IL PROGETTO DELL’ UNIVERSITA’ ISLAMICA A LECCE, DOPO GLI AVVENIMENTI DI PARIGI / PRIMA FACCIAMO CHIAREZZA, POI LASCIAMO DECIDERE I CITTADINI

| 8 Gennaio 2015 | 1 Comment

di Roberto De Salvatore______Qualche tempo fa sui social media si scatenò una autentica bufera di commenti, molti dei quali francamente scurrili e inutili (bastava esprimere civilmente e anche con forza il proprio dissenso), contro l’ipotesi di aprire una università islamica nella ex manifattura tabacchi di Lecce. Quasi la totalità delle opinioni era assolutamente contraria a tale idea. Noi di leccecronaca.it le ospitammo tutte, così come ci arrivarono, fra favorevoli e contrarie, purché esposte con civiltà.

Oggi stranamente non se ne sente parlare più di tanto.

Forse negli ambienti strettamente attinenti agli addetti ai lavori sarebbe possibile saperne qualcosa di più. Ma anche all’epoca non ci fu nessuna indicazione precisa su chi dovesse fornire i fondi per tale struttura.

Oggi, all’indomani dello choc di Parigi, molti ritengono che sia più prudente non parlarne affatto, anche in attesa che vengano chiariti alcuni aspetti di quanto successo ancora inspiegabili e che si capisca la piega che prenderanno gli avvenimenti.

Ma noi vogliamo parlarne, e proprio ora.

Sono apprezzabili le affermazioni dell’imam di Lecce Saifeddine Maaroufi (nella foto) circa il pericolo di fare di tutta l’erba un fascio, e che non tutto l’Islam è terrorismo. Certamente concordiamo con queste affermazioni: non tutto l’Islam è terrorismo, sicuro, ma è anche vero che tutti i terroristi che attualmente compiono azioni orribili sono islamici, forse appartenenti ad un Islam degenerato e che non ha niente a che fare con le persone per bene, ma pur sempre una parte dell’Islam, di cui il mondo ha paura, auspicando che quanto prima venga sconfessato con violenza dalle comunità islamiche desiderose (spero) di vivere pacificamente con le altre culture.

Nel marasma della querelle di queste ore se ne sentono di corbellerie tipo le colpe dei cristiani durante le crociate. Ma cosa c’entrano le crociate? Allora dovremmo rispolverare le scorrerie sanguinose dei saraceni sulle coste dell’Occidente di molto precedenti le crociate?

Il pericolo di una escalation esponenziale della violenza ormai è alle porte. E’ vero che le vignette del giornale francese erano forti, forse per qualcuno offensive (però loro avevano il gusto di dissacrare non solo l’Islam, ma anche il cattolicesimo e l’ebraismo), ma sarebbero capaci i cristiani di progettare un assalto sanguinoso come quello di Parigi solo per una frase ingiuriosa di un musulmano nei confronti di Gesù Cristo, come qualcuno fece alla televisione italiana alcuni anni fa, definendo “cadaverino” il nostro crocifisso?

Per quanto riguarda l’istituzione di una università islamica a Lecce, riteniamo indispensabile che il progetto venga sottoposto ad un referendum popolare, di tipo consultivo, e non basta dire che non verranno impiegati soldi pubblici, ma il tutto verrà realizzato con fondi privati: prima ancora della consultazione dei cittadini, si faccia chiarezza sui finanziamenti.

Privati di chi? Che si facciano nomi e cognomi senza false e dolciastre furberie da Mille e una Notte.

In ogni caso, si tenga nel debito conto la preoccupazione crescente per la sicurezza di tutti noi e, anche come segnale di dialogo e di confronto, nell’ occasione si ribadisca il principio di reciprocità, cioè della libertà di culto per i cattolici anche nei Paesi islamici più radicali.

 

 

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Category: Cronaca

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  1. Beniamino Pugliese ha detto:

    “Lo spirito repubblicano e democratico che aleggia nelle piazze di Francia e di mezzo mondo come risposta di solidarietà alle vittime della strage operata dai criminali aderenti alla rete del terrorismo fondamentalista islamico e, di contro, quale suprema affermazione dei valori universali di libertà di pensiero e di espressione che sono principi inderogabili della nostra civiltà europea occidentale, comporta una nuova e più profonda meditazione e riflessione sui valori su cui è basata la nostra comunità civile, sociale, politica e religiosa.

    L’attacco dei terroristi alla nostra civiltà coincide purtroppo con un momento in cui non solo in Francia ma anche nel nostro Paese, sembra essere caduto in basso il livello di fiducia dei cittadini nei confronti dei propri rappresentanti politici di ogni schieramento troppo spesso coinvolti in numero sempre maggiore in scandali e ruberie di ogni sorta.

    Non solo la crisi economica è andata incidendo sempre di più nell’abbassamento della qualità della vita della comunità civile, ma il crescere della disaffezione alla politica nel suo insieme ha finito per portare il nostro Paese (ed anche altri) ad un pericoloso livello di scadimento nell’effettiva credibilità delle istituzioni nel loro insieme, dall’alto verso il basso, fatta salva forse solo la Presidenza della Repubblica, sebbene anche verso di essa non manchino attacchi virulenti di una consistente minoranza parlamentare e di tanti comuni cittadini disaffezionati ed ostili contro tutto e tutti.

    Può in queste condizioni diffondersi e propagarsi il sano e positivo spirito repubblicano e democratico che soffia dalle piazze di Parigi e di tante capitali e città europee e straniere?

    Spererei di sì, almeno come una sola duratura risposta ai pericoli incombenti della radicalizzazione e all’imbarbarimento sanguinario e criminale di matrice fondamentalista islamica.

    Ma realisticamente sono portato a pensare che se nel nostro Paese non dovesse cambiare decisamente in meglio e risalire il livello della fiducia dei cittadini verso la politica e le istituzioni nel loro insieme, purtroppo la conseguenza inevitabile sarebbe l’approfondirsi di quella frattura che oggiAggiungi un appuntamento per oggi esiste tra la comunità civile e i rappresentanti politici ed istituzionali, col pericolo di uno scollamento sempre crescente che porterebbe ad un annichilimento di quei valori repubblicani e democratici che ancora oggiAggiungi un appuntamento per oggi grazie a Dio! -e lo dimostrano le piazze francesi ed europee ed oltre- sono il riferimento ideale di milioni e milioni di cittadini, della più grande (non solo quantitativamente ma qualitativamente) e più forte e vasta comunità civica di mezzo mondo.

    Ma veniamo a noi, al nostro piccolo (circoscritto solo in senso geografico e non dal punto di vista qualitativo, intendo dire) mondo leccese e salentino, e mi riferisco alla notizia trasmessa dai telegiornali locali e dagli organi di stampa regionali riguardanti la comunicazione circa l’avvio da parte della Presidenza della Provincia di Lecce della procedura di licenziamento degli Orchestrali della Fondazione I.C.O. “Tito Schipa” della Provincia di Lecce. Notizia che ho appreso immediatamente dopo aver seguito le notizie entusiasmanti e ricche di patriottismo dei servizi giornalistici dalle piazze di Parigi e di tante capitali e città europee e non.

    Un profondo senso di avvilimento mi ha colpito.

    Ma com’è possibile? La mia città, la nostra Lecce, prima concorre fino ad arrivare a disputare la finale per ottenere il titolo di “Capitale Europea della Cultura 2019” e, sebbene non l’ottenga, riesce a vedersi assegnare -insieme con tutte le altre città finaliste- il titolo almeno consolatorio di “Capitale Italiana della Cultura 2015” (cioè esattamente per l’anno appena iniziato) e parimenti proprio all’inizio del nuovo anno in corso la sua famosa Orchestra intitolata al grande Tenore lirico Tito Schipa viene messa a morte?

    Ma non è dunque la nostra Provincia di Lecce, ovvero la patria e la culla del “Grande Salento”, in cima alle classifiche di gradimento mondiale tra tutti i luoghi più affascinanti e caratteristici e vivibili tanto per piacevolezza di clima e socievolezza dei suoi abitanti, quanto per splendore naturalistico del proprio habitat e per ricchezza del proprio patrimonio artistico e architettonico e monumentale e culturale, e precipuamente musicale, in virtù dello spessore dei musicisti di epoca barocca e poi classica e romantica che hanno avuto i natali in questa terra, e per la speciale particolarità delle proprie tradizioni folkloristiche comprendenti la famosa “pizzica-pizzica” salentina ormai apprezzata e conosciuta (e suonata e ballata) in tutto il mondo?

    Ma allora in che (piccolo) mondo vivo, e che roba è questa del licenziamento degli orchestrali della Fondazione ICO “Tito Schipa”?

    Ma “sogno o son desto?” si chiederebbe qualcuno molto, molto meglio di me…

    Ma piuttosto che licenziare gli Orchestrali della ICO “Tito Schipa” e mettere sul lastrico (e per strada!) i 60 (dico bene: SESSANTA) Musicisti Professionisti della prestigiosa e gloriosa Orchestra, privandoli di un lavoro, togliendogli quindi i mezzi di sussistenza e condannando alla fame e alla miseria loro e i loro familiari, non farebbero bene i politici tutti, di tutte le istituzioni locali, a rimettere il loro mandato oppure istantaneamente a versare interamente i proprii emolumenti o stipendio o ricompensa o rimborso-spese o gettone di presenza in un’apposita colletta pubblica per aiutare il mantenimento degli Orchestrali, e contemporaneamente si inizi la raccolta da parte delle società o imprese pubbliche o privati, o da parte dei cittadini più facoltosi fino all’ultimo (numericamente parlando) dei cittadini per un fondo cassa di una Fondazione che, come dovrebbe essere per ogni Fondazione, abbia un proprio patrimonio economico che la metta in salvo dai capricci e dalle voluttà dei politici di ogni livello?

    Se poi fosse vero e definitivo che la Provincia di Lecce, come ogni altra Provincia di ogni altra parte d’Italia, sia stata “svuotata” (uso il termine molto spiacevole che viene riferito e diffuso dagli organi di informazione) della maggioranza dei suoi compiti e poteri e che essi siano stati attribuiti ad altri organi amministrativi ed istituzioni locali, allora come semplice cittadino italiano e Citoyen dell’Europa e del Mondo, in virtù e nello spirito repubblicano e democratico alimentatosi e diffusosi fino a noi dalle piazze di Parigi e di tutta la Francia e di moltissime altre capitali e città europee e straniere, chiedo pubblicamente che la Provincia di Lecce piuttosto che licenziare gli Orchestrali -o qualsiasi altro dei propri dipendenti- alieni e venda qualcuno dei tanti (troppi?) edifici e immobili di sua (nostra?) proprietà, a cominciare da Palazzo Adorno, di cui soltanto il restauro e la destinazione a nuova prestigiosa sede della Presidenza della Provincia di Lecce (come se non fosse stata già sufficiente l’altrettanto prestigiosa sede di Palazzo dei Celestini…!?!) costò pochi anni orsono ai contribuenti (cioè a noi cittadini) una somma pari a circa 10 miliardi di vecchie lire (se la memoria non mi inganna).

    Con i fondi così raccolti potrebbe continuare ad avere vita una Orchestra Pubblica della Provincia di Lecce che faccia salire in cielo le note della Musica ed insieme tenga alto lo spirito repubblicano e democratico delle piazze di Francia e d’Europa!”

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