L’INTERVENTO / LA PIAGA DEGLI INCENDI: “Okay, c’è un problema, ma fa’qualcosa!”

| 4 Agosto 2025 | 0 Comments

di Walter Tramacere __________

“Okay, hai capito che c’è un problema, ma fa’ qualcosa!”. A distanza di quasi trent’anni, ridonda spesso nella mia testa questa frase.                                                                            

Era del mio istruttore di volo e, diretta in modo tagliente e inequivoco a me, acerbo allievo pilota. Frase con cui egli mi spronava a intraprendere una reazione necessaria a riportare in sicurezza la condotta di volo.                                                                            

Azione e reazione in senso lato; che diamine, dopotutto si tratta di banali meccanismi neurobiologici di reazione al cambiamento di determinate condizioni esterne, meccanismi che mettono in atto anche altre specie viventi meno evolute della nostra.

Ogni anno, la Puglia piange migliaia di ettari di bosco divorati dalle fiamme. Secondo un rapporto di Legambiente, quest’anno, sono stati inceneriti 3622 ettari di boschi (e pinete) in 69 eventi incendiari. Rispetto allo scorso anno, si è registrato un aumento del 25% di incendi a carico del patrimonio boschivo. Si stima che il 60% di essi sia d’origine dolosa; guarda un po’! Si può solo immaginare che il resto sia di natura colposa.                                                                                                                            

Viaggiando per lavoro in lungo e in largo, specie per la Puglia salentina, lo scenario che mi si para d’innanzi è ormai il seguente: agli uliveti distrutti dal complesso del disseccamento rapido (dove talvolta quegli resilienti, versano in stato di abbandono o sono inceneriti a loro volta dal piromane di turno, mandante o esecutore che sia…) si aggiunge il dramma della sistematica distruzione del patrimonio floreale.

A ciò si aggiunga anche le centinaia di alberi, spesso cipressi e pini che passano a miglior vita in seguito a incendi che interessano il ciglio stradale, grazie soprattutto al contributo del decerebrato di turno che lancia la cicca della sua sigaretta dal finestrino dell’auto; qualcuno ritiene non molto probabile un simile innesco, ma quando sotto questi alberi malcapitati c’è seccume, sterpaglia, le temperature intorno i trenta gradi centigradi e il vento che da noi non manca mai, il cocktail incendiario è servito.

 Il paesaggio della Puglia evoca sempre più quello di un deserto, con qualche oasi di verde, giusto laddove insiste un’azienda agricola curata o qualche masseria dove si pratica l’agriturismo e poi, il nulla… secco (e bruciato).

Insomma, un panorama triste e squallido oltre alle pessimistiche previsioni per il futuro. E pensare che nel mondo, si estendono a tutte le latitudini gli inviti e le raccomandazioni da parte di pool di stimati scienziati internazionali ai vari governi nazionali, anche per la tutela del patrimonio floreale, step necessario per cercare di mitigare i cambiamenti climatici, visto il ruolo cruciale che le piante svolgono nel bilancio del gas serra anidride carbonica.                                                                              

Tuttavia, con sconcerto e incredulità, da noi in Italia si assiste a una reazione lenta e floscia da parte del governo centrale, per non parlare poi di ciò che accade a livello regionale pugliese, dove sembra di essere al dormitorio.                                                             

Di fronte a tale indifferenza politica, la domanda sorge spontanea: possibile che, a fronte del bollettino di guerra di ogni anno, relativo alla piaga degli incendi boschivi, i politici della Regione Puglia non siano capaci di elaborare una risposta decisa ed efficace?                                                                                                                                

Okay, avete capito che c’è un problema, ma fate qualcosa!”                                                       

Posso permettermi di suggerire alle Belle addormentate nel bosco, in giacca e cravatta, un’idea assolutamente pratica, sensata e facile da mettere in piedi? Una sorta di uovo di Colombo… ci provo.

Oggi, il livello tecnologico raggiunto dalla tecnologia dei droni, ovvero aeromobili a pilotaggio remoto, è superlativo, a fronte di costi non importanti e in un  contesto di protezione civile, potremmo con essi avere il pieno controllo della situazione ambientale, ovunque! Il tutto da una semplice sala di controllo e senza considerare altresì le opportunità lavorative che si schiuderebbero per tanti giovani specializzati in questo settore in continua evoluzione. Davvero una tecnologia al servizio dell’uomo.                                                                                                                         

Si potrebbero quindi creare reti di sorveglianza area, con particolare presenza nelle aree geografiche più delicate (pinete, boschi, parchi biologici e non solo, ovviamente). Oggi la tecnologia di questi strani velivoli è eccezionale. Una tecnologia che fa dell’efficienza il suo punto di forza. Un drone riesce a: inquadrare in pochi istanti il problema, fotografare al millimetro l’area dell’incendio, cogliere cosa sta bruciando e gli autori. A ciò si aggiunga, la rapidità e precisione con cui il drone dialoga con le sale di controllo di Vigili del Fuoco e Protezione Civile. Immaginate, con l’uso dei droni di sorveglianza quanto tempo verrebbe risparmiato in termini di messa in atto dell’intervento di soccorso, cosa che si traduce in minori danni al patrimonio biologico e rischi per l’incolumità degli uomini che prestano soccorso.                                                                                                                         

Ovviamente, durante le attività “H24” dei droni di sorveglianza, questi potrebbero cogliere altre attività dannose per l’ambiente, come l’abbandono di rifiuti, lo sversamento nei terreni di sostanze pericolose e tanto altro, utile alla comunità.                                                                                                                                   

Ho un’ultima domanda, per i famosi Belle addormentate nel bosco in giacca e cravatta della Regione Puglia: come mai, non avete ancora pensato a qualcosa del genere per salvaguardare il nostro patrimonio boschivo e biologico? È così difficile?                                                                        

Sapete, qual è la risposta che sento profondamente di dare?

È una risposta composta ma asciutta: secondo me, permea in tutti voi una quota importante di ignoranza in materia ambientale e quindi, di insensibilità verso le problematiche ecologiche. D’altra parte, se così non fosse, non dovreste dormire la notte…                                                                                                                                             

Chi conosce l’abc dell’ecologia (cosa sono in grado di fare le piante e il fatto che la vita sulla Terra è stata resa possibile anche grazie a esse) in seguito a eventi simili, non può dormire la notte. Se brucia una pineta o un bosco, egli dovrebbe passare la notte in bianco, a girarsi e rigirarsi nel letto, perché pervaso da rabbia, dispiacere profondo e senso d’impotenza, ma al mattino, si dovrebbe svegliare con l’idea, con la possibile soluzione, con la voglia di rendersi davvero utile per il prossimo e il futuro di chi seguirà nel tempo.                                                                                                                                     

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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