DIARIO EURO2016 / COPA AMERICA / IL MIRACOLO DI VARGAS E LE LACRIME DI SRNA, DUE GEMME NEL DELIRIO

| 20 Giugno 2016 | 0 Comments

di Annibale Gagliani
Il calcio è un gioco per uomini assoluti. Sudore agro, coraggio incosciente e lacrime umane, no signori, non è retorica, i campioni veri lottano come tigri malesiane.
La stessa forza e determinazione che i players albanesi di De Biasi hanno offerto contro la Romania, vincendo di misura la sfida finale del gruppo A e sperando nel miracolo degli ottavi. Forse tale orgoglio non è ancora stato espresso dai bleus di Deschamps e dalla Svizzera degli “italiani” Lichsteiner e Dzemaili, che hanno servito un brodino da zero a zero nella gara più attesa di ieri notte.
Ma il football come vi ho detto è un gioco per uomini assoluti.
Uno di questi si chiama Edu Vargas, bomber cileno ricordato come un carneade sui terrazzini di Napoli.
Nella spettacolare Copa America del centenario, che sta andando in scena sotto un cielo a stelle e strisce, il folletto della Roja cilena era atteso dal quarto di finale contro il Messico. Qualche giorno prima una notizia terribile lo ha sconvolto: la madre era stata colta da infarto ed era in condizioni disperate. Edu ha subito lasciato il ritiro e stava per volare a Santiago, ma qui accade il miracolo: la donna riprende i sensi e chiede fortemente di parlare al telefono col figlio. Parole di disperazione? Tutt’altro! Chiedeva al suo gioiello di rimanere in gruppo della selection e di portare il Cile ad alzare la Coppa. Lo ha esortato a non preoccuparsi per lei, anzi gli ha strappato una promessa folle: dedicarle un goal nel quarto coi messicani, quello del trionfo. Il fulmine Vargas ha gettato il cuore in campo con la calda carezza della madre sulla pelle: quattro sono state le sue fenomenali segnature! Risultato un 7-0 che profuma di semifinale.
Nelle scorse giornate di Euro 2016 ci siamo emozionati per la struggente storia del capitano croato Dario Srna. Il centrocampista dello Shaktar aveva perso il padre prima del match contro la Repubblica Ceca e con l’affetto di tutti i compagni di squadra sulle spalle è tornato in patria per l’ultimo saluto.
Era molto combattuto, ormai convinto di lasciare la fascia e non tornare in Francia, ma anche qui madre, fratello e la moglie lo hanno convinto a non mollare, riprendendo il posto nel centrocampo rossoblu.
Durante l’inno nazionale croato prima della seconda sfida del girone, Dario si spogliato dei panni del duro e ha pianto innocentemente. Troppo forti le sensazioni, troppo vivido il dolore che si trasforma in sacrificio sul tappeto verde.
“Nella vita bisogna essere duri senza mai perdere la dolcezza” diceva il comandante Ernesto Cheguevara, un insegnamento profondo e lancinante.
Gli uomini assoluti, non sempre cambiano il mondo o la storia, ma certamente insegnano a vivere.

Chapeau Edu, Chapeau Dario!

Category: Costume e società, Cultura, Sport

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