AL BAR SI MUORE

| 4 Luglio 2014 | 0 Comments

(g.p.) Abbiamo appena letto il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sulla mortalità a Taranto (nella foto, una strada del quartiere Tamburi dopo un acquazzone di qualche mese fa), soprattutto quella infantile, appena reso noto dalle agenzie.

A proposito – e non finisco mai di stupirmi quando troppo quelle che qualcuno di importante ha definito “coincidenze significative” – la responsabile dell’ufficio – stampa dell’ Istituto Superiore di Sanità si chiama Mirella Taranto.

Al di là di cifre e percentuali, comunque sia, abbiamo ora la conferma della ricerca ufficiale, che ci dice, sostanzialmente, “traducendo” dal linguaggio tecnico e burocratico, due cose: primo, i morti, sia bambini, sia adulti, per “tumore del polmone, mesotelioma della pleura, malattie dell’apparato respiratorio” sono nettamente superiori alla media regionale e nazionale; secondo, che c’è un nesso diretto con  le “contaminazioni ambientali che caratterizzano l’area in esame”, definita “critica”.

Qualcuno dirà che hanno scoperto l’acqua calda; che lo sapevamo già, che non avevamo bisogno di conferme.

Non è vero.

Non è poco, perché, come qualcuno ricorderà, fino a poco fa autorevoli rappresentanti delle Istituzioni minimizzavano e parlavano del fumo delle sigarette per spiegare tanti morti.

E’ molto, anzi, ed è sconvolgente.

Ora sappiamo con tutti i crismi della ricerca scientifica che a Taranto di Ilva si muore.

Sappiamo pure, per quanto non sia stato ancora provato e documentato a sufficienza, che la mortalità per le stesse patologie è abnorme nell’intero Salento.

Sappiamo che il Salento si apre geograficamente con il mostro della centrale a carbone di Cerano, e si chiude con il mostro dell’impianto siderurgico.

Sappiamo che i venti convogliano verso le coste adriatica e jonica le sostanze nocive per decine e decine di chilometri.

Sappiamo che nel bel mezzo del Salento ci sono discariche abusive di chissà quali schifezze, ancora tutte non dico da bonificare, ma pure da inventariare e definire: una bomba ecologica forse dello stesso tipo di quella della così detta “terra dei Fuochi”, per cui lo studio di oggi dell’Istituto Superiore di Sanità evidenzia la causalità diretta con l’altissima percentuale di decessi registrata anche là.

Sappiamo che ci vuole poco che accada l’irreparabile: che esse contaminino le falde acquifere sotterranee e le coltivazioni.

Sappiamo tutte queste cose, e non sono più chiacchiere da bar. Al bar si muore, se non facciamo tutti qualcosa.

Che cosa?

Fate un po’ voi.

Il compito del giornalista è documentare, certo, palare e far parlare, scrivere e far scrivere, per far ragionare e riflettere, ma pure è compito dell’intellettuale tirare le somme delle parole e dare ad esse un senso concreto.

Se no prenderemmo anche noi i soldi della pubblicità della Tap, o faremmo come i giornalisti di Taranto, che erano a libro paga dell’ Ilva.

Noi di leccecronaca.it abbiamo fatto una scelta precisa, per quanto ci compete e qui avete trovato e continuerete a trovare le notizie come sono, i nostri lavori di documentazione, e il frutto delle nostre riflessioni, che mettiamo al servizio dei cittadini.

Ora, fate un po’ voi, con gli strumenti che avete, in primis il voto, quando ve ne danno la possibilità, ma pure e forse soprattutto con la possibilità quotidiana di partecipare criticamente e manifestare attivamente.

Fate un po’ voi, se oggi vogliono ostinatamente coprire tutto di cemento da Maglie a Santa Maria di Leuca, con una specie di autostrada inutile, quanto costosa e devastante.

Se vogliono portare le petroliere e le condotte del greggio a Taranto, in quel porto a ridosso del mostro, e costellato dai depositi di gas liquido dell’Eni. Se vogliono arrivare con un’altra opera inutile, quanto costosa e devastante, il gasdotto della Tap, a ridosso dei lidi di San Foca.

Fumiamo qualche sigaretta in meno per tirare a campare più sani e più belli?

Aspettiamo che ci sradichino gli ulivi a uno a uno, con un pretesto o con l’altro?

Aspettiamo che scoppi una Chernobyl davanti a casa nostra?

Che facciamo, amici? Che fate voi?

Pensate di sottostare ancora al ricatto occupazionale, del resto tutto da dimostrare?

Ritenete giusto togliere il futuro alle nuove generazioni, stravolgendo il territorio nelle sue peculiarità, sacrificandolo agli interessi dell’egoismo del neocapitalismo, alle multinazionali della globalizzazione, alle lobby dei poteri forti?

E credete che sia questo il progresso?

 

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Category: Costume e società

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