OGGI E’ IL COMPLEANNO DI EZRA POUND IL PIU’ GRANDE POETA AMERICANO

| 31 Ottobre 2025 | 0 Comments

vm. __________Ezra Weston Loomis Pound (1885-1972) non è stato solo un poeta, saggista e traduttore, ma un vero e proprio architetto del Modernismo. La sua vita, un’odissea tra l’America e l’Europa – con l’Italia, e in particolare Rapallo, come epicentro – resta una delle più affascinanti e inquietanti del panorama culturale.

Il Rivoluzionario della Parola

Pound, che T.S. Eliot definì affettuosamente “il miglior fabbro” (citando Dante e a sua volta citato da Pound), è stato il catalizzatore di un’intera generazione. Il suo arrivo a Londra nel 1908 segnò l’inizio di una rivoluzione estetica. Fu il pioniere e il maggiore esponente dell’Imagismo, un movimento che propugnava chiarezza, precisione e l’uso dell’immagine come nucleo essenziale della poesia. I suoi dettami, come l’abolizione della retorica e l’esigenza di un ritmo che rispondesse all’emozione, aprirono la strada a una poesia moderna e incisiva.

Ma Pound non si limitò a teorizzare: fu un instancabile mecenate e scopritore di talenti. Diede un contributo fondamentale alla diffusione delle opere di giganti come James Joyce e fu l’editore cruciale de La terra desolata di T.S. Eliot, trasformando un manoscritto in quello che è considerato il poema simbolo dell’epoca moderna. Le sue traduzioni da lingue antiche, dal cinese al provenzale, dimostrano una visione “simultanea” della letteratura, dove il passato è sempre contemporaneo e fonte di nuova linfa vitale.

Cantos: Il Grande Affresco Incompiuto

La sua opera più significativa e ambiziosa è senza dubbio Cantos, un poema epico e frammentario, ispirato a Omero e Dante, che lo impegnò per gran parte della sua vita. È un collage monumentale di storia, mitologia, riferimenti economici, culturali e politici, caratterizzato da un linguaggio complesso ed erudito. Nei Cantos, Pound cercò di distillare la saggezza del mondo e di delineare la visione di una “Città Giusta”, riflettendo la sua ricerca spirituale e intellettuale.

L’Ombra Politica e Il Silenzio Finale

Il genio poetico di Pound fu tragicamente oscurato dalle sue controverse scelte politiche. Trasferitosi stabilmente a Rapallo nel 1925, abbracciò l’ideologia fascista, vedendo in essa un possibile antidoto al capitalismo usuraio (l’usura, usury, fu una sua ossessione critica) e al declino occidentale. Durante la Seconda Guerra Mondiale, tenne una serie di discorsi radiofonici per la radio italiana, che lo condussero all’arresto da parte delle forze americane nel 1945.

Gli americani tentarono di farlo passare per pazzo,

La Gabbia e il Canto: Ezra Pound, il prezzo del genio nel Novecento

Il destino di Ezra Pound non è solo la storia di un poeta, ma il racconto di un conflitto irrisolto tra l’arte suprema e la storia più opaca, tra il lampo del genio e le nebbie dell’ideologia. La scena centrale di questa tragedia moderna non è un salotto letterario londinese o l’antica bellezza di Rapallo, ma un luogo di pura, primordiale brutalità: la gabbia del campo di prigionia di Pisa, un “gulag della democrazia.”

È in questa architettura del tormento, fatta di sbarre esposte al sole torrido e alle intemperie – gabbie che, con un brivido storico, richiamano le immagini di Guantánamo – che il paradosso poundiano raggiunge la sua acme. Costretto all’isolamento, senza il conforto di un riparo o la distrazione di un pasto condiviso, Pound non si è arreso al vuoto. Ha trasformato il supplizio in tempio, e quel recinto d’acciaio nel laboratorio dei Canti Pisani.

Questo è il punto in cui la biografia si eleva a mito: i versi, il capolavoro, non nascono dalla penna, ma sono composti a mente, ripetuti per ore e ore in una litania di sopravvivenza. La poesia diventa un atto fisico di resistenza, una zattera verbale nella deriva del corpo prigioniero. È un canto che sfida la violenza delle sbarre con la potenza del ritmo interiore, un inno alla capacità umana di creare l’ordine formale proprio nel cuore del caos e dell’umiliazione.

La ricostruzione che ne fa Sanavio, pur nell’ammirazione per l’artista, ci costringe a guardare oltre la figura del “fascista” e del “pazzo.” Essa svela la trama della violenza di Stato esercitata in nome dell’opinione: una democrazia che, nel “terrore del diverso” degli anni Cinquanta, sceglie di non processare un uomo per i suoi atti, ma di annientarlo per le sue idee, diagnosticandogli l’infermità mentale pur di zittire la voce più scomoda e anticonformista.

Category: Costume e società

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.