I SEGRETI DI GARLASCO, LA NOSTRA NUOVA TWIN PEACKS. UN CASO GIUDIZIARIO DIVENTATO MEDIATICO COME MAI PRIMA. INTANTO L’ON. DAVIDE BELLOMO CHIEDE CHE AD ALBERTO STASI VENGA CONCESSA LA COMPLETA LIBERTA’

| 21 Maggio 2025 | 1 Comment

(g.p.) _________ Si chiama Angela Taccia. Ma il congiuntivo esortativo non vale per sè stessa. E’ l’avvocato di Andrea Sempio, del quale abbiamo appreso era ‘vecchia’ amica di gioventù, nuovo indagato per il delitto di Chiara Poggi, insieme al suo collega Massimo Lovati, evidentemente più anziano e più esperto: è diventata protagonista del clamore mediatico che di giorno in giorno sempre di più si sta sviluppando sul caso di Garlasco e dintorni e in cui lei ci sta mettendo abbondantemente del suo.

Da alcuni giorni non solo i programmi così detti di intrattenimento, quelli specializzati per così dire di approfondimento e pure i talk show non parlano d’altro, ma finanche i TG, i principali telegiornali italiani ‘aprono’ con queste notizie. Una cosa mai vista prima.

E’ giusto, tutto questo clamore?

Sì.

E’ clamoroso che un caso venga riaperto dopo diciassette anni e una condanna definitiva dopo cinque gradi di giudizio, e che invece adesso i magistrati indaghino su un altro presunto colpevole.

E’ giusto che tutto questo clamore venga sollevato in modalità simili?

No.

Sono convinto che i processi e le istruttorie giudiziarie si facciano nelle sedi competenti e non sui giornali o in tv, come purtroppo continua ad avvenire.

Su Garlasco e dintorni siamo bombardati adesso da interviste estorte per strada, rivelazioni vere o presunte, comparsate televisive, esternazioni di ammalati di protagonismo, incontrollabili confessioni a scoppio ritardato, chi più ne ha più ne metta e tutto finisce in un labirinto mediatico in cui diventa estremamente difficile seguire un filo di Arianna.

Due sole considerazioni, una di storia e una di attualità, collegate dal fatto che entrambe rimandano all’amministrazione della giustizia in Italia.

Dal punto di vista storico ritornano in mente le parole degli avvocati di Alberto Stasi pronunciate a caldo il 12 dicembre 2015, subito dopo l’ultimo pronunciamento della Corte di Cassazione: “E’ una cosa allucinante. Prendiamo atto di questa decisione. Per noi é già sufficiente quello che ha detto il procuratore generale. Come si fa a mettere in carcere qualcuno quando c’è una sentenza che é completamente illogica”.

Già:  la sentenza non ha tenuto conto di quanto aveva espresso poco prima il procuratore generale, Oscar Cedrangolo, che aveva chiesto alla Quinta sezione della Suprema Corte di annullare la condanna di un anno prima, sottolineando che a suo avviso potevano “esserci i presupposti di un annullamento senza rinvio, che faccia rivivere la sentenza di primo grado” e quindi l’assoluzione.

Non dovrebbe essere una condanna sempre e comunque al di là di ogni ragionevole dubbio?

La seconda di attualità, sollecitata dalla mail che a leccecronaca.it ha mandato questa sera l’on. di Forza Italia, Davide Bellomo, componente della Commissione Giustizia della Camera.

La riportiamo qui di seguito integralmente. Per la precisione, Alberto Stasi gode da alcuni mesi del regime di semilibertà, un istituto che a determinate condizioni e dopo un certo lasso di tempo il nostro ordinamento prevede per tutti i detenuti, i quali possono così lavorare di giorno all’esterno e tornare in cella solo per dormire la notte.

Troppo poco, dice sostanzialmente l’on. Bellomo. Sentiamo cosa sostiene:

“Stop al carcere per Alberto Stasi. Nessun cittadino può rimanere privato della libertà personale mentre la stessa giustizia che lo ha condannato coltiva, pubblicamente e processualmente, il dubbio che possa essere innocente. Ho presentato al ministro della Giustizia un’interpellanza urgente alla luce di quanto sta emergendo sul caso Garlasco.

Credo che questa tragica vicenda debba far riflettere sulla necessità di adottare iniziative legislative in grado di scongiurare che abbiano a ripetersi situazioni paradossali e inaccettabili come quella alla quale stiamo assistendo in questi giorni.

Nel mio atto di sindacato ispettivo, chiedo pertanto al ministro Nordio se non ritenga che l’attuale disciplina della revisione e dell’esecuzione della pena, così come interpretata, appaia oggi inadeguata e gravemente insufficiente a tutelare la dignità e la libertà della persona condannata, specie quando la stessa Procura promotrice dell’azione penale si faccia portatrice di nuovi dubbi e indaghi su altri possibili responsabili. E a seguire, come logica conseguenza, se il responsabile del dicastero della Giustizia non ritenga doveroso, nel rispetto dei principi costituzionali, promuovere con urgenza una riforma che consenta, in via cautelare e temporanea, la sospensione dell’esecuzione della pena detentiva nei casi in cui emergano, anche prima della formale acquisizione di “nuove prove”, elementi oggettivi e ufficiali che mettano in crisi la certezza del giudicato.

Nessun innocente deve patire la pena, né la certezza della pena può valere più della certezza della verità. Per questo motivo, chiedo in conclusione al ministro se non ritenga auspicabile, anche sul piano della giurisprudenza e delle prassi giudiziarie, un’evoluzione interpretativa che, senza sacrificare la stabilità del giudicato, restituisca centralità a questi principi e vada nella direzione di una giustizia che sia prima giusta e solo dopo rigorosa”. __________

L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 16 maggio scorso

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Category: Costume e società, Cronaca

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Comments (1)

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  1. Elena ha detto:

    Esiste la giustificata paura di essere accusati “per sbaglio” di qualcosa di cui non si è colpevoli…. E la chiamiamo “giustizia”!????

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