“Non faccio il condimento del piatto di lenticchie sbattuto in faccia alla popolazione”. LA SERENA, COERENTE E ORGOGLIOSA RIFLESSIONE DI GIANLUCA MAGGIORE: “No a sfruttamento delle multinazionali e compensazioni spacciate per opportunità”

| 18 Maggio 2025 | 0 Comments

(g.p.) ___________

“Ho deciso di non avvalermi più della competenza dell’avvocato Francesco Calabrò. Ho deciso di non piegarmi, coerentemente secondo me, alla pacificazione imposta per accordo. Ho deciso di non essere il condimento del piatto di lenticchie che è stato sbattuto in faccia alla popolazione che si è opposta al gasdotto Tap”.

Comincia così la lunga riflessione postata sul suo diario di Facebook ieri sera da Gianluca Maggiore, da anni ‘portavoce’ del Movimento No Tap di Melendugno. Lunga, ma significativa. Soprattutto perché, al di là delle vicende personali, capace di abbracciare la Storia e i significati di quanto avvenuto negli ultimi anni.

Per questo motivo qui di seguito la riportiamo integralmente __________

“Vi posso garantire che non è stata una scelta presa a cuor leggero, ma è figlia di un attenta valutazione che rendo pubblica per i motivi che seguono.

Porto avanti questa battaglia da 14 anni sempre con coerenza.

Non posso avversare un accordo con molti lati oscuri, tra cui quello di non essere ancora integralmente pubblico, sapendo che è stato redatto anche dall’Avvocato che mi difende contro la stessa multinazionale.

Non posso rimanere insensibile, visti i vari comunicati pacificanti e il tentativo appreso dai media, al tentativo di inserire i guai legali dei NO TAP nell’accordo.

Come, e a vantaggio di chi, vorremo saperlo, ma per il momento prendo atto solo delle clausole di riservatezza che hanno imbavagliato enti, istituzioni e persone.

Il sospetto che l’accordo abbia come piccola contro partita presunte agevolazioni nei processi dei NO TAP va fugato, e prendere le distanze da chi ha contribuito alla sua stesura mi sembra l’unico modo, anche se doloroso.

Avrei preferito , dopo tanti anni di battaglia, che l’interessato avesse fatto una scelta a monte dell’accordo tra istituzione e attivismo invece di insinuare il dubbio e lo sconforto in molti attivisti.

Chi si è opposto al TAP e ora nella difficile posizione di decidere se gettare la spugna o essere coerente con la battaglia a caro prezzo.

I NO TAP più attivi si trovano nelle posizioni più complicate e sicuramente nella difficoltà di fare una scelta ragionata e libera.

Si è aperta la porta dell’opposizione al TAP alla multinazionale, come nel processo, alla stesso modo, si è rotto il fronte delle parti civili.

Non era prevedibile una situazione del genere?

Per quanto riguarda IL LAVORO …perché il lavoro è lavoro…perché anche i soldati che sparano sui bambini lavorano …il loro lavoro…

Per il LAVORO riporto il comunicato del Movimento NO TAP del primo maggio 2018 letto dal palco di Taranto.

Per me dal quel comunicato non è cambiato niente, per coerenza:

“Non è facile parlare di lavoro in quest’epoca storica, dove i diritti vengono scambiati per obblighi e dove il ricatto occupazionale sembra essere diventato la forma contrattuale per eccellenza.

Per questo vogliamo partire dalla lettura dell’art. 23 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, firmata a Parigi nel 1948 dagli Stati membri delle Nazioni Unite:”Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.”

Il lavoro è un DIRITTO di tutti, che oggi si scontra con lo sfruttamento imposto da un sistema capitalistico globalizzato, fondato per arricchire sempre di più le multinazionali a scapito delle popolazioni.

NON è lavoro il ricatto occupazionale al quale ci hanno abituati! Ilva, Cerano, Colacem e oggi Tap, non sono affatto possibilità di lavoro, ma sono strumenti con i quali il sistema specula consapevolmente sulle nostre vite.

NON è lavoro quando ci chiedono di scegliere tra uno stipendio e la nostra stessa vita, quando per trent’anni di lavoro ci condannano a generazioni di sofferenza!

NON è lavoro uno stipendio di tre mesi, il più delle volte in nero, dove chi lavora viene sottopagato con l’unica giustificazione del “…altrimenti troviamo qualcun altro”.

Oggi la parola “lavoro” sembra sovrapporsi alla parola “distruzione”. Laddove una multinazionale devasta, l’illusione dettata dal bisogno trasforma lo sfruttamento in opportunità. Ed è questo che il sistema vuole: creare un popolo muto, che sappia dire solo grazie al suo aguzzino!

Lo vediamo ovunque questo sistema, lo stiamo vivendo sulla nostra pelle con il gasdotto TAP: cercano di ammutolire la coscienza critica del territorio parlando di compensazioni e di opportunità lavorative, cercando di comprare il consenso attraverso le tasche vuote delle famiglie. Ma dobbiamo essere NOI gli artefici di un nuovo modello di sviluppo! Dobbiamo essere NOI i primi a capire che il lavoro è quel diritto fondamentale di una società evoluta. Non dobbiamo cedere ai ricatti, solleviamo la testa e diciamo BASTA a chi ci opprime!

Il lavoro non è una fabbrica e una mascherina, non sono 8 ore lavorative seguite da decine di controlli in ospedale. Il lavoro non è piangere le notti per non sapere come andare avanti. Il lavoro non è indossare una divisa per andare a picchiare chi difende questa terra!

No, il lavoro è ben altra cosa: è lottare per i propri diritti, è svegliarsi la mattina col sorriso consapevoli di fare la cosa giusta, è prendere coscienza che bisogna svolgere il proprio compito per cambiare rotta e far progredire una società che sta andando alla deriva.

Per questo, il nostro pensiero va a tutte quelle persone che lottano in difesa dei diritti dei lavoratori, in difesa di un mondo più equo e solidale. Il nostro pensiero va a chi subisce quotidianamente la repressione, solo perché colpevole di difendere quei diritti inviolabili che dovrebbero essere alla base di un vivere civile.

E’ da questa piazza che deve nascere la consapevolezza che il futuro è nelle nostre mani. E partiamo da qui, dal considerare il 1 maggio non solo come un giorno di festa, ma come l’inizio di una nuova lotta, quella lotta che ci porterà ad autodeterminarci e ad essere consapevoli che LA NOSTRA VITA VALE PIU’ DI UN RICATTO!” __________

LA RICERCA nel nostro articolo del 12 maggio scorso

Category: Costume e società

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