MAMMA MIA! MA IN CHE NAZIONE VIVIAMO? MENTRE LA POLITICA SI DIMOSTRA INCAPACE DI FERMARE IL DECLINO, L’ISTAT FOTOGRAFA, CON LA FREDDA SINTESI DEI NUMERI, UN’ITALIA SEMPRE PIU’ DI POVERI, VECCHI, ESCLUSI, SFIDUCIATI E SOLI
(g.p.) ________ (nella foto Christian De Sica nel film del 2023 ‘I limoni d’inverno’ di Caterina Carone) __________
Questa mattina a Roma, a Palazzo Montecitorio, il Presidente dell’Istat – l’ Istituto nazionale di statistica, il massimo ente di ricerca pubblico – Francesco Maria Chelli ha illustrato il “Rapporto annuale 2025. La situazione del Paese”.
La trentatreesima edizione del Rapporto esamina i cambiamenti economici, demografici e sociali che hanno interessato il Paese nel 2024, offrendo un quadro informativo ampio e approfondito sulle principali sfide del nostro tempo e su quelle che l’Italia sarà chiamata ad affrontare nei prossimi anni.
Il Rapporto è articolato in quattro capitoli: Economia e ambiente; Popolazione e società; Una società per tutte le età; Il sistema economico tra vincoli e opportunità: un confronto tra le generazioni.
Per ciascuno di essi, dopo una breve introduzione, si evidenziano i principali risultati.
Vediamo quali sono.
Nel 2024 la produzione industriale in volume, corretta per i giorni lavorativi in Italia è diminuita del 4% rispetto al 2023, quando già era calata del 2%.
Per l’Ue a 27 si è avuta una riduzione del 2,4% e che, fra le maggiori economie europee, la contrazione della produzione industriale nel 2024 ha riguardato soprattutto l’Italia e la Germania, dove il calo ha raggiunto il 4,6%, e solo marginalmente la Francia (-0,1%), mentre in Spagna si è avuto un aumento dello 0,5%.
Le previsioni più recenti per il 2025 sono di un rallentamento della crescita rispetto all’andamento già moderato del 2024, come conseguenza principalmente degli effetti dell’evoluzione delle politiche commerciali globale. Le prospettive sono condizionate dalle possibili evoluzioni delle tensioni geopolitiche internazionali che rendono ogni previsione soggetta ad ampi margini di incertezza.
Le retribuzioni contrattuali hanno perso tra il 2019 e il 2024 il 10,5% del potere d’acquisto a causa della forte crescita dei prezzi.
Quasi un quarto della popolazione, il 23,1%, è a rischio povertà o esclusione sociale (+0,3 punti sul 2023) ma al Sud la percentuale sale di un punto e tocca il 39,8%.
La grave deprivazione materiale e sociale presenta forti disuguaglianze territoriali: nel 2024, colpisce l’1,3 per cento della popolazione nel Nord-est e il 12,1 per cento nel Sud, a fronte del 4,6 della media nazionale. Anche le caratteristiche familiari influiscono molto: la quota sale al 7,9 per cento tra chi vive in coppie con tre o più figli e raggiunge l’11,4 nelle famiglie in cui il principale percettore di reddito è straniero, rispetto al 4,0 registrato tra le famiglie con percettore italiano.
I più diffusi segnali di deprivazione sono: l’impossibilità di permettersi una settimana di vacanza all’anno (31,4% nel 2024), la mancanza di risorse per affrontare una spesa imprevista (29,9%), l’incapacità di sostituire mobili danneggiati (15,8%) e, a livello individuale, la rinuncia ad attività a pagamento nel tempo libero (9,6%). Le difficoltà economiche a sostenere spese impreviste sono particolarmente frequenti tra le famiglie monogenitore (36,2%), tra quelle con percettore giovane con meno di 35 anni (38,7%) o con cittadinanza straniera (54,7%).
Va considerato inoltre che eventi quali lo scioglimento di un’unione o il decesso di un componente familiare possono esporre le famiglie a un maggiore rischio di ritrovarsi in condizioni di disagio economico.
Le famiglie sono sempre più piccole e frammentate. Nel biennio 2023-2024 le persone sole costituiscono il 36,2 per cento delle famiglie e le coppie con figli scendono al 28,2 per cento.
Tra le cause instabilità coniugale, bassa fecondità e posticipo della genitorialità. L’aumento delle persone sole interessa tutte le età, ma soprattutto gli anziani. Quasi il 40 per cento delle persone di almeno 75 anni vive da solo, in prevalenza donne.Famiglie ricostituite, coppie non coniugate, genitori soli non vedovi e persone sole non vedove rappresentano oggi il 41,1 per cento delle famiglie, segnando una trasformazione strutturale nella geografia familiare del Paese
Resta elevata la quota di 18-34enni che continuano a vivere nella famiglia di origine, circa 66 per cento, contro una media europea del 49,6. La difficoltà di raggiungere l’indipendenza economica ostacola l’autonomia e ritarda tutte le tappe dei giovani verso l’età adulta, genitorialità compresa.
Nel 2024 un italiano su dieci (9,9%) ha riferito di avere rinunciato negli ultimi 12 mesi a visite o esami specialistici, principalmente a causa delle lunghe liste di attesa e per la difficoltà di pagare le prestazioni sanitarie.
La rinuncia a prestazioni vitali per la prevenzione e la cura è in crescita sia rispetto al 2023, quando era al 7,5%, sia rispetto al periodo precedente, quando il dato era 6,3%, soprattutto per l’aggravarsi delle difficoltà di prenotazione.
L’Italia ha visto emigrare negli ultimi dieci anni circa 97mila giovani laureati con un record nel 2024 e l’uscita di 21mila giovani con un alto livello di istruzione.
Al 1° gennaio 2025 la popolazione residente in Italia è ormai sotto i 59 milioni. La diminuzione – in atto dal 2014 – è dovuta a una dinamica naturale fortemente negativa; la natalità continua a calare – nel 2024 si sono registrate solo 370 mila nascite – e la fecondità ha toccato il minimo storico di 1,18 figli per donna, sfavorita dalla riduzione del numero di donne in età fertile e dal crescente rinvio della genitorialità.
In Italia quasi un quarto della popolazione (il 24,7% pari a 14 milioni 573mila persone) ha più di 65 anni mentre ci sono quasi 4,6 milioni di persone che hanno superato gli Ottanta anni.
Il Rapporto dell’Istat sottolinea come gli over 80 abbiano ormai superato i bambini con meno di 10 anni di età (4 milioni 326mila). Se si guarda a venticunnque anni fa i bambini di questa età erano 2,5 volte gli over 80 mentre cinquanta anni fa il rapporto tra bambini e grandi anziani era 9 a uno.
Crescono le nuove forme familiari: le unioni libere soni oltre 1,7 milioni e le famiglie ricostituite coniugate sono 840mila. Per la generazione del 1983 la media è di 1,44 figli per donna mentre era a 2,31 per le nate nel 1933. Se nel 1999 solo 10 nati su cento avevano genitori non coniugati nel 2023 la quota è più che quadruplicata.
L’Italia è tra i Paesi europei maggiormente colpiti per perdite economiche dovute ad eventi climatici estremi: nel periodo 1980-2023, si colloca al secondo posto nell’UE27 con circa 134 miliardi di euro, dopo la Germania con 180 miliardi e prima della Francia con 130 miliardi, secondo quanto evidenzia lì’Istat.
Il rapporto ricorda che il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre a livello globale dal periodo pre-industriale, il secondo in Europa dopo il 2020 e in Italia dopo il 2022.
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