SOSPESO A LECCE CITTA’ IL NOLEGGIO BICI

| 12 Ottobre 2018 | 1 Comment

Riceviamo e volentieri pubblichiamo. L’ufficio stampa del Comune di Lecce ci manda il seguente comunicato______

Con una lettera indirizzata al Settore Mobilità e trasporti, firmata dal procuratore speciale di Obike Italia, la società ha annunciato la sospensione del servizio di bike sharing a flusso libero nella città di Lecce. Una iniziativa che, da notizie di stampa, si apprende essere in corso in tutte le città italiane nelle quali oBike Italia è presente come fornitore del servizio di bike sharing a flusso libero (tra le quali Roma e Torino):

“Per cause esclusivamente relative al rapporto tra oBike Italia s.r.l. e le aziende asiatiche proprietarie delle licenze e delle piattaforme su cui si basa il servizio di bike sharing offerto da oBike in Italia – si legge nella lettera – non siamo più in grado di garantire gli standard minimi di attività richiesti dall’Avviso pubbliche inerente al bike sharing a flusso libero. La mancanza di supporto da parte di oBike Asia, soprattutto per quanto riguarda i servizi digitali di front e back end, ci costringe a sospendere il servizio della Città di Lecce, la presente ne rappresenta una comunicazione ufficiale. Ci scusiamo per la notizia inaspettata e per il disservizio”.

Di seguito dichiarazione del sindaco Carlo Salvemini:

“Siamo rammaricati da questa notizia che dipende da motivazioni non legate allo specifico della nostra città e che interessa un servizio verso il quale i cittadini hanno mostrato da subito un alto gradimento e il cui utilizzo è crescente. Stiamo verificando ogni forma di tutela per l’amministrazione. È nostra intenzione adoperarci perché il bike sharing a flusso libero, ormai entrato nelle abitudini dei leccesi, possa al più presto essere ripristinato”.

Category: Cronaca

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  1. Andrea Guido, Direzione Italia - tramite mail ha detto:

    Il servizio di noleggio bici a “flusso libero”, il famoso oBike, è sospeso. La ditta di Singapore è fallita.
    Nel dare il funesto annuncio il sindaco Salvemini ha dichiarato che l’insuccesso della sperimentazione e la conseguente sospensione del servizio non è imputabile all’attuale Amministrazione.
    Da domani, quindi, si dovrà cercare qualche altro colpevole per le 1.500 di biciclette abbandonate, senza padrone. Perché si sa, e resta fondamentale, per questa Amministrazione Comunale è d’obbligo tenersi lontani dalle responsabilità, autoglorificarsi e, soprattutto, autoassolversi.

    Rimane un dettaglio: proprio nel giorno della presentazione a Lecce (lo scorso 25 giugno) la società madre oBike cessava ogni attività presso la sua sede legale. Ma veniva ugualmente ritenuta idonea per il bando indetto dal Comune di Lecce.
    Poco importava di tutto ciò se si presentava l’occasione per un ulteriore facile bel proclama politico sulla mobilità sostenibile. Visto che il traffico veicolare cittadino era precipitato nel caos totale già con dai primi provvedimenti firmati Salvemini.

    Il servizio, in ogni caso, oggi lo ribadisco, era stato introdotto con metodi alquanto discutibili.
    Era stato annunciato come una grande rivoluzione a sostegno della mobilità, ma da subito si era rivelato per quello che era veramente: un servizio privato di free floating che in poche ore si era semplicemente tradotto in “prenditi una bici e lasciala poi dove ti pare”, in barba a regolamenti comunali, codice della strada e norme vigenti varie, tollerando occupazioni abusive di suolo pubblico da parte di un soggetto economico privato.
    Mi ricordo ancora l’intervento del moralizzatore Gabriale Molendini quando sollevai dubbi e perplessità su questioni come la tutela dei dati personali, sistemi di rintracciabilità dei mezzi e, soprattutto, solvibilità della ditta: “Povero Andrea Guido – disse – non ne azzecca una”.
    Le 1.500 biciclette “monomarcia” con illuminanti istruzioni in tedesco, a differenza di quanto voleva farci credere anche il vice sindaco Alessandro Delli Noci, provenivano da una città tedesca che aveva deciso di liberarsene per problemi di sciacallaggio, scarsa manutenzione e abbandoni.
    Ora, però, problemi ancora più corposi, come il recupero e lo smaltimento, ovvero l’eventuale riconversione, sono tutti e solo nostri.
    Perché la ditta, che non esiste più ed è in liquidazione dall’altra parte del mondo, ovviamente non darà alcuna disponibilità a riguardo.

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