POLITICHE 2018 / UNA SPERANZA BELLISSIMA

| 5 Marzo 2018 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

Day after, sera. Manca ancora la composizione precisa sia del nuovo Senato, dove pure l’ attribuzione dei seggi sarebbe, in teoria, più facile, essendo la ripartizione su base regionale, sia della Camera, dove la ripartizione su base nazionale è certo più complicata.

 

 

 

Non parliamo degli eletti quali persone fisiche, perché per quello bisognerà aspettare giorni: attendere il gioco delle opzioni degli eletti in più collegi. Però, almeno sapere quanti seggi toccano ai vari partiti, dopo venti ore, no, eh?

 

Altrove dopo dodici ore sanno premier e governo intero. Qui in Italia, come prima, più di prima: e cioè, altro che Terza Repubblica, siamo peggio della Prima.

Non si sa nemmeno se un governo ci sarà, anzi.

Quelle sia pur poche decine di seggi che ancora ballano, quando gli esegeti del Mattarellum avranno terminato le loro fatiche e ci diranno con precisione la composizione del nuovo Parlamento, sono assai significative, per quanto, almeno questo lo si sa, una maggioranza non c’è, almeno a stare agli schieramenti di partenza, e dunque di arrivo. Almeno adesso.

Il guazzabuglio pressoché inestricabile cui il presidente della Repubblica sta per mettere le mani lascia intravvedere scenari al momento del tutto oscuri.

Questo è il campo in cui si giocherà adesso la partita decisiva, dall’ esito adesso indecifrabile.

Tutto cambia e in fretta. Anche la politica italiana è diventata liquida, come la società contemporanea teorizzata recentemente da Zygmunt Bauman.

Sorrido, allegramente sorrido, degli esercizi cui si stanno applicando in queste ore tanti commentatori che cercano di spiegare ai propri lettori quello che essi stessi non hanno capito, ora men che mai, adoperando schemi di cinque anni fa: il Movimento 5 Stelle, che nel frattempo è cambiato, in pochi giorni, a cavallo di Natale, San Silvestro e Capodanno, ed è adesso un’ altra cosa, che, mancando i fatti, su cui verificarlo, ed è impossibile per tutti dire cosa sia.

Sorrido, amaramente, ma sorrido, delle interpretazioni sulla Lega, che è anch’ essa un soggetto politico del tutto nuovo.

Stendo invece quel pietoso velo del silenzio su chi – e sono tantissimi – si ostina a ragionare in termini di destra e di sinistra, o, peggio, di fascismo e antifascismo. E terroni e polentoni.

Va beh…

Qui è cambiato, sta cambiando tutto.

Lo hanno capito gli elettori, il popolo sovrano, che si è espresso chiaramente, premiando M5S e Lega in maniera diversa, ma ugualmente significativa.

Piaccia, o non piaccia, il responso è stato chiarissimo.

Luigi Di Maio e chi insieme a lui ha avuto ragione, nella trasformazione, in senso moderato, giovanilistico, rassicurante: governativo, insomma.

Pure Matteo Salvini, nel suo abbozzo di metamorfosi, per quanto sempre legata ancora al carrozzone del centro destra.

Popolari, sono. Altro che populisti, quest’ altro vocabolo che non significa niente, se non la pochezza intellettuale di chi lo usa in senso spregiativo.

E ora?

In politica, specie quella italiana, è difficile pure ricostruire il passato, ed è difficilissimo capire il presente: figurarsi prefigurare il futuro, anche quello prossimo.

Vedremo.

Intanto, tutto cambia, tutto sta cambiando.

Meno male che Silvio NON c’è: sic transit gloria mundi. A casa: beh, sì, deve solo decidere quale casa, fra le decine che ha.

Massimo D’Alema va dopo sette legislature, dico, decenni, a godersi la meritatissima, quanto lauta pensione.

E Matteo Renzi non sta tanto bene.

Chissà quanti altri li seguiranno!

Per fare solo un altro esempio, conclamato, nel Salento è crollato un impero dinastico, con la riduzione ai minimi termini del potere fittiano.

 

Quello che rimane, urgente, bellissima, è la speranza, quella che si è manifestata nel voto di ieri, domenica 4 marzo, alle politiche 2018.

Il popolo vuole contrasto alla povertà, legalità, moralità in primis della politica, rispetto per il territorio, in un’ ecologia totale, che si estende, pardon si estenda, mi stavo adeguando al simpaticissimo, ormai, lessico demaiano, al rispetto delle persone, dei loro sogni, dei loro sacrifici, della loro lotta quotidiana per poter vivere degnamente. Il rispetto per chi è ancora notte e già prepara il suo caffè, prima di infilarsi nei treni del metrò, della stazione, nelle corsie delle tangenziali, per andare a lavorare, e magari senza adeguata ricompensa. Per chi per cercare un lavoro, va all’ estero, emigrante, in questa Italia terra di immigrati, che aggiungono solitudine,  emarginazione e disperazione, a chi ne ha già abbastanza di suo.

Per chi risparmia dieci centesimi, rinunciando alla busta di plastica, perché pure qualche spicciolo, giorno dopo giorno, serve a conciliare il pranzo con cena.

Per chi ha il mutuo, le cartelle di Equatalia, che era stata abolita due volte, sia da Silvio, sia da Matteo, eppure sempre là sta, e le multe, le tasse, le sovrattasse e le more, le bollette cervellotiche, e non sa come pagarle, perché, se le pagasse, non potrebbe mangiare.

Per chi, invalido civile, deve vivere con meno di 300 euro al mese.

 

Il popolo vuole sicurezze, certezze, impegni concret,i e lavoro, lavoro inteso come possibilità di dedicarsi alle proprie attività più congeniali in santa pace, per potersi esprimere al meglio e in sacra dignità.

Vuole aggrapparsi al ciglio del baratro in cui lo hanno precipitato, e venirne fuori. Rialzarsi. Riprendere a camminare.

Vuole tornare a fare figli, e non può averne: perché il seme dei maschi è sempre più meno fertile, a causa dell’ inquinamento ambientale, e perché per avere figli mancano le condizioni, a cominciare dalle prospettive future, e dalle condizioni presenti delle femmine.

Tout court, vuole un futuro.

E se ne strafotte delle borse e dei mercati, perché conosce solo le borse della spesa sempre più difficili da riempire, e i mercati del quartiere. E vaffanculo allo spread!

Oh!

Che se lo paghino chi ci ha impoverito con l’ euro, chi ci ha vessati con le speculazioni, chi ci ha umiliato con le servitù, lo spread!

 

Quale sarà la risposta, a questa bellissima speranza?

Non è dato saperlo, al momento.

Ma non traditela, per favore!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.