SGOMINATA ORGANIZZAZIONE CRIMINALE LEGATA ALLA SCU

| 22 Gennaio 2020 | 0 Comments

(e.l.)______Grossa operazione anticrimine dei militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Lecce (nella foto), che dall’alba di questa mattina stanno eseguendo dieci ordinanze di custodia cautelare e sequestri di beni per sette milioni di euro, su provvedimenti dei magistrati della Procura della Repubblica e della Direzione Distrettuale Antimafia.

Oltre che nel Salento, l’operazione è estesa anche nel Lazio e nella Repubblica di San Marino.

In carcere sono finiti i fratelli Alberto Marra, 51 anni, e Massimiliano Marra, 49 anni, di Galatina, e Gabriele Antonio De Paolis, 44 anni, di Galatina; domiciliari invece per Leonardo Costa, 59 anni, di Corigliano d’Otranto; Luigi Marra, 79 anni, il padre dei due fratelli imprenditori in carcere, e Pamela Sabina Giannico, 46 anni, di Galatina; obbligo di firma quotidiana per Andrea Bardoscia 39 anni, di Galatina, Daniele Donno 27 ann,i di Corigliano d’Otranto, Stefano Greco 33 anni, di Aradeo, e Maurizio Zilli 37 anni, di Galatina.

Le accuse sono di associazione per delinquere di tipo mafioso, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse, illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori.

In pratica si tratta di un’organizzazione criminale, che gli inquirenti ritengono legata alla Sacra Corona Unita, che operava nel settore del gioco d’azzardo, in particolare delle slot machine, videopoker e scommesse sportive, in maniera fraudolenta, con varie modalità, per esempio costringendo i gestori dei locali a installare le macchinette, manomettendole, o frodando il fisco.

Nella ricostruzione degli inquirenti, “numerosissimi gestori di bar, ristoranti e sale da gioco ricadenti nel ‘feudo’ dei Coluccia, sono stati costretti, con l’imposizione della forza intimidatoria del vincolo mafioso ad installare oltre 400 slot machines e videopoker di proprietà delle società degli imprenditori arrestati, patendo – in caso contrario – minacce, attentati e ritorsioni, in alcuni casi, anche fisiche, da parte degli uomini del clan.

La complessa attività investigativa, svolta anche con l’ausilio delle intercettazioni, dei pedinamenti ed analisi di centinaia di conti bancari, anche esteri, ha dimostrato l’egemonia degli indagati nel territorio di Galatina e paesi limitrofi, in diverse aree del Salento oltreché fuori Regione, un business di milioni di euro legato alle scommesse sportive a quota fissa, ma illegali perché collegate a network esteri ed al gioco d’azzardo anche attraverso slot machine “taroccate”, cioè appositamente manomesse per interrompere i flussi telematici di comunicazione ai Monopoli di Stato, sottraendo ingenti guadagni all’imposizione dovuta allo Stato sull’ammontare delle giocate realizzate dai singoli dispositivi elettronici.

Le indagini hanno, inoltre, valorizzato e confermato le dichiarazioni da tempo rese da diversi collaboratori di giustizia che hanno indicato gli odierni indagati come punto di riferimento della S.C.U. nella gestione del sistema dei giochi e scommesse nel Salento.

I provvedimenti di cattura sono stati eseguiti a Galatina, Aradeo, Corigliano d’Otranto e Carmiano ed agli arrestati ed a svariati “prestanome” è stato sequestrato, in Italia ed all’estero, un ingente patrimonio mobiliare e immobiliare frutto delle attività delittuose composto da fabbricati, terreni, autovetture, società, ditte individuali, polizze assicurative e conti correnti presso vari istituti di credito per oltre sette milioni di euro.

Le ipotesi di reato contestate sono quelle di associazione per delinquere di tipo mafioso, frode informatica, esercizio di giochi d’azzardo ed esercizio abusivo di giochi e scommesse aggravati dal metodo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori.

Durante le indagini i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Lecce hanno effettuato sequestri di apparecchiature elettroniche e svolto una verifica fiscale nei confronti della principale società degli indagati, constatando un’enorme evasione fiscale ai fini delle imposte dirette di circa 2,5 milioni di euro e  di oltre 15 milioni di euro ai fini dell’IVA, grazie anche alla scoperta di documentazione extra-contabile in formato digitale rinvenuta negli hard disk della società, minuziosamente ricostruita”.

 

Category: Cronaca

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