LECCECRONACHE / IL FESTIVAL DELLE NOSTALGIE

| 12 Febbraio 2018 | 1 Comment

di Raffaele Polo______

Sento di essere veramente fuori dal tempo, immerso in una realtà di cui non riconosco più le direttive essenziali. Pensate, non so nulla del Festival di Sanremo, oggi in ufficio (si, lo so, sembra incredibile ma devo rimanere al lavoro sino al compimento di 67 anni e sette mesi, non vi dico con quali interessi e con che gratificazione, ma questo non conta per nessuno….) le colleghe (tutte giovani ed eleganti, anche le più anziane sono sempre in concorrenza e si addobbano per offrire fascino e appeal, le femmine sono sempre protese a dare il meglio, è la Natura che le ha fatte così…) a cinguettare con insistenza, Sanremo di qua Sanremo di là, mi è piaciuto, non mi è piaciuto…

Io non partecipo, ci mancherebbe, perché sono anni che non mi interessa la manifestazione canora per eccellenza, mi sono fermato alla fine degli anni Sessanta, al 1967 per l’esattezza, quando I Giganti cantarono Proposta, per anni ho canticchiato le parti dei quattro componenti del gruppo.

L’anno prima, avevamo pianto per l’eliminazione della canzone di Celentano, Il ragazzo della via Gluck, capivamo che la vita che ci aspettava sarebbe stata dura, durissima, se chi giudicava preferiva Claudio Villa ai capelloni e alla ventata musicale portata dai complessi beat….

Poi, gli anni sono volati via, qualcosa, di Sanremo, ci è rimasto. Jezahel, ad esempio, del 1972. Ma poi, veramente nient’altro, nulla di notevole o di importante, per intenderci. La mattina, davanti allo specchio, canticchiamo un brano dei Rokes, dei Dik Dik oppure di Mal…. Che volete, il nostro Sanremo si è fermato lì, abbiamo tentato, in ogni modo, di aggiornarci, ma i buoni propositi sono finiti in fumo.

Eppure, ogni volta che arriva febbraio e il nuovo Festival è in programmazione, ci diciamo convinti: ‘Stavolta ci sediamo davanti allo schermo e seguiamo tutte le serate, cercando di fare il tifo, come nei lontani anni passati. Facendo in modo che le canzoni si imprimano bene nella nostra mente e scegliendo, da subito, il motivo che ci è più congeniale…’

Non ci siamo mai riusciti, neppure una volta. Siamo rimasti ad ascoltare le colleghe che, immancabilmente, hanno affermato che era meglio il festival dell’anno precedente. E che, poi, hanno criticato aspramente la soubrette di turno. Le donne…

Ma il Festival di Sanremo continua a sfornare canzoni che non conosciamo e che, nella migliore delle ipotesi, ascolteremo di sfuggita e qualcuno ci dirà: ‘Hai sentito? Questa ha vinto a San Remo!’, meravigliandosi della nostra sorpresa, della nostra perfetta ignoranza.

Senza volerlo, siamo come i nostri genitori che scuotevano il capo, quando al Festival vinceva Gigliola Cinquetti (non ha voce, dicevano) oppure Morandi o Ranieri (Claudio Villa, lui è l’unico, il Reuccio) e avevano parole di scherno per quei ragazzacci coi capelli lunghi.

Si, siamo proprio come loro, che non capivano, che erano attaccati a Nilla Pizzi, alla Tonina Torielli, Arturo Testa, Flo Sandon’s e Betty Curtis.

Sentiamo di voler loro ancora più bene….

Adesso, solo adesso.

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura

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Comments (1)

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  1. Giuliana Silvestri ha detto:

    Il tempo trascorre e diventa sempre più lontano il ricordo nostalgico di questa manifestazione canora che celebrava la canzone italiana con enfasi ed eleganza su quel palco adorno di fiori, attraverso la voce e l’immagine di artisti il cui nome resta a malapena nella nostra memoria. In un misto tra ironia e serietà, un Festival in continuo divenire che diventa oramai un’opportunità per portare sul palcoscenico quei temi sociali importanti che possano indurre ad una riflessione collettiva, attraverso polemiche, ovazioni, criticità… nulla a che vedere con la canzone, la vera protagonista, di cui si parla meno di quanto sarebbe lecito aspettarsi, dimenticando che la musica vola sempre alto per regalarci piccole o grandi emozioni…

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