IL CONCERTO – EVENTO DEI NEGRAMARO ALLO STADIO DI VIA DEL MARE / NEL REPORTAGE DELL’ INVIATO DI leccecronaca.it IL RACCONTO DI UNA SERATA MAGNIFICA

| 14 Luglio 2018 | 0 Comments

di Roberto Molle______

Ero allo stadio di Via del Mare ieri sera, venerdì 13, al concerto dei Negramaro, una band che per la verità non è proprio nelle mie corde, ma che volevo ascoltare dal vivo per capire meglio la particolare alchimia che si sviluppa tra i musicisti e il vastissimo pubblico di fans disseminato in tutto lo stivale.

Ora, potrei liquidare tutto con pochi passaggi e qualche giro di parole del tipo: grande spettacolo, musicisti strepitosi, Giuliano gran bella voce, canzoni mai banali e poi, un numero impressionante di spettatori e bla bla bla… direi delle cose ovvie che, per documentare, non sarebbe stato necessario trovarsi sugli spalti della tribuna stampa dello stadio.

Dirò invece di come, spesso, chi si occupa di musica tenda a liquidare con sufficienza certe qualità artistiche abbastanza evidenti semplicemente perché, trattasi di musica italiana. Pregiudizi?

In un certo senso si! L’Italia è un paese dove negli ultimi sessant’anni si è imposta a tutti i livelli una tendenza, o, per meglio dire un italian-lifestyle tutto improntato sul modello americano, e la musica non ne è immune.

Si vada a curiosare tra le pieghe della stragrande maggioranza delle produzioni degli artisti più in voga al momento (da Vasco Rossi a Gianna Nannini, da Jovanotti a Zucchero Fornaciari, dagli Afterhours ai Subsonica, e così via), i prodromi di quel rock o pop che si voglia, ci sono tutti, magari spostati un po’ verso l’asse anglo-americano, ma lì si va a parare, verso quel mainstream che cerca di tenere insieme creatività, intrattenimento e, soprattutto, profitto.

 

Fatta questa precisazione, torno indietro a qualche giorno prima del concerto.

Sarà stato inizio settimana, un messaggio del direttore di leccecronaca.it mi inchioda ad una responsabilità non da poco: decidere se andare a Lecce il 13 luglio a seguire il concerto dei Negramaro, ultima tappa dell’”Amore che torni” tour. Decidere e farlo presto, serve la conferma per l’accredito. Non ci penso due volte e do conferma: ho l’occasione una volta per tutte di andare fino in fondo nell’universo musicale di sei ragazzi salentini che un giorno di tanto tempo fa approdarono alla corte di sua maestà Caterina Caselli (ex cantante e produttrice discografica dell’etichetta Sugar, tra le più importanti in Italia. n.d.r.) e ne uscirono indenni… anzi rock-star.

Nei due pomeriggi precedenti il concerto chiudo il mondo fuori e mi immergo full-time tra web, files e youtube, cercando di districarmi attraverso la produzione musicale dei Negramaro: sette album da studio (più uno dal vivo e una raccolta), novantacinque canzoni, poco più di sette ore di musica. Poi il dvd – uscito nel 2007 insieme al terzo album La finestra – contenente il rockmentary “Dall’altra parte della luna”, diretto da Dario Baldi e Davide Marengo in cui sono documentati sette mesi di lavoro dalle parti di San Francisco. I Negramaro sono ripresi in diversi set live, mentre registrano e girano per la California, in brevi pause di riflessione e di racconto del loro percorso artistico.

Insomma tanta roba, o carne al fuoco, verrebbe da dire. Ne esco un po’ trasfigurato da questo confronto, sorpreso di come Giuliano Sangiorgi (voce), Emanuele (Lele) Spedicato (chitarra), Ermanno Carlà (basso), Andrea Mariano (tastiere, sinth), Danilo Tasco (batteria) e Andrea (Pupillo) De Rocco (organetto, campionature), abbiano percorso più di tre lustri insieme senza cambiare mai formazione, di più, rimanendo fedeli a quell’idea di partenza, di compiere un viaggio tutti insieme partendo dal Salento, conquistare il mondo e tornare per condividere con la propria gente il bagaglio culturale e le mille emozioni cristallizzate nelle loro belle canzoni.

Della splendida voce di Giuliano è quasi superfluo dire, di quanto sia particolare, vellutata e graffiante nelle impennate, e dolce e profonda nelle ballate più intimiste. Degli altri musicisti, che proprio nel documentario di cui sopra (anche se un po’ datato, ma, d’altra parte immortala un gruppo che gode già di un certo successo) appaiono nei commenti e nel porsi di una disarmante umiltà che li rende simpatici e iconograficamente vicini alla figura del ragazzo della porta accanto.

Attraverso i sette album sono cresciuti e interagito con tantissimi musicisti; in particolare hanno dato il loro contributo al lavoro dei Negramaro artisti del calibro di Mauro Pagani, Paolo Fresu, Raffaele Casarano, Cesare Dell’Anna e Solis String Quartet. Se devo dire, la due pomeriggi di passione, musica e sangue, si è conclusa con la scelta di due album in assoluto tra i più belli (per lo scrivente), anche se il livello è alto per tutti gli album. I nomi: Mentre tutto scorre e La finestra, entrambi prodotti da Corrado Rustici (musicista e produttore partenopeo, scelto per mettere mano ai lavori di musicisti del calibro di Herbie Hancock, Whitney Houston, Enzo Avitabile, Francesco De Gregori, Pino Daniele, Elton John, Elisa, Clarence Clemons e molti altri, n.d.r.).

Il lavoro che Rustici riesce a fare con la produzione dei due album è eccezionale, prende le canzoni dei Negramaro le imbottisce di reminiscenze di suoni destrutturati di U2 e Radiohead, le sporca di rock’roll e li porta a segnare il territorio con il drumming di batterie suonate a colpi secchi e decisi e sferragliate di chitarre classic-rock che si svincolano e approdano a territori che banalmente si possono definire internazionali.

Giovedì notte stacco tutto con ancora negli occhi le immagini di Dall’altra parte della luna; non riesco a togliermi dalla testa la figura di Pupillo mentre cerca di spiegare un po’ goffamente ad un afroamericano che loro sono un gruppo di musicisti italiani venuti a registrare nel famoso studio dove sono stati realizzati i due album che hanno venduto di più nella storia della musica; poi Giuliano che un po’ impacciato snocciola i versi di una canzone e guarda il mare; e Andrea Mariani ripreso in alcuni flash mentre visita il conservatorio di Lecce dove si è formato come pianista.

 

Venerdì è il giorno del concerto dei Negramaro, mi rammarico del fatto che per una serie di motivi non potrò assistere a quello di Suzanne Vega in programma oggi al castello di Corigliano D’Otranto; tengo duro e durante un assolato e umido pomeriggio, quando sono le 18,30 sto per prendere lo svincolo che dalla tangenziale est mi porterà allo stadio di Via del Mare, ma desisto quasi subito, una fila di auto lunga qualche chilometro si stende verso l’unica strada per il concerto. Torno indietro e rientro a Lecce un paio di chilometri prima, parcheggio non lontano dallo stadio e mi avvio. Come sciami d’api, file di persone (in gran parte teen agers) stanno guadagnando le diverse entrate dello stadio, più tardi sul prato e sugli spalti saranno probabilmente più di venticinquemila.

Dalla tribuna stampa il colpo d’occhio è magnifico, migliaia di volti e altrettanti colori sulle gradinate e sul prato assiepati come dentro una partita alla play station, braccia che si alzano e si abbassano sull’onda di un paio di ole, potenti amplificatori che costruiscono un muro del suono fatto di musica house che non cesserà prima delle 21,30 orario di inizio del concerto.

L’allestimento del palco è faraonico: quinte maestose montate su un’americana costellata di luci colorate, due maxi schermo laterali e uno centrale di forma circolare, cinque piccoli palchi mobili con superfici a led che a loro volta rimandano altri video, la classica pedana centrale allungata verso il pubblico e altre due minori laterali che permetteranno ai musicisti di muoversi con grande libertà suonando a due passi dai fans.

Ad aprire il concerto è l’esecuzione di “Fino all’imbrunire”, primo singolo estratto dall’ultimo album “Amore che torni”, e subito il pubblico si accende con un boato che copre quasi la voce di Giuliano. Piccola nota non di rilievo: nell’esecuzione del brano non v’è traccia di quel respiro vintage electro-pop che nel disco prende l’ascoltatore al cuore spedendolo direttamente verso atmosfere riconducibili a sonorità di gruppi anni ottanta come Simple Minds e Tears for fears.

Poi a ruota “Ti è mai successo?”, “Estate” con tutto il pubblico a cantare, “Sei tu la mia città”, “Il posto dei santi”, “Mi basta”. Oltre trenta brani eseguiti da Giuliano e gli altri che come piccole figure si muovevano sullo sfondo del mastodontico impianto scenico accompagnati da mille invenzioni visive che, spesso, diventavano vere e proprie installazioni video-sonore.

Ci sono stati momenti di commozione quando Giuliano accompagnato solo dal piano ha cantato un passo della canzone dedicata al padre e poi, durante l’esecuzione di “Senza fiato” il brano del 2007 dove duetta con Dolores O’Riordan, con lui calato dall’alto, sospeso a mezz’aria a cantare accompagnato dalla splendida voce della cantante dei Cranberries scomparsa recentemente.

Altri titoli: “Parlami d’amore”, “L’amore qui non passa”, Attenta”, “Per uno come me”, “Meraviglioso”, “Via le mani dagli occhi”, e così via saccheggiando un po’ tutto il repertorio. Più volte, durante il concerto, Giuliano ha gridato “Ciao Casa, ciao Lecce!” facendo palesemente capire di essere contento di tornare a cantare e suonare nella sua terra dopo un tour sicuramente esaltante ma anche faticoso, e poi anche per il fatto di poter riabbracciare le famiglie.

Il concerto si è chiuso con le parole di Giuliano che ha detto: “Sembra un sogno. Eravamo andati via un po’ per pensare, siamo tornati carichi di vita”.

 

Quando tutto è finito, confuso alla fiumana umana che si porta lentamente verso i parcheggi, mi torna in mente una considerazione che avevo fatto al termine della seduta-ascolto della musica dei Negramaro: “e ora che faranno? Dopo una carriera così esplosiva, un successo incredibile, un numero ragguardevole di dischi realizzati, tutti più o meno di buon livello, e in particolare l’ultimo, che sembra avere delle zone d’ombra in quanto a freschezza e originalità, cosa s’inventeranno?”

Bisognerà aspettare il nuovo corso nella parabola dei Negramaro per capire se hanno già detto tutto quello che avevano da dire o se c’è dell’altro…Quello che è certo è che, i venticinquemila dello stadio di Via del Mare e i tantissimi altri fans sparsi per l’Italia continueranno ad amarli incondizionatamente.

 

 

Category: Cronaca, Cultura, Eventi

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