DIANA SPENCER E WILLIAM SHAKESPEARE RACCONTATI CON GRANDE LEGGEREZZA DA ANTONIO CAPRARICA: “Le debolezze e le ribellioni di Diana come quelle di Ofelia”

| 5 Maggio 2017 | 0 Comments

di Stefano Donno______ Ieri pomeriggio, a Lecce, in un’aula Ferrari di Palazzo Codacci Pisanelli gremita di studenti e spettatori, nell’ambito di una serie di incontri seminariali dal titolo “Tematiche e stili shakespeariani attraverso epoche, discipline e culture”, a cura della professoressa Maria Grazia Guido, proposti dall’Unisalento, si è tenuta una vera e propria Lectio Magistralis del noto giornalista e scrittore Antonio Caprarica.

Due ore di intenso discorrere, ma soprattutto momento di grande leggerezza culturale donata ai presenti da Caprarica, che con il suo essere e la sua sagacia tutta British school, e mai old style, ha saputo affascinare ed ammaliare parlando di due universi.

Il primo fatto di cronaca e gossip “Reale” come quello di Diana, e l’altro di immensa letteratura, come quello delle tragedia di Shakespeare, dove le donne hanno ruoli e posizioni nell’economia della narrazione tragica definite e definibili in due eccessi fondamentali: o nella derisione e nella follia, oppure in un ridicolo e piccolo borghese mutismo pur di non perdere privilegi e denari.

In fondo due mondi non molto distanti: quello di Diana (comunque sposa infelice di Carlo, erede in attesa di nomina al trono di Elisabetta II), da soap opera, un po’ ammiccante al glamour e allo scandalo tout court, grande icona pop ma sempre “tragica”; e quello di Shakespeare, i cui scritti venivano tanto letti e apprezzati alla sua epoca da quelle classi sociali, non certo “upper class”, amanti delle (per quel periodo) “soap opera” da taverna, e mercati di piazza dove si esibivano bardi e saltimbanchi.

E dunque in una Londra, in un’Inghilterra, dove fantasmi e convenzioni che negano emozioni la fanno da padroni (le Regine devono essere “gloriosamente” vergini e non per assicurare castità e purezza nella discendenza, ma per rivelare una superiorità di rango e classe e statuti morali fuori dal comune tanto che si dice che Elisabetta II dopo le nozze con Filippo non abbia voluto consumare per sei settimane), seguendo un unico buco spazio temporale, si snodano, si inseguono e s’intrecciano le vicende letterarie delle tragiche eroine di Amleto, Giulio Cesare, Otello e Lady Macbeth e quelle più vicine ai nostri tempi di Lady D.

Abbiamo chiesto al protagonista dell’appuntamento, se, a suo avviso, Diana, eroina romantica per l’immaginario collettivo, sia in realtà una degna protagonista da tragedia shakespeariana, forse più Ofelia che Lady Macbeth.

E a leccecronaca.it Antonio Caprarica ha così risposto: “Sì decisamente più Ofelia, perchè di Ofelia ha le debolezze, ha l’incapacità di reggere certe situazioni, e la fine della loro ribellione è la ribellione pagata con la vita, anche se nel caso di Ofelia la fine è cercata, mentre nel caso di Diana probabilmente è casuale. Pur avendo una straodinaria capacità manipolativa dei media, perché questo anche fa parte della sua personalità e del suo carattere (in riferimento a Diana, ndr) , non c’è dubbio che non abbia nulla però delle doti di “magia nera” tipica di Lady Macbeth e nemmeno il gusto del potere che aveva Lady Macbeth. Diana non ha mai avuto il gusto del potere. Probabilmente se lo avesse avuto avrebbe preferito continuare a recitare la parte della principessa del Galles, della consorte sì ferita, ma che rimane al suo posto, con la prospettiva di assurgere al trono. Invece lei fa una scelta, che è una scelta di trasparenza e di libertà individuale, e quindi non è il potere che mette davanti a tutto come invece fa Lady Macbeth. Decisamente tra Ophelia e Lady Macbeth, più la prima che la seconda

 

Category: Cultura, Eventi

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