HANNO TUTTI LO SPARTPHONE, SI REALIZZANO SOLTANTO NEL ‘GRUPPO’, PIU’ DELLA META’ SI UBRIACA, UN QUARTO SI DROGA: COSI’ SONO CAMBIATI GLI ADOLESCENTI PUGLIESI

| 28 Aprile 2016 | 0 Comments

(g.p.)_____Una ricerca di alcuni sociologi dell’ Unisalento, che sarà presentata a Lecce sabato prossimo, “I giovani pugliesi e il cambiamento”, i cui risultati sono stati raccolti e anticipati nel volume “Cacciatori di futuro”, a cura di Maria Mancarella e Maria Rosaria Manieri, pubblicato da Ledizioni, getta nuove ombre sulla generazione di adolescenti contemporanei.

Dalle risposte dei giovani studenti pugliesi delle scuole superiori intervistati dalle ricercatrici, circa settemila, appartenenti per lo più a famiglie per così dire ‘normali’- “una famiglia sempre più compiacente e sempre meno normativa, che sostiene, accoglie, difende ma da poche regole e pochissime punizioni”  – viene fuori lo spaccato di ragazzi che non hanno motivazioni, ideali, a volte nemmeno idee.

Hanno bisogno di appartenenza, il che li spinge verso molti dei comportamenti considerati a rischio all’ interno del “gruppo”, realtà marginale nel cui universo limitato e soffocante concepiscono l’ unica realizzazione possibile.

Per questo, fanno uso di alcol (62%), in molti casi occasionalmente ma intensamente (46%), con preoccupante regolarità; fumano tabacco (40%), il 12% spesso e molto; entrano in contatto con il mondo delle droghe (38%) e a volte (24%) ne fanno uso; solo il 6% gioca d’azzardo, quasi sempre per poter avere del denaro in più da spendere.

Le motivazioni spaziano dallo sperimentare sensazioni nuove a produrre accettazione da parte del gruppo, da una riduzione dello stress a un modo come un altro per disinibirsi, riempire le serate, non pensare, sballarsi. Una specie di percorso che va dall’alcol all’uso di sostanze, la cui capacità di gestione segna l’ingresso nel gruppo dei grandi. Ciò che fa la differenza non sembra essere il numero di bicchieri o le sostanze buttate giù. È come se la stima degli altri passasse da questi eventi importanti, come medaglie sul petto degli eroi. Più se ne hanno e più si è in grado di stare al mondo. Un drink o due non hanno alcun valore, per attirare l’attenzione e il consenso del gruppo bisogna osare e “passare da semplici ragazzini con canna e birretta, a duri che fanno vibrare il proprio corpo insieme alla musica e alle luci psichedeliche”. È il loro modo di legittimare il passare del tempo e sentirsi grandi” – scrivono le autrici della ricerca.

Più che cacciatori, del futuro questi ragazzi sono prede, vittime, perché non hanno strumenti di comprensione, quindi di ribellione, al futuro di marginalizzazione, di precariato, di sfruttamento neo consumistico, di omologazione, di accettazione che li attende: “da una parte si assiste, infatti, al crollo dei grandi sistemi di aggregazione – né politica e né religione – e all’affermarsi di un approccio autonomo, utilitaristico e individuale alle difficoltà”.

Ancora, sono ragazzi che usano massicciamente le nuove tecnologie della comunicazione: “il 98,3% possiede uno smartphone che, più che per parlare, viene utilizzato per l’immediatezza e la sinteticità degli SMS (82,4%), per le variegate interazioni all’interno che si creano attraverso i siti di social network (70,6%), per navigare su Internet (84,6%), ascoltare musica, guardare video, registrare e condividere file multimediali (74,7%), scattare foto (64,3%, mentre sembrano avere decisamente poca affinità con quotidiani e periodici”, e con i libri.

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura

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