TROPPI COMPITI A CASA? LA POLEMICA FRA GENITORI ED INSEGNANTI CHE STA INFIAMMANDO GLI ITALIANI

| 21 Ottobre 2016 | 0 Comments

di Stefania Isola * (avvocato – per leccecronaca.it)______

“Gentili maestre, Mariasole non ha potuto studiare storia perché dopo 8 ore di scuola, dalle 17 alle 19.30 ha dedicato il suo tempo libero restante ad attività ricreative e sportive”.

Questo quanto scritto, a mo’ di giustifica, da Anna Santoiemma, una signora milanese sul diario della figlia.

Se poi si parla dei compiti assegnati durante le vacanze, un padre di Varese scrive ai professori del figlio: “Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura. Io solo tre per insegnargli a vivere”.

La polemica sui compiti a casa sì, compiti a casa no, si è innalzata di livello quando un umorista, Cristiano Micucci, si è finto, per gioco, una maestra ed ha scritto la controbattuta di una insegnante, diffondendola sui social.

Caro genitore,” scrive Micucci su un foglio a righe come si usa nelle scuole elementari “volevo avvertirla che oggi in classe non abbiamo fatto un c… perché ieri, invece di preparare la lezione, ho vissuto”. Firmato: “La maestra di suo figlio”.

Nel giro di ventiquattro ore, il post incriminato raggiunge su Facebook 9mila like e 17mila condivisioni diventando un vero e proprio fenomeno virale.

Le reazioni sono state di tutti i tipi tanto da creare un fronte di chi vorrebbe addirittura una legge contro i compiti a casa, e chi invece rimpiange l’autorità di un tempo.

“A quanto pare la stima che i genitori hanno verso gli insegnanti è molto bassa” – afferma Micucci – “Non ho figli ma quando andavo a scuola io gli insegnanti erano rispettati, sia dagli alunni che dai genitori, e il loro operato non veniva mai messo in discussione. Adesso, leggendo la discussione che si è scatenata dopo il mio post, la mia conclusione è che si è perso un po’ di spirito critico.”

Riportiamo, per quanto possa valere, le conclusioni di uno studio OCSE sulla questione dei compiti a casa.

Nel dossier dal titolo “Does homework perpetuate inequities in education?”, si riporta che gli studenti di Shangai trascorrono 14 ore a settimana, in media, per i compiti a casa; l’Italia, insieme a Kazakhstan, Romania e Russia si attesta intorno alle 7 ore di media.

Finlandia e Corea spendono meno di tre ore a settimana a svolgere i lavori assegnati.

Lo studio affronta poi la questione sull’utilità di portare avanti un lavoro casalingo.

Premesso che a fare i compiti per casa sono soprattutto gli studenti socio-economicamente avvantaggiati, questi ultimi si impegnano nello studio per 5,7 ore a settimana, mentre gli studenti svantaggiati 4,1.

La differenza tra le due categorie sociali di studenti si avverte in Italia, Romania e Shanghai.

Ma qual è il riflesso sulle competenze? Gli studenti che spendono più tempo a svolgere i compiti a casa tendono ad avere punteggi più alti nei test PISA, Programma per la valutazione internazionale dell’allievo (Programme for International Student Assessment).

Inoltre, se vengono confrontati i dati riferiti a studenti con condizioni socio-economiche e background simili, coloro che spendono più tempo nei compiti a casa hanno migliori risultati in matematica.

In conclusione, lo studio a casa sembrerebbe indispensabile come, d’altra parte, risulta fondamentale il ruolo dei genitori nel recepire gli input provenienti dalla scuola per una migliore educazione e crescita personale dei figli.

Category: Costume e società, Cronaca

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