PRIMA L’INAUGURAZIONE, POI L’ALLESTIMENTO: LA STRANA VICENDA DEL CARCERE MINORILE DI LECCE

di Giovanni Gemma ____________
Lecce, negli anni Cinquanta, aveva un istituto penale per minorenni (IPM) che era all’avanguardia. Sito in via Monteroni, in un’antica proprietà aristocratica donata ad un parroco che, con lungimiranza e la collaborazione delle istituzioni, vi aveva costruito un centro pubblico per la rieducazione minorile.
Questo istituto, focalizzato più su evitare la recidiva e dare nuove opportunità di vita al giovane detenuto che alla sua repressione, venne poi chiuso nel 2007. Oggi, in una situazione di sovraffollamento, il Ministero della Giustizia ha ordinato la riapertura.
Problema: i lavori, cominciati nel 2023-2024, non sono ancora finiti. L’IPM non è pronto. Ma è stato inaugurato in pompa magna già il 20 novembre. Un mese fa.
Com’è possibile? Il direttore del Dipartimento giustizia minorile, Antonio Sangermano, ha parlato di un «cronoprogramma per la realizzazione dei nuovi istituti penali minorili è stato rispettato» per tutti i quattro IPM di nuova apertura per svuotare un po’ gli istituti sovraffollati del Nord. Scopri scopri, nemmeno quello di L’Aquila è pronto: ci sono zone che sono letteralmente un cantiere, mettendo in pericolo poliziotti, operatori, detenuti e vicinato.
Il sottosegretario leghista Ostellari, inauguratore dell’IPM leccese, invece non si scompone: già il 20 novembre scrive di un istituto che «oggi torna operativo». Se oggi è la primavera 2026, allora forse potrebbe aver ragione. Se invece oggi significa in quattro e quattr’otto, allora questa faccenda puzza tanto di farsa.
L’allarme è lanciato dai sindacati, CGIL-FP e CISL-FP, ma la denuncia dei sindacalisti è stata confermata dalle visite ispettive dell’avvocato Scarciglia dell’associazione Antigone e del deputato galatinese Leonardo Donno, che, ha annunciato di aver presentato un’interrogazione al ministero della Giustizia per chiedere di fare chiarezza sulla situazione in cui versa l’Ipm di Lecce, e che, in caso di mancata posticipazione dell’apertura, valuta anche di presentare un esposto in procura per danni erariali.
Insomma, quanto emerge è che 1) i lavori non sono terminati e 2) laddove sono terminati, sono stati fatti male e vanno rivisti.
Per il Dipartimento, invece, va tutto bene. Sulla carta, hanno ragione. Quando vedi l’elenco delle criticità, ti viene un po’ da sorridere. Sul sito della CISL sono riportate in blocco, a voi la lettura.
«Rischio Sicurezza:
– una porta in legno nei pressi della cucina risulta facilmente apribile, rappresentando un grave rischio in caso di tentata evasione;
– manca l’illuminazione nei corridoi;
– manca l’apparecchiatura necessaria all’identificazione del personale in servizio.
Impianti e strutture non funzionanti:
– gli impianti elettrici e termici non sono funzionanti
– si registrano infiltrazioni di acqua piovana nella Sala ASL.
Isolamento e disagi per i detenuti:
– non è funzionante alcun apparecchio telefonico fisso, lasciando di fatto i detenuti isolati e impedendo loro di contattare le famiglie.
Disagio per il personale:
– non è prevista la fruizione della mensa né per i detenuti, né per il personale di Polizia Penitenziaria e il personale civile, per i quali si dovrebbe ricorrere a un servizio catering esterno, non ancora operativo.
Mancanza di Certificazioni:
– non è stata fornita alcuna traccia del Certificato di Agibilità da parte del Comune e del Certificato Antincendio.»
Queste criticità sono datate al 14 dicembre. Oggi, 18 dicembre, dovrebbero iniziare ad arrivare i detenuti. Lo stesso Dipartimento riconosce i limiti strutturali, ma invece di rimandare – come sarebbe meglio per letteralmente tutti – ha deciso semplicemente di mandare qualche detenuto in meno della capienza massima. Come se il problema fosse di quantità.
Se questa lista vi sembra improbabile, è da ricordare che è stata confermata e persino ampliata da due visite ispettive e da un altro sindacato, il tutto datato all’altroieri. Se queste problematiche venissero risolte in 48 ore, sarebbe veramente un successo.
Per ampliarla bisogna mettersi d’impegno, eppure è così. Manca il personale di polizia penitenziaria: su 32 unità necessarie (con solo 7 già presenti), ad oggi ne sono state inviate 14 (non tutti arrivati), insufficienti per coprire anche solo i tre turni quotidiani tra IPM e il contiguo centro di prima accoglienza. Stando sotto Natale, le festività sono praticamente negate a questi lavoratori – che peraltro vanno a peggiorare le carenze degli altri istituti da cui sono stati inviati.
Antigone segnala altre criticità: mancanza di operatori, ambienti esterni inadeguati e privi di servizi, arredi non conformi, mancanza del posto di guardia all’ingresso. Il deputato Donno parla esplicitamente di «aree che sulla carta risultano già consegnate ma che di fatto sono ancora cantieri aperti». Il Dipartimento non ha negato, ma è improbabile che in 48 ore si risolva tutto.
Non sono contenti certo neppure i vigili del fuoco. La loro caserma di viale Grassi era un problema: bastava un minimo di coda ai semafori per bloccare l’uscita dei mezzi d’emergenza. La loro nuova caserma, allestita in alcuni locali del vecchio IPM dopo la dismissione, è stata scelta perché permette facilmente di raggiungere tangenziale e strade statali e senza una zona fittamente abitata intorno. Ora il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (che è proprietario delle strutture del vecchio IPM, pur avendole concesse alla giustizia minorile per soli 18 mesi) vuole indietro la caserma, mandando via i pompieri: a quanto apprendiamo, il comando dei vigili del fuoco si è opposto.
La Prefettura di Lecce ha attivato già tavoli di confronto e preso accordi per dare un’occupazione e una speranza ai giovani detenuti che arriveranno. Ma, interrogata sulle criticità strutturali dell’IPM, ha precisato che non è competenza della Prefettura stessa. Responsabilità che rimangono in capo ai dipartimenti del Ministero – e a chi, materialmente, aprirà le porte della struttura.
In questo fine settimana scopriremo chi avrà vinto e chi avrà perso. Se avrà vinto il buon senso della realtà, o se si continuerà con le inaugurazioni barocche in mezzo ai calcinacci. E lì perderemmo tutti.


























