PARNIA ABBASI, LA STELLA ESTINTA
di Giuseppe Puppo __________
Si chiamava Parnia Abbasi. Discendente di nobile civiltà millenaria. Aveva 23 anni. Insegnante di inglese per lavoro, poetessa per passione. Tradotta e divulgata anche in Italia fra gli appassionati di poesia internazionale e cultori della cultura.
Scriveva indifferentemente in inglese e in farsi.
L’altro giorno aveva un appuntamento in casa sua, a Teheran, con Miryam, un’amica che doveva andare a trovarla.
Quando Miryam è arrivata, del palazzo in cui viveva Parnia Abbasi non era rimasto che qualche brandello di muro. Ma nel cuore di Miryam, non è mancata nessuna croce: per Parnia, per il fratello studente liceale, per la madre che si occupava di economia e per il padre docente in pensione, tutti morti sotto i bombardamenti di Israele sui civili, come gli altri condomini di quello stabile, come altre centinaia in tutto l’Iran, come altre decine di migliaia nella striscia di Gaza.
La guerra è sempre un crimine, sempre, comunque: non ci sono guerre giuste. Ma quando si bombardano i civili innocenti,quando si uccidono crudelmente i giornalisti, che so? i vecchi e i bambini, quando si spara sulla gente affamata che va a racimolare un tozzo di pane, non sono più neanche guerre: sono veri e propri crimini contro l’umanità, senza giustificazione alcuna, nemmeno pretestuosa, niente di niente, questi sono crimini contro l’umanità e basta, e chi li compie, chi li ordina, chi li esegue, pure chi tenta di spiegarli per giustificarli con imbarazzanti ragionamenti di cui dovrebbe vergognarsi, è un criminale.
In queste ore, c’è solo una speranza, perché la speranza non solo è l’ultima a morire, anzi non muore mai. La speranza, è nella foto, per quanto cruenta, che Miryam ha scattato alla sua amica appena morta, fra una scia di sangue ancora fresco che scorre sotto il letto rosa dove aveva tentato di rifugiarsi.
Abbiamo scelto di non pubblicarla su leccecronaca.it perché non vogliamo urtare la sensibilità di nessuno. Ma in queste ore sta viaggiando sul web in tutto il mondo.
La speranza, in un mondo migliore possibile, è poi nella poesia.
In tutto il mondo infatti sono già una dozzina le poesie inedite, alcune bellissime, che i poeti stanno dedicando a Parnia e al suo martirio.
Chi non conosce il forte e laborioso popolo dell’Iran, quello che nel 1979 cacciò a calci in culo lo scià, il re, diventato cameriere degli Americani, non sa che esso si nutre di sacrificio, da cui attinge la forza per ribellarsi ai soprusi, resistere alle sanzioni, elaborare nuove acquisizioni a andare avanti coi tempi nuovi, compattandosi, non disgregandosi.
Ci salverà la Poesia?
Forse. Non lo so, forse. Ma lo spero.
L’ultima poesia di Parnia Abbasi si intitola “La stella spenta”. Un passaggio dice così:
Somewhere
you will shout
the whisper of life
In a thousand places
I will get to an end
I will burn
I will turn to a star gone dark
that in your sky
turns to smoke.
Sì, la stella diventata spenta, estinta, oscurata dagli orrori criminali, diventa “dark”, nera, ma non un buco nero, no: ora è diventata luce e forza per tutti i nostri cuori.
Category: Costume e società, Cultura, Politica
Per Parnia Abbasi…
Giovane vita/fatta a pezzi/a brandelli/ dagli eserciti/del criminale di guerra/il grande macellaio di Stato./Vita offesa/vilipesa/ dal ferino Bibi,/il piccolo uomo meschino/Piccola stella/spenta/barbaglierai/nel tuo altrove,/nei firmamenti lontani./Noi umani/siamo qui/a vergare inutilmente fogli,/nella eterna illusione/d’un mondo migliore/La poesia/non salverà/questo mondo assassino corrotto./La poesia/ha il fiato corto./ La parola/s’estingue/sotto un cumulo/di bombe “intelligenti”.
Lequile, martedì 17 giugno 2025