“Don Vito Boys, c’ ero anch’ io!”…IL RICORDO DELL’ INDIMENTICABILE SACERDOTE NELLA ‘SUA’ SANTA ROSA CHE GLI HA INTITOLATO UNA PIAZZA DEL QUARTIERE

| 4 Febbraio 2017 | 0 Comments

(Rdl)______Domani domenica 5 febbraio, alle 12, ci sarà l’inaugurazione della piazzetta dedicata a Monsignor Vito De Grisantis nel quartiere Santa Rosa, situata tra la Stazione dei Carabinieri e il mercato coperto, alla presenza del Vescovo Monsignor Domenico D’Ambrosio, del sindaco Paolo Perrone, giusto riconoscimento voluto dai residenti del quartiere per dare merito alle tante attività che hanno guidato con affetto e dedizione la comunità per ben venticinque anni.

Il mio desiderio più grande è che adesso la sua Comunità si stringa intorno a lui con lo stesso affetto” – ha dichiarato in proposito Michel Romano, in prima linea per ottenere l’ intitolazione – “un grande uomo, la cui vita e le cui opere saranno ricordate dai ragazzi del quartiere”.______

(g.p.)______Un grande uomo, sì, che i ragazzi di allora del quartiere ricorderanno per tutta la vita. C’ ero anch’ io, con don Salvatore prima, e con don Vito poi. Fui fortunato, siamo stati tutti fortunati, a crescere con loro, dagli anni Sessanta, agli anni Settanta, da bambini e bambine, prima, a giovanotti e signorine di belle speranze poi.

Una specie di miracolo. Al Sud del Sud dei Santi, e in un quartiere di periferia, dove anche l’ aria era popolare, e la carne si mangiava solo la domenica negli involtini della pasta al sugo, in una città isolata e lontana da tutto e da tutti, figli di famiglie povere e al massimo modeste, ecco, invece abbiamo imparato in ottime scuole pubbliche, le elementari e le medie di allora del rione, di mattina, e abbiamo socializzato, ci siamo interessati di tutto e di tutti, pomeriggio e sera, in parrocchia, in un’ educazione sentimentale straordinaria.

Era vicino di casa, nelle palazzine popolari “alle spalle della Chiesa”.

Quanto mi manca, ora che sono tornato, quarant’ anni e passa dopo, nello stesso quartiere, ora che non credo nemmeno più, ma mi manca tantissimo lo stesso, per tutti noi, anche quando diventò Vescovo, sempre semplicemente “don Vito”, anche ora che la morte – terrena, direbbe lui – per lunga e dolorosa malattia non ce lo avesse portato via oramai sette anni or sono.

Era avanti, oh quanto era avanti! Per dirne l’ ultima, passò gli ultimi mesi della sua vita – terrena – a preparare, su incarico di papa Benedetto XVI la svolta della Chiesa nei confronti di separati e divorziati, concretizzatasi di recente con Papa Francesco.

In ogni caso, già adesso la religione dimostra un’attenzione alla famiglia maggiore di quella dimostrata dalla politica in tutti questi ultimi decenni, sia da governi di centro destra, sia di centro – sinistra, incapaci di cogliere e regolare in qualche modo con serenità le trasformazioni, salvo riempirsi la bocca di una disponibilità che non c’è stata, se, per dirne solo una, adesso un figlio è diventato un optional per i ricchi privilegiati, stante la situazione economica in cui centro – destra e centro – sinistra ci hanno cacciati.

Ma adesso mi taccio, sorridendo, perché

–“Non qui, Pinuccio! Non qui la politica!” –

risento i rimproveri burberi, ma in fondo affettuosi di don Vito quando, già grandicello, anche davanti alla Chiesa di Santa Rosa facevo attivismo politico.

Così, la smetto di fare discorsi politici, e mi concentro sulla questione religiosa, da laico, perché sono tematiche di fondamentale importanza per tutti e anche per i non credenti le tematiche religiose sono sempre attuali e imprescindibili.

Non era un “politico”, don Vito, cioè non era uomo di carriere, apparati, congreghe e consorterie. Era un uomo, un prete, attento ai poveri, agli umili, agli offesi e agli indifesi. Nonostante questo, o, per meglio dire, proprio per questo, attentissimo ai fenomeni sociali, alle letture capaci di aprire la mente, ai fenomeni e ai messaggi presenti in quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo.

Lo potei verificare continuamente, in quegli anni formidabili. Adesso, è ovvio, i miei ricordi sono confusi, per certi versi, ma nitidissimi per tanti altri.

Quelli più belli sono legati alle confessioni con lui, quando ancora mi confessavo, ma ovviamente non posso parlarne.

Vi dirò di quelli pubblici.

Di sicuro don Vito analizzava, studiava, pensava prima a lungo dentro di sé, e poi porgeva a noi ragazzi del quartiere, di cui la parrocchia era il centro propulsore, e sollecitava il dialogo, il confronto, la discussione, su tutto, senza tabù, anzi sapeva cogliere criticamente e propagandare con fervore messaggi in positivo non soltanto da un libro, ché sarebbe troppo facile, ma pure da un film, da un articolo di giornale, da una canzone.

Ricordo per esempio una discussione sul testo di una canzone di Gianni Morandi, “Scende la pioggia”, si chiamava, analizzata come se fosse un trattato filosofico. Ricordo le estenuanti discussioni girate dai film americani che allora andavano per la maggiore e cioè a ogni uscita erano un evento.

Quanto ai libri, scoprii grazie a lui Michel Quoist, dal quale don Vito mutuò grande parte delle teorie del vero amore, per il prossimo, che poi si sforzava di mettere in pratica ogni giorno, e in questo dava il meglio di sé, perché aveva parole di conforto e di stimolo per tutte le circostanze dell’esistenza e specie per i momenti più difficili di tutti noi, di cui cercava un senso, senza trovarlo, certo, ma indicandolo appunto nella ricerca, nell’affermazione, nella proposizione in positivo degli eventi.

Senza le grandi ideologie allora dominanti, la sua era l’ideologia della ricerca e del conforto quotidiano.

Per questo, perché l’ aveva prevista e anticipata, don Vito, se avesse potuto parteciparvi di persona, sarebbe stato contentissimo del “cambio di mentalità” che la Chiesa sta manifestando in questi giorni, come pure per la svolta ‘ecologista’, chiamiamola così, l’ attenzione ai beni comuni, al territorio, ad un nuovo  diverso modello di sviluppo.

Con i suoi tempi e i suoi modi, che comunque giocano in anticipo e ad un livello superiore rispetto alla politica, ai nostri governanti degli ultimi decenni, e fino a quelli di adesso dei piccoli boy scout crescono e …

“Pinucciooo…”

Va bene, don Vito, scusami, mi taccio, e saluto nel silenzio della tua immortalità la lezione di amore per gli altri, per le persone in difficoltà, quelle che si macerano nei tormenti dell’esistenza, che ci hai lasciato.

Grazie.

Intanto, cercheremo tutti qui in un modo o nell’ altro di concretizzarla.

Poi…E poi…Ancora non lo so.

Ma se avevi ragione tu, ci ritroveremo, al termine di questa esperienza, di questo passaggio, tanto noi don Vito Boys finiremo comunque, per quanto non lo meritiamo, lo stesso tutti in Paradiso, grazie a te, e allora organizzeremo di nuovo tante belle caccie al tesoro, i cineforum, le letture in parrocchia, le passeggiate sotto ai portici, e saremo per sempre, come volevi tu, giovani e belli.

 

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi, Politica

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