov’era quando la Regione ha sottoscritto contratti per lo smaltimento dei rifiuti eccessivamente elevati, che sono ricaduti nelle tasche dei cittadini pugliesi. Chi ci chiama traditori”, domanda ancora Rodelli, “dov’era quando i precedenti governanti nulla hanno fatto per potenziare i voli aerei da Brindisi verso il resto d’Italia, consegnando il Salento ad un sempre maggiore isolamento.
    Chi ci chiama traditori dov’era quando i precedenti governi nulla hanno fatto per permettere all’alta velocità di arrivare nel Mezzogiorno. E dov’erano questi paladini del Salento quando i precedenti governi hanno confinato su Brindisi e su Taranto le centrali a carbone col peggior impatto ambientale d’Italia. Dal 2008 ad oggi si è registrato l’abbandono della Puglia da parte di ventimila giovani under trenta, dov’erano questi imprenditori che oggi levano la loro voce a difesa di radici che hanno spinto altrove i nostri giovani.
    Chi ci chiama traditori dov’era quando il ministro Bellanova ha aperto agli OGM e al CETA, ben sapendo che ciò comporterà l’immissione nelle case italiane del grano trattato col glifosato. E dov’era chi oggi ci chiama traditori quando occorreva tutelare le ricchezze alimentari della nostra terra che, al contrario, sono state svendute per tutelare gli interessi degli Stati esteri e quando i precedenti governi autorizzavano, in nome di un liberismo economico sfrenato, l’importazione di olio tunisino, tanto che la Coldiretti denunciava il crollo del 38% della produzione di olio italiano ed il boom di importazioni dalla Tunisia, con un impressionante + 198%. Ed infine, chi ci chiama traditori dov’era quando i governi precedenti permettevano il traffico di immigrati, che ha prodotto soltanto manodopera a basso costo, privando di tutela i lavoratori italiani e stranieri. Essere traditori del proprio Paese”, conclude Rodelli, “passa attraverso fatti concreti e azioni di governo che hanno direttamente o indirettamente impoverito il nostro Paese.
    Del resto, se esiste una questione meridionale, questa non è stata creata da Matteo Salvini, ma è stata permessa da chi oggi usa il meridionalismo in chiave unicamente antileghista, dimostrando di non comprendere che in trent’anni sono cambiati molti scenari e che il nemico di oggi è un mondialismo che mette in reale discussione la sovranità di uno Stato e la libertà di un popolo di autodeterminarsi”.

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