POLVERE DI STELLE / ANCORA SU ROCK HUDSON, BELLO E IMPOSSIBILE

| 3 Agosto 2025 | 0 Comments

di Elena Vada ____________

Eh sì, era proprio bello. 

Alto 1,98, capelli folti e neri, fisico scolpito, voce profonda e sensuale ed uno sguardo dolce ed ingenuo.

Oggi vi parlerò di Rock Hudson un attore capace d’interpretare ruoli drammatici, ma pure comici.

Uno dei maggiori sex symbol nella storia del cinema. 

Famoso per essere stato la prima grande star, ad ammettere di aver contratto l’HIV, anche se questo è successo solo pochi mesi prima della sua morte e dopo un lungo silenzio sulle reali cause del suo progressivo ed evidente deperimento. 

Il cosiddetto “caso Hudson”, infatti, determinò negli Stati Uniti, ma anche nel resto del mondo, la consapevolezza che la malattia, erroneamente considerata prerogativa dei drogati, dei poveri e degli emarginati, poteva colpire chiunque. 

Perfino le star del cinema di Hollywood.

Rock Hudson nacque a Winnetka, Illinois, con il nome di Roy Harold Scherer Jr., da padre statunitense di origini tedesche e svizzere, Roy Harold Scherer Sr., meccanico, e da madre statunitense di origini irlandesi e inglesi Katherine Wood, casalinga, operatrice telefonica e dipendente di un negozio di alimentari. I suoi genitori divorziarono quando lui aveva solo otto anni, e il piccolo Roy ne risentì moltissimo soprattutto a scuola, causa, anche, di una lieve forma di dislessia.

Durante la Seconda Guerra Mondiale svolse il servizio militare in Marina, dove fu addetto alla manutenzione meccanica dei velivoli.

In gioventù intraprese diversi lavori saltuari, tra cui il camionista. 

Ma era troppo bello per passare inosservato.

Lo notò l’agente cinematografico Henry Willson, che gli procurò un provino a Hollywood. 

Willson si mise subito al lavoro per costruire l’immagine cinematografica del ragazzo.

 Il nome d’arte Rock Hudson fu scelto proprio da lui, unendo Hudson, come il nome del fiume che attraversa New York, e Rock, come le Montagne Rocciose.

Dopo un intervento correttivo ai denti e un po’ di lezioni di canto e recitazione, Roy debuttò e la macchina da presa catturò immediatamente la bellezza ed il fascino del giovane attore, ma pure la recitazione molto scarsa.

Willson, allora,  pensò di puntare tutto sulla presenza fisica di Hudson, cercando di creare un sex symbol destinato al pubblico femminile.

Il 9 novembre del 1955, Rock Hudson sposò Phyllis Gates, la segretaria di Willson. La donna, non ha mai ammesso che i tre anni di matrimonio con Rock Hudson siano stati una strategia. Insomma, parlò di matrimonio d’amore, almeno da parte sua.

Ma fu lei stessa a chiedere il divorzio, nell’aprile 1958, per crudeltà mentale. 

Hudson non si è opposto e le ha corrisposto 250 dollari a settimana di alimenti per 10 anni. 

Il grande amore dell’ attore fu il giovane biondo, Lee Garlington. Esiste una sola foto di loro due insieme, presa in un bar, dove sono sorridenti e neanche troppo distanti. Un’eccezione pericolosa. 

Hudson, conquistò  l’unica candidatura all’Oscar della sua carriera, con ‘Giant’ (1956; Il gigante) di George Stevens, dove contrappose, alla furia esagerata di James Dean, una quieta, pacata recitazione, fatta di controllo emotivo e gesti meno teatrali.

Dopo il pretenzioso ‘A farewell to arms’ (1957; Addio alle armi) di Charles Vidor, Hudson diede inizio ad una terza fase della sua carriera, in cui interpretò prevalentemente commedie rosa e leggere, spesso in coppia con Doris Day o Gina Lollobrigida: ‘Pillow talk’ (1959; Il letto racconta…) di Michael Gordon; ‘Come September’ (1961; Torna a settembre) di Robert Mulligan; ‘Lover come back’ (1961; Amore ritorna) di Delbert Mann; ‘Strange bedfellows’ (1965; Strani compagni di letto) di Melvin Frank. Tutti divertenti.

Certo si tratta di film leggeri, frivoli e di facile successo, che tuttavia gli offrirono l’opportunità di esprimere la sua vena brillante e di ironizzare amabilmente sul suo aspetto esteriore: si pensi in particolare alla squisita e tagliente interpretazione di Man’s favorite sport (1964; Lo sport preferito dell’uomo) diretto da Howard Hawks. 

Tra gli ultimi ruoli drammatici da lui interpretati, vi ricordo ‘Seconds’ (1966; Operazione diabolica).

Alla fine degli anni Sessanta, il suo personaggio cominciò ad apparire ormai superato, Hudson allora avviò una felice carriera televisiva, culminata nelle serie ‘Dinasty’ (1984-85) passata anche da noi in Italia.

Hudson era un uomo riservato e geloso della propria vita privata. Commosse il pubblico quando decise di rivelare, insieme alla propria omosessualità, la malattia (AIDS) che lo avrebbe portato alla morte. 

L’attore, in gran segreto, si recò più volte a Parigi per sottoporsi alle cure con gli ultimi ritrovati della medicina. L’ospedale in cui era ricoverato si svuotò immediatamente per il terrore del contagio. 

L’attore volle rientrare negli Stati Uniti ma nessuna compagnia aerea voleva averlo come passeggero. 

Alla fine Hudson fu costretto a prenotare un intero volo solo per lui.

 La notizia fu nascosta, fino alla fine, anche a Marc Cristian, suo ultimo fidanzato.

Il 2 ottobre del 1985, Rock Hudson morì a soli 59 anni. Poco dopo, nel 1986, uscì nelle librerie la sua autobiografia postuma, ‘Rock Hudson his Story’ scritta con Sara Davidson.

L’ attrice Elisabeth Taylor dichiarò di essersi infatuata di lui durante le riprese de ‘Il Gigante’. Dopo aver appreso della sua omosessualità, gli rimase amica mantenendo il segreto per molti anni e, dopo la sua morte, diventò attiva promotrice di una campagna di sensibilizzazione verso l’AIDS.

A Hudson è dedicata una stella sulla Hollywood walk of fame, all’altezza del numero civico 6104 di Hollywood Boulevard.

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37 – continua )

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LA RICERCA nel nostro articolo del 15 settembre 2025

Category: Cultura

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