Canzoni e cantanti tra destra e sinistra

| 17 Agosto 2014 | 0 Comments

Gentile redazione di Leccecronaca,

al mare con gli amici è sorta una discussione sui cantanti di destra e di sinistra in particolare sul Califfo, vorrei un Vs. parere.

Guido

 

 

ndr

Caro Guido,

gli uomini solitamente sono portati a schierarsi con il potere, qualunque esso sia, potere politico, economico, persino quello mafioso.

Gli artisti è vero che di solito dicono di essere controcorrente, ma anche loro sono uomini e sanno quanta fatica costa nuotare controcorrente, con il rischio a volte di non raggiungere l’approdo ed annegare. Annegare nell’amarezza, nel rimpianto, nell’invidia di vedere colleghi meno capaci, passarci davanti divenendo personaggi di successo. E’ capitato, capita, capiterà.
Oggi, ma già da qualche decennio, è la sinistra che detiene il monopolio dell’industria della canzone, e quindi non c’è da meravigliarsi se persino quelli che criticano la sinistra lo fanno parandosi il culo e dichiarando di essere sulla stessa sponda.

Comunque per tornare alla tua richiesta mi piace risponderti, riportando un intervento del giornalista del Corriere della Sera, giornale che tutti sappiamo com’è schierato, in risposta ad un lettere che chiedeva lumi su due autori presumibilmente collocati su sponde opposte che erano deceduti quasi contemporaneamente, Iannacci e Califano.

Per quanto mi riguarda il mio punto di vista sui due cantanti e autori è differente dal Dolfo, in quanto, oltre a ritenere le canzoni di Califano delle vere e proprie poesie, il Califfo è stato un cantautore, paroliere, produttore discografico, scrittore e attore italiano. Considerato uno dei cantautori più noti del panorama musicale italiano, durante la sua carriera ha pubblicato 32 album e scritto complessivamente tra poesie e canzoni oltre 1.000 opere, oltre a numerosi testi per altri artisti, molti dei quali diventati vere e proprie hit piazzate in vetta alle classifiche italiane e internazionali.

È tra gli artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi con oltre 20 milioni di copie. Nella sua carriera ha collaborato con numerosi artisti come Mina, Mia Martini, Ornella Vanoni, Edoardo Vianello, Wilma Goich, Peppino di Capri, Ricchi e poveri, Stefano Rosso, Jo Chiarello, Loretta Goggi,Caterina Caselli, Donatella Rettore, E.J. Wright, Carla Vistarini, Umberto Bindi, Giampiero Artegiani, Michele Pecora, Francesco Nuti, Pippo Franco.
Un uomo che si è fatto da solo e senza l’aiuto di nessuno, non si è fatto mancare nulla, ha provato persino la galera.  Un artista, vissuto come un artista e come un artista è morto. Senza una lira.

Iannacci è stato un bravo cantante, un autore ironico, con un buon bachground culturale, personaggio simpaticissimo che si è fatto apprezzare sopratutto come cabarettista, bravissimo nel tenere il apalco. Però mentre Califano di qualche decennio più vecchio era figlio della Roma popolare, abituato a “vedersela da solo”, Iannacci ha potuto contare su tutto quell’entourage milanese, fatto di buona borghesia radical chic, sui Gaber e sugli altri compagni di partito. Ha avuto sempre le porte aperte nelle televisioni che non gli hanno mai negato spazi  e comparsate. E’ vissuto ed è morto come un buon borghese milanese.

Se del resto se si ricordano i loro funerali, non c’è paragone tra lo spazio che le televisioni e la stampa riservarono a Iannacci e quello dato al povero Califano.******

 

 

Gentile Dolfo, la recente scomparsa, quasi simultanea, di Enzo Jannacci e Franco Califano mi ha ricordato quella canzone famosa di Giorgio Gaber su cosa è di destra e cosa di sinistra. Jannacci e Califano erano così diversi che venivano rivendicati da due schieramenti ideologici contrapposti. Le confesso che, quando ho potuto ascoltarli qui a Brescia, l’ho fatto senza sentirmi né diviso né in contraddizione.Piero Raggi

 

Caro Raggi, i luoghi comuni sono i peggiori dei luoghi possibili. Anch’io li ho ascoltati dal vivo questi due artisti. Mi piaceva di più Jannacci, ma con Califano ho fatto una delle mie prime interviste. Al Boomerang, primi anni ’80, dopo il concerto in camerino. Ricordo che portava al collo una catena d’oro che manco con il tronchese si sarebbe potuto spezzarla. Ho letto che si definiva «un liberal che votava Berlusconi». Ciò non ha impedito che qualche anno fa il Pdci scelse come slogan della Festa nazionale della cultura «Tutto il resto è noia». Il Califfo commentò alla sua maniera: «Se penso a ‘sti comunisti che manco m’hanno mai invitato a canta’ alle loro feste e poi se so’ rubbati la mia canzone più famosa…». Anche Francesco De Gregori si vide scippata la sua «Viva l’Italia» da Craxi. Quello stesso Craxi che in un’altra canzone De Gregori prese di mira («È solo il capobanda, ma sembra un faraone, si atteggia a Mitterrand ma è peggio di Nerone») per poi rivedere in parte il giudizio («era meglio di molti politici di oggi»). Sempre a proposito di incastri difficili tra destra e sinistra, De Gregori, icona di sinistra, ha detto in un’intervista di amare per il suo stile Céline, scrittore grandissimo ma che viene rivendicato a destra. E Lucio Battisti? Pare fosse di destra, ma ciò non toglie che con le sue canzoni si siano scritte le biografie di molti giovani (allora) di sinistra. Personalmente ricordo di aver ascoltato Paolo Conte, un cantautore non per palati nazional-popolari, ad una Festa dell’Unità a Mompiano. Non mi risulta sia stato poi ostracizzato dalla borghesia.ninodolfo@libero.it

 

Dolfo Nino

 

 

 

 

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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