IL TEMPO RUBA I CONTORNI A UNA FOTOGRAFIA

| 11 Giugno 2021 | 0 Comments

(g.p.)______Madonna che tristezza questa foto!

L’ha pubblicata ieri su Twitter Francesco Storace, 62 anni, di Cassino, romano ciociaro e romanista da sempre, attuale vicedirettore del quotidiano romano Il Tempo, una lunga carriera da giornalista e da politico alle spalle, ed in queste ore è variamente e irresistibilmente rimbalzata sui social.

“A pranzo con un Capo. Con #GianfrancoFini ho lavorato fianco a fianco e poi l’ho combattuto. Ma il valore di un rapporto leale nei momenti belli e in quelli peggiori non si dimentica né si rinnega. E oggi due ore a pranzo sono volate via con l’affetto di allora” – ha twittato Storace.

Già, con lui c’è Gianfranco Fini, 69 anni, di Bologna, trapiantato a Roma dai tempi del liceo,  riapparso così in pubblico, sia pur nel virtuale, dopo tanti anni di assenza, e dopo una carriera politica prestigiosa, che sembrava inarrestabile, poi costellata di errori, di  distruzioni successive e finita invece soffocata nelle vicissitudini morali e giudiziarie.

 

“In Italia tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola”, scrisse Leo Longanesi, un intellettuale che piace a entrambi, pertanto apprezzeranno la citazione.

 

Madonna che tristezza questa foto!

Il tempo (quotidiano) ruba i contorni ad una fotografia.

Non ci sono più gli eroici e rivoluzionari  ardori giovanili, gli anni del Secolo d’Italia a imparare il giornalismo, la politica, tutto, in quella che fu, a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta, una palestra intellettuale lusinghiera per molti.

Non ci sono più le città e i paesi dell’Italia intera da girare, specie in campagna elettorale, e ogni comizio era a quei tempi un’avventura quotidiana, con l’uno già diventato leader, e l’altro che si era improvvisato suo addetto stampa, ma un addetto stampa consigliere politico e factotum, ed era stato nominato dirigente nazionale dell’ufficio stampa e propaganda, nel Msi si chiamava  così.

Memorabili le pseudo dichiarazioni in cossighese autentico che Francesco scriveva in maniera impeccabile e attribuiva a Gianfranco, allora in cerca di autorevolezza politica, memorabili le interpretazioni esegetiche delle ‘picconate’ dell’allora presidente della Repubblica, con il quale accreditò cosi un filo diretto a beneficio del suo assistito.

Memorabile il bluff del finto dossier sulla famiglia Rutelli, ai tempi del duello elettorale del 1963 fra Francesco Rutelli e Gianfranco Fini:  “Fu un capolavoro. Era la campagna per il ballottaggio Fini-Rutelli, a Roma. Feci sapere a Riccardo Luna, di Repubblica, che avevo raccolto un dossier sulla moglie di Rutelli, Barbara. Non era vero niente, ma sapevo che Rutelli non mi sopportava. Un giorno andammo alla trasmissione di Santoro. Io presi cento fogli bianchi e li misi in una cartellina con scritto: ‘Dossier Rutelli, cose di oggi’. Davanti a Maurizio Sandri, allora capo ufficio stampa di Rutelli, coprii la cartellina ma in modo che il titolo si vedesse. Successe il finimondo. Rutelli urlava a Fini: ‘E io ho il dossier sui fascisti!’. Ogni volta che inquadravano Rutelli che parlava, io pigliavo un foglio bianco e facevo finta di leggerlo. Rutelli impazzì”.

 

Memorabili, sì, certo: discutibili, comunque scevre di odio, cariche solo di comicità, ma comunque memorabili per quanto discutibili, nella loro carica dirompente, talune sue battute che oggi lo porterebbero diritto a processo, senza nemmeno aspettare il ddl Zan.

 

Poi le loro strade si divisero, sia quelle politiche, sia quelle personali.

Ieri, tanti anni dopo, si sono incrociate di nuovo.

 

Sui contorni che il tempo ruba ad una fotografia a Gianfranco Fini, meglio stendere quel pietoso velo.

Poi, roba vecchia, ormai.

Oggi c’è Fratelli d’ Italia, c’è quella Giorgia Meloni nella quale entrambi, in periodi diversi, credettero, ma che poi abbandonarono a sé stessa, che pare avviata a grossi risultati politici.

Se l’operazione nostalgia di questa foto ha un senso politico – e ce l’ha, perché, specie in politica, mai niente avviene per caso – sta nel sondaggio di un ritorno attivo di Gianfranco Fini sulle scene politiche.

L’esito è stato disastroso. Il “Capo” è stato travolto da una specie di reazione indignata del popolo che fu un tempo del Msi, poi di Alleanza Nazionale, poi del Popolo delle Libertà, ed è adesso di Fratelli d’ Italia, una vera e propria valanga di accuse e rancori rispolverate per l’occasione.

E pure Storace ne ha avute per conto suo.

In molti, dell’allora Msi, ne han fatte tante, troppe, l’elenco nominativo e contenutistico sarebbe lunghissimo. Anche  da giustificatrice, anziché da giustiziera, la Storia ha fatto il proprio corso in maniera inappellabile.

E’ giusto che adesso Giorgia Meloni si giochi le sue carte sul tavolo prossimo venturo della politica italiana, senza scheletri negli armadi, senza bluff, e senza discutibili battute.

 

 

 

Category: Cronaca, Politica

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