NEL DESERTO CHE HAN FATTO E CHE HANNO CHIAMATO XYLELLA, E’ SPUNTATO ORA UN FIORE, UNA GINESTRA DI SPERANZA: SI CHIAMA CONOSCENZA

| 8 Febbraio 2020 | 7 Comments

di Giuseppe Puppo______

“…Gli scienziati ipotizzano che il batterio si trasmetta via web (Xylella cerebrale, subspecie copia&incolla), telefonicamente e/o tramite contatto diretto (inalazione di goccioline disperse nell’aria). Le persone infette soffrono di un grave disturbo della percezione della realtà. Quando vedono un olivo, di natura generalmente innocua, gli viene subito in mente di ucciderlo. Non importa se questo ulivo ha cento oppure millecinquecento anni. Se non riescono a sradicarlo, si accontentano di tagliarlo, magari applicando una potatura così pesante da portare alla morte certa dell’ulivo.

E non gli basta uccidere gli ulivi. Vogliono anche sterminare tutti gli insetti che si avvicinano ad un ulivo, indiscriminatamente anche se si tratta di un’ape o una mosca. In particolare ce l’hanno con un insetto che si chiama sputtacchina e a quanto pare viaggia preferibilmente in auto poiché è troppo pigro per volare. Per questo il governo italiano ha pubblicato addirittura un decreto”.

Un articolo della studiosa tedesca Petra Reski, di due anni fa, “La triste storia della xylella cerebrale”, diventa una performance d’arte e di passione civile. Cambi di voce, atteggiamenti, pause, sguardi, l’attrice Stefania Bove (nella foto) è bravissima a fare di un ragionamento divulgativo, un monologo teatrale, anche perché – si percepisce a pelle – sente profondamente dentro di sé il testo che sta interpretando.

Beh, del resto, siamo a teatro, quello di Leverano, gremito alle 18.00 di un pubblico attento e qualificato, di cui quasi la metà è arrivato a presenziare fino alla fine, dopo quattro relazioni scientifiche e quattro ore, e se non è un record, poco ci manca, o ditemi voi che cosa è: voglia di informarsi? di condividire? di uscire finalmente dalla dittatura dell’informazione pigra, supina e, direttamente o indirettamente, asservita ai poteri economici, e a quelli politici loro camerieri, che hanno imbastito da troppi anni ormai la frode Xylella, l’epidemia inventata.

Si è aperto così ieri sera il convegno “Hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato Xylella“, organizzato dalle associazioni “Cittadini per l’ambiente – Leverano” e “Coordinamento per la Tutela del Patrimonio Culturale contro le devastazioni ambientali”, quest’ultima alla seconda uscita pubblica, dopo quella a Lecce del dicembre scorso.

Ne seguiranno presto tante altre, a scopo divulgativo, per informare e condividere, magari di confronto, e fuori dalle aule giudiziarie, se finalmente finiranno il muro contro muro, il pregiudizio, la demonizzazione di chi non si adegua al pensiero unico, di chi si oppone anzi al partito unico che in tutti questi anni ha visto cementarsi approfittatori, speculatori, ministri e deputati, dotti, medici e sapienti, nani, saltimbanchi e ballerine.

La verità avanza, dopo tante mistificazioni. Certo, siamo figli del Novecento, sappiamo che la verità assoluta non esiste, però sappiamo pure, che ci si può avvicinare moltissimo davanti ad essa, intuirla prima, capirla e spiegarla poi, e agire di conseguenza.

Per il passato, quale premessa indispensabile, perché se non ci capisce il come e il perché di quello che è successo, è tutto inutile: felix qui potuit rerum conoscere causas.

Ma pure per il presente, ed il futuro. Per esempio per fare in modo che i tantissimi soldi stanziati per “l’emergenza” non finiscano nelle mani delle multinazionali, dei lobbysti, degli affaristi, dei latifondisti, dei feudatari e dei loro valvassori e valvassini, ma magari aiutino i piccoli proprietari, i contadini, i vivaisti, i frantoiani. Soprattutto che servano a stimolare la ricerca di metodi naturali, fra l’altro assai più economici anche dal punto di vista ‘commerciale’, e non chi vorrebbe continuare a devastare il territorio, a eradicare i nostri fratelli ulivi, ad amputarli e a bruciarli, e ad avvelenare con i veleni della chimica terre già moribonde, e tutti noi Salentini che ci viviamo sopra.

Ora, questi erano i miei pensieri personali, per i lettori di leccecronaca.it, ruminati per una notte intera.

Qui voglio e anzi devo fare un articolo giornalistico, non un trattato accademico.

Gli atti del convegno sono comunque messi a disposizione di tutti dagli organizzatori, specie per chi voglia studiarli e approfondirli con modalità di metodo scientifico.

Da cronista, vi ho raccontato qui solo le miei sensazioni, credo abbastanza condivise dai tanti presenti in sala.

Non mi rimane altro nell’occasione che dare conto in sintesi estrema dei relatori succedutisi.

L’ambientalista Gino Ancona che con piglio battagliero e verve polemica ha introdotto i lavori, all’insegna della consapevolezza che ci si trovi di fronte all’inquinamento delle falde acquifere, la prima, nel senso di originaria, delle concause che hanno portato al disseccamento degli ulivi, e ad un “processo di desertificazione occultato inventando un’epidemia“.

L’ottimo e chiarissimo dottor Giorgio Doveri che con dati di fatto indiscutibili e documentazioni probanti tale consapevolezza ha illustrato con dovizia di particolari, perché “il problema sta alle radici“, quelle in cui affondano gli alberi malati, perché ammalatisi di trascuratezza, incuria e veleni.

E di discariche abusive, molte delle quali ancora misconosciute e insondate “che disperdono nelle falde e dunque nel terreno” chissà quale e quanto percolato novico , come ha evidenziato con altrettanta chiarezza e uguale dovizia di approfondimenti l’ingegner Roberto Dammicco, anche a proposito della salinità negativa, che “si può correggere, come si può migliorare la fertilità“, con metodi naturali, aiutando le piante colpite dai batteri a superare la crisi, anche recuperando le acque piovane in appositi bacini, depurandole e adoperandole per l’irrigazione, ridistribuendole a uso agricolo.

Già curare, con metodi naturali, dai costi fra l’altro minimi rispetto a quelli deleteri e letali della chimica, come ha spiegato- ha spiegato? ha fatto vedere con diapositive i risultati, dopo aver raccontato quello che era stato fatto  da alcuni, fin tanto che è stato possibile – il professor Giovanni Pergolese.

E infine il dottor Carlo de Michele, medico e anzi umanista, che, nell’affrontare la drammatica relazione fra devastazioni ambientali e insorgenza di tumori, purtroppo sempre più diffusi, anzi ora congeniti fin dai feti nel grembo materno, nel nostro martoriato Salento, ha voluto spendere parole anche di coraggio, di speranza, filosofiche direi, richiamando a stili di vita più salutari, fatti di serenità, per quanto possibile, pur nelle difficoltà della vita, tanto moto e, soprattutto, corretta alimentazione, di scelte consapevoli: gli ulivi si ammalano come si ammalano gli esseri umani, se vivono in un ambiente compromesso, che distrugge, o gravemente compromette le difese naturali dell’organismo.______

L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 21 dicembre scorso

HANNO FATTO UN DESERTO E LO HANNO CHIAMATO XYLELLA

 

 

 

 

 

 

Category: Cronaca, Cultura, Eventi, Politica

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Comments (7)

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  1. Luigi Di Donfrancesco - tramite Facebook ha detto:

    L’inferno che l’uomo ha dentro lo trasmette fuori… tutto ciò che è vita tutto ciò che è bellezza deve essere distrutto…!! Fortunatamente c’è anche una bella umanità che si prodiga a combattere tutto ciò..!!

  2. Massimo Tripicchio - tramite Facebook ha detto:

    Bravissimi tutti!

  3. Claudio Monnini - tramite Facebook ha detto:

    C’è una sorta di vendetta rancorosa verso la bellezza. Invece della sindrome di Stendhal l’uomo soffre di quella di Goebbels.

  4. Ivano Bono - tramite Facebook ha detto:

    Complimenti per la serata.
    Ottimo lavoro

  5. Giovanni ha detto:

    La xylella ringrazia ed è alle porte di Monopoli

  6. Giorgio ha detto:

    Sig. Giovanni, la xylella é già in Toscana, in Corsica, in Francia, in Spagna, in Belgio, almeno. Quasi sempre in zone costiere. Con gran probabilità é già oltre Monopoli, ma lo saprete a piccole gocce. Ma non é questo il problema, magari fosse la xylella il problema, magari. Aprite gli occhi e volgeteli verso il basso, c’é ormai in giro, in rete, tutto il materiale per studiare e capire e battere i pugni per i giusti diritti e per chiedere di spendere bene i danari disponibili. Studiare richiede tempo, capire richiede apertura mentale. Non c’é scienza senza conoscenza, ma sopratutto non c’é scienza senza coscienza. Buon proseguimento, Giorgio Doveri

  7. Raffaella Vergine - tramite Facebook ha detto:

    Una terra la nostra già arida, chi veniva dalla Svizzera diceva che dovevamo, già 50 anni fa pensare a piantare alberi… Ora mi chiedo cosa sarà della nostra terra senza neppure gli ulivi che sempre verdi oltre al frutto, all’ombra entravano nel circolo aria sole acqua suolo….?la desertificazione è all’opera e noi, ahi me non abbiamo i soldi degli Emirati Arabi per mantenere la vita in un deserto. La cosa mi angoscia

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