L’INTERVISTA / LO SCRITTORE DINO TROPEA: “Non presento libri. Accolgo storie”
di Cristina Pipoli __________
Quando nasce la sua voglia di presentare?
“Non è nata. È emersa. Come l’eco di un bisogno profondo. All’inizio presentavo le mie ferite, non i miei libri. Lasciato Indietro era la mia storia, ma anche quella di tanti. Poi ho capito che la narrazione è un gesto collettivo: ogni volta che raccontiamo, creiamo un ponte. Da lì, ho deciso che ogni incontro non sarebbe stato solo una promozione, ma un piccolo rito di umanità. Ogni presentazione è diventata una lanterna accesa per chi si sente invisibile.
Nel 2022 scrivevo Lasciato Indietro. Non per salire in cattedra.
Scrivevo perché avevo bisogno di sopravvivere. E quando scrivi per non morire, la verità non la puoi truccare.
Ci sono cose che avevo intuito allora, ascoltando il dolore mio e quello degli altri. Le chiamano “profezie”, ma erano solo battiti di buonsenso.
Erano verità che avevano già il fiatone, e nessuno le portava in braccio.
Oggi, alcune di quelle verità camminano. La dipendenza da smartphone nei minori è ormai riconosciuta come un pericolo reale.
Lo psicologo gratuito nelle scuole e nelle regioni ha iniziato a spuntare come pioggia buona su terreni aridi.
Gli accordi prematrimoniali, una volta considerati tabù, ora sono stati riconosciuti dalla Cassazione: strumenti per proteggere, non per dividere.
E la bigenitorialità, quel diritto sacrosanto dei figli ad avere entrambi i genitori, sta finalmente uscendo dai corridoi dei tribunali per entrare nei cuori delle famiglie.
Non ero un veggente. Ero un padre ferito. Un uomo stanco. Uno che non ha mai avuto santi in paradiso, ma qualche verità sotto la pelle sì.
Eppure… ci sono ancora battaglie che non hanno trovato voce. Il fare di più con meno: la nuova forma di sfruttamento moderno, madre silenziosa del burnout. La burocrazia che stritola chi ha poco. La solitudine degli uomini che cadono e non sanno come chiedere aiuto. Genitori separati trattati come errori, non come esseri umani. Una cultura che ignora l’insegnamento dell’empatia e della resilienza, se non quando diventa opportunità di consenso o visibilità. Penso alla proliferazione di realtà associative e progettuali che, più che rispondere a un bisogno sociale autentico, mirano a intercettare fondi pubblici. Organizzazioni che curano l’immagine più della missione, capaci di generare rumore mediatico, ma poco impatto concreto sul territorio. Serve invece tornare al centro: alla relazione vera, alla prossimità, alla responsabilità etica verso chi si vuole rappresentare.Ecco perché scrivo ancora. E parlo. E urlo, se serve”.
Che strummenti utilizza?
“Uso il mio tempo, dono il mio tempo a chi dimostra interesse, uso l’empatia. L’ascolto vero. La mia esperienza di uomo, padre, militare, scrittore.
Poi ci sono le tecnologie, le piattaforme: il mio sito personale, la Talk City Web Radio, dove porto ogni giorno nuove voci, e Cadenze Letterarie, il salotto culturale che coordino a Fiumicino. Collaboro con diversi giornali online – primo fra tutti Monolite Notizie, ma anche Leccecronaca, Alessandria Today, In Puglia Ventiquattro, Mondospettacolo.com – e con varie piattaforme che permettono di pubblicare autonomamente i propri comunicati stampa.
Ma lo strumento più potente è sempre lo stesso: la fragilità condivisa.
Senza quella, nessuna parola può entrare davvero nel cuore di chi ascolta.
Può fornirci dei link di riferimento?
“Sì, certo:
- www.dinotropea.it;
- talkcity.it:
- Le mie pagine social: Instagram, LinkedIn, X (ex Twitter), Facebook, e la pagina Facebbok di Mai più lasciati indietro – voci che si uniscono, ma anche lo show su Spotify ed il mio canale Youtube.
- ChatGPT come editor dei miei scritti e per la creazione di immagini. Quando dico editor, intendo che io porto sempre il pensiero, i miei sentimenti, le mie idee, autentiche e personali, e mi faccio aiutare per migliorarne leggibilità, ortografia e grammatica. Uno strumento utile, ma sempre al servizio della mia voce, non in sua sostituzione. Mi preme sottolineare l’onestà intellettuale e l’etica dietro l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, oggi strumento imprescindibile ma da usare con consapevolezza e responsabilità”.
Quali ospiti ha intervistato questo mese?
“Ho avuto il privilegio di portare su “Ogni giorno è una storia” voci intense e coraggiose. Come Daniele Ragona, imprenditore diversamente abile, una forza travolgente che insegna a reinventare i limiti. Rachele Somaschini, campionessa italiana di rally e paziente fibrocistica, che corre con i polmoni ma vola con il cuore. Fabiana Pozzi, che ha trasformato il dolore in un cammino di guarigione e spiritualità. In queste puntate ho avuto il sostegno delle mie amiche e dottoresse Sonia Buscemi, Maria Grazia Imbimbo, nonché della mia “dottoressa del cuore” Imma Savarese, abbiamo raccontato la storia commovente della Terapia Intensiva Neonatale del Bambino Gesù, dove ogni grammo di vita è un miracolo in attesa. Il palinsesto di settmebre ed ottobre è gia denso di protagonisti, non perdetevi Ogni giorno è una storia il giovedì alle 18.00 su talk city web radio”.
Quali libri ha presentato a Cadenze Letterarie?
Oltre al mio Lasciato Indietro, ho presentato Al di là dei mostri, un romance-thriller che scava nell’anima e nei traumi del passato. Avevo gli occhi belli, un grido contro il femminicidio, dedicato ad Anna Borsa, una ragazza che non può più raccontarsi. Prima che il tempo manchi, la storia autobiografica vera e struggente scritta da Alma NP (pseudonimo), una donna che ha affrontato la violenza di uno stalker e ha scelto di vivere, nonostante tutto e di condividere la sua esperienza. Ogni libro che porto ha un cuore che pulsa, una verità che graffia”.
Ha in programma altri eventi?
“Sì. A settembre e ottobre presenterò nuovi libri e nuove voci, sempre all’interno di Cadenze Letterarie. E sono felice di annunciare due nuove presentazioni del mio Lasciato Indietro: una presso il Comune di Farnese, tra le colline dove la parola ha ancora il sapore della terra; l’altra ai Giardini dell’Acqua Paola al Gianicolo, nell’estate romana, in una rassegna culturale che sa di memoria, speranza e incontro. Tutti gli appuntamenti sul mio sito personale”.
Le piace di più essere intervistato o intervistare?
“Se l’intervistatore ha cuore, amo farmi scavare. Ma quando sono io a porre le domande, mi sento un archeologo dell’anima. Scavo nei silenzi, nei tremori della voce. Cerco l’invisibile. Cerco le crepe. E da quelle faccio fiorire voci. Quando intervisto, divento ascolto puro. Non cerco notizie, cerco verità. Amo presentare laddove c’è voglia di ascoltare, dove i temi che porto sono ritenuti importanti, vivi, necessari. In questi tre anni ho imparato che non basta portare un tema forte, serve anche un contesto che lo sappia accogliere. Parlare di dolore, rinascita, diritti, empatia… non è per tutti i palchi. Serve silenzio. Serve rispetto. Serve fame di contenuto, non solo di contorno. Spesso la gente si affaccia per il vernissage… e il buffet incluso. Arrivano attratti dal prosecco, non dalla prosa. Ti ascoltano con un orecchio, mentre con l’altro scelgono se prendere un crostino al salmone o alla mousse di tonno. E tu sei lì, con la tua voce che trema, a leggere di vite spezzate… mentre il cameriere passa con il vassoio.
Lì capisci che non basta parlare. Bisogna scegliere anche a chi parlare.
E soprattutto dove. Perché certi libri non vanno serviti freddi. Vanno accolti, con fame vera. Di storie, non di tartine. Il libro può anche gridare, ma se nessuno è disposto ad ascoltare, resta solo carta nell’aria”.
C’è un lavoro di coordinamento dietro tutto questo?
“Assolutamente sì. Un grande lavoro di coordinamento, di preparazione della scaletta, di documenti a corredo e, laddove possibile, di contenuti multimediali. Ma più che coordinare, accompagno. Metto insieme le anime. Non creo eventi: creo occasioni per sentirsi vivi. Coordinare per me significa costruire spazi sicuri, dove ognuno può raccontarsi senza paura di non essere capito. Ogni presentazione, ogni intervista, ogni libro è una scintilla che può accendere consapevolezze. Io provo solo ad offrire fiammiferi”.
Un messaggio finale?
“Se avete voglia di ascoltare, sono pronto. Invitatemi a parlare ovunque: in una scuola, in un centro civico, in un salotto, in radio, in una piazza. Porterò con me non la mia voce, ma quella di chi è stato lasciato indietro e non ha mai smesso di camminare. Se vi va, leggete Lasciato Indietro. E poi venite a trovarmi a Cadenze Letterarie, il nostro salotto culturale di Fiumicino.
E se avete una storia da raccontare, portatela su Talk City Web Radio. Lì nessuno vi interrompe. Lì, ogni voce conta.
Io ci sono.
E non vi lascerò indietro”.
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