Una segnalazione di Giovanni D’Agata/ CONDANNA AMMINISTRATIVA PER IL COMUNE DI LECCE

| 24 Luglio 2014 | 0 Comments

Giovanni D’Agata (nella foto), presidente dello “Sportello dei diritti”, ci segnala la notizia della condanna amministrativa subita dal Comune di Lecce a proposito della vicenda dei “filobus”, che poi commenta, nel comunicato che abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo qui di seguito.

La Commissione Tributaria Provinciale di Lecce – Sezione 2 – (Presidente Lamorgese – Relatori Quarta e D’Antonio), con quattro sentenze depositate il la scorsa settimana, ha condannato il Comune di Lecce a pagare circa 700.000,00 euro di Iva evasa, oltre interessi e senza le sanzioni, per gli anni dal 2005 al 2008.

L’iva evasa si riferisce alla fornitura del materiale rotabile di € 6.840.000,00 per il famigerato filobus, l’opera faraonica criticata dalla generalità della cittadinanza, ritenuta obsoleta già alla nascita e per la quale a tutt’oggi è da dimostrare l’utilità.

Infatti, i due operatori intracomunitari, ossia Van Holl NV e Vossloh Kiepe Gmbh, provvedevano alla fornitura di materiale rotabile e di autobus per l’importo di cui sopra ed il Comune di Lecce non versava l’Iva con il modello F24 in applicazione delle disposizioni contenute nel D.L. n. 331/1993.

Secondo i giudici tributari, il suddetto acquisto costituiva per il Comune di Lecce un “acquisto intracomunitario” e, come tale, era soggetto alla disciplina dell’Iva intracomunitaria di cui al D.L. n. 331/93.

Infine, la CTP di Lecce si è riportata ai principi esposti dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 6791 del 20.03.2009, che ha affermato il principio che l’ATI (acronimo che sta Associazione Temporanea d’imprese) non è mai un soggetto tributario autonomo sulla base delle disposizioni di legge in materia per il fatto che, pure laddove, per ipotesi, le società raggruppate ponessero in essere una società consortile, ciò avrebbe riflessi solo sui rapporti tra i membri dell’ATI e l’ente appaltante, mentre non devono mai considerarsi modificati i rapporti con i soggetti terzi, che sono le autorità tributarie e le autorità previdenziali sociali.

Insomma, il filobus di Lecce, già balzato agli onori delle cronache nazionali non solo per la sua oggettiva bruttezza, ma anche per vicende tuttora sotto la lente della giustizia, si conferma una brutta tegola per l’amministrazione comunale e per le tasche dei cittadini leccesi su cui inevitabilmente graverà anche quest’ennesima beffa.

Category: Costume e società

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