IL Finibus Terrae International Jazz Day Celebration / L’ INVIATO DI leccecronaca.it VI RACCONTA IL CONCERTO DEL DUO Harvuà: ANGELA COSI E DIONISIA CASSIANO

| 29 Aprile 2018 | 0 Comments

di Roberto Molle______

Nel 2011, l’Unesco ha ufficialmente dichiarato il 30 aprile “Giornata Internazionale del Jazz” motivandola con l’importanza che lo stesso jazz ha quale strumento di sviluppo e crescita nel dialogo interculturale volto alla tolleranza e alla comprensione tra i popoli. Da allora, ogni anno, in quel giorno questa forma d’arte diventa il simbolo della pace, del rispetto dei diritti umani, della tolleranza. Ritenuto possibile viatico per eliminare le discriminazioni, favorire la libertà di espressione e l’uguaglianza di genere, il jazz può aiutare a consolidare il ruolo dei giovani nel cambiamento sociale.

Questo il sunto di diversi comunicati che negli ultimi giorni sono circolati sui media e nel web. Nella sostanza, in tutta Italia tra il 28 e il 30 aprile sono previsti numerosi appuntamenti dove il pubblico si potrà confrontare con il Jazz e i suoi musicisti.

Noi di leccecronaca.it abbiamo voluto essere presenti a uno di questi concerti per toccare con mano l’atmosfera che si respira dal vivo al cospetto un genere musicale spesso ritenuto ostico o peggio, riservato a un pubblico d’elitè.

Per l’occasione abbiamo scelto il Finibus Terrae International Jazz Day Celebration (ospitato in due serate a Salignano, accogliente paesino a due passi da Santa Maria di Leuca) che per il secondo anno ha deciso di onorare la giornata internazionale del jazz con un doppio appuntamento di “musica parlata”. Lo spirito della rassegna è racchiuso nel sottotitolo Parlami di Jazz: agevolare la familiarizzazione con un genere musicale spesso relegato tra quelli di difficile ascolto. Tutto questo facilitato dalla disponibilità dei musicisti ad interagire col pubblico arricchendo le loro performance con spiegazioni, aneddoti e racconti sul jazz.

Promotrice della manifestazione ancora una volta è l’associazione Lampus che con il suo infaticabile presidente Paolo Insalata – a gennaio eravamo stati testimoni sempre a Salignano di un altro evento jazz: la presentazione all’interno della Torre di difesa cinquecentesca del libro di Ugo Sbisà “Puglia, le vie del Jazz” con conseguente estemporaneo concerto del saxofonista Fulvio Palese accompagnato da Roberto Esposito al pianoforte – è determinata a perseguire nell’intento di portare il Jazz a contatto con ogni tipo di pubblico, valorizzando anche i luoghi dove la musica viene suonata.

In quest’occasione, oltre al patrocinio del comune di Castrignano del Capo (di cui Salignano è frazione) l’associazione ha potuto contare sul supporto del Parco culturale ecclesiale De Finibus Terrae e alla diffusione dell’evento grazie ad alcuni social media partner, tra i quali compare anche leccecronaca.it

Venendo ai fatti, si è svolto ieri sera alle 21.00 il primo dei due concerti in programma. Ospite di Parlami di Jazz è stato il duo al femminile Harvuà (nella foto), composto dall’arpista Angela Cosi e dalla vocalista Dionisia Cassiano, entrambe salentine ed entrambe con background di altissimo livello. Di formazione classica la prima, di forte impatto jazz la seconda; da diverso tempo sono impegnate a coniugare l’attitudine del jazz portato a spaziare sul pentagramma con la rassicurante e severa impostazione della musica classica.

Chi sta dando questo resoconto, lungo il tragitto per Salignano aveva in mente la melodia di “Things behind the sun” di Nick Drake, una canzone che da sola riesce allo stesso tempo ad evocare mille emozioni, facendo scivolare nella malinconia di certe giornate autunnali e riportando repentinamente ai bordi di storie delicate e struggenti destinate a consumarsi nell’arco di un tramonto; e ancora, a scoprire volti di donne bellissime che si fondono nel corpo dell’unica che non si conquisterà mai. Può essere una canzone così potente da far star bene, ma anche male? E poi c’è il jazz, che come si diceva: per definizione è una musica che dire “colta” può suonare improprio ma dà il senso; cosa può evocare il jazz? Sterminate praterie, mari profondi e sconfinati, variazioni di gradazione di colori, fatiche interminabili bruciate ad allineare forme picassiane che non si lasceranno allineare perché, è nella loro natura non lasciarsi allineare? Detta così, Nick Drake se la gioca e la vince; ma manca ancora il suono dell’altra campana.

Arrivati anzitempo nella piazza vuota ad accoglierci, appena sotto la splendida torre illuminata dal basso, il palco e le sedie per il pubblico. Da là giunge il suono inconfondibile delle corde di un’arpa e una voce calda e sensuale. Angela e Dionisia stanno facendo il soundcheck e già dalla scena che si presenta si ha la percezione di star assistendo ad un’opera d’arte in progress, una sorta di allestimento audio visivo con la stupenda arpa classica che al tocco delle dita di Angela, libera melodie dolcissime ad accompagnare il canto di una Dionisia trasfigurata artista e madre, con in grembo, assicurata da un marsupio la piccola Ariel di appena un mese.

Non passa molto ed è già concerto. Un pubblico non numeroso, ma attento è pronto all’ascolto. Le due musiciste si presentano e raccontano di come l’arpa, uno strumento così atipico per il Jazz si presti alla fusione tra musica classica e improvvisazione; e di come l’una, affascinata dalle incursioni dell’altra nel proprio ambito, siano stimolate a visitare e ri-visitare classici del jazz e non solo.

Si inizia con un brano prestato dal pop: “Fragile” di Sting, forse quello di più chiaro respiro mediterraneo del musicista inglese; e fa un certo effetto vedere cosa “diventa”, letteralmente, nelle dita di Angela Cosi e nei vocalizzi di Dionisia Cassiano.

Si prosegue con uno dei brani più famosi di George Gershwin, quel “Summertime” ripreso da tanti artisti e al quale spesso non si è resa la giusta interpretazione. Con le Harvuà, Summertime cresce di spessore, la voce dolcemente porta all’estasi e le corde dell’arpa si trasformano nei tasti di un pianoforte suonato con un virtuosismo impressionante.

In un rimando e un afflato che porta le due musiciste ad un elevato livello d’intesa, a seguire, l’esecuzione di “Over the raimbow” l’altro classico di Harold Arlen (con testo di E.Y. Harburg) che se pur ascoltato tante volte, rivisitato con l’arpa si colora di mille sfumature.

La scaletta si è poi svelata attraverso la celeberrima “What a wonderful world” dell’indimenticabile Louis Armstrong; l’esecuzione del “Tango di Nefelis” già proposto in passato dalla polistrumentista canadese (e icona della musica celtica) Loreena McKennitt.

In chiusura il pubblico è stato reso partecipe di un’incursione nel sound portoghese dei Madredeus attraverso una superba interpretazione di “Ao longe o mar”. Il bis ha poi riportato tutto in Italia con l’omaggio al cantautore Paolo Conte e alla sua splendida “Via con me”.

A onore degli avvenimenti va detto che sia Dionisia che Angela durante le esecuzioni armeggiavano disinvoltamente con diavolerie elettroniche a pedale, responsabili di effetti speciali nella voce e nel suono, nonché di loop generatori di suoni multipli che davano la sensazione di essere all’ascolto non di una, ma di diverse arpe contemporaneamente.

Alle 23.00 tutto è finito, la piazza si è svuotata, non prima di un saluto alle musiciste, agli organizzatori e al piccolo borgo con la torre di Salignano. ‘Stasera si replica con un altro interessante concerto di area profondamente jazz che vedrà sul palco della torre il duo formato dal pianista Roberto Esposito e dal trombettista Marco Puzzello.

Il suono dell’altra campana è stato chiaro e inequivocabile. Più sofisticato, più d’effetto, più aristocratico, non v’è dubbio; ma è riuscito a tenere testa alla melancholic-ballad di Nick Drake; d’altra parte, “Poor boy” una delle canzoni più belle di Drake, non ha un andamento decisamente Jazz?

Category: Cronaca, Cultura, Eventi

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