OTRANTO IN FIAMME, IL ROGO DEVASTA ANCORA LA COSTA E AVANZA VERSO BADISCO, E’ UN DISASTRO ANNUNCIATO
di Flora Fina __________
Il paesaggio mozzafiato del litorale otrantino si è trasformato in un fronte di fuoco. Da oltre ventiquattro ore, le fiamme avanzano senza tregua, divorando ettari di macchia mediterranea e minacciando nuove aree del Parco Naturale Regionale “Costa Otranto-Santa Maria di Leuca”. Dopo l’incendio che ha devastato l’area della baia dell’Orte, un nuovo fronte ha ripreso forza nel pomeriggio, propagandosi con violenza lungo la zona di canale Scuro, spinto da raffiche impetuose in direzione di Porto Badisco.
Le autorità hanno disposto la chiusura della litoranea per garantire la sicurezza e consentire le operazioni di spegnimento, rese possibili anche dal ritorno in volo dei Canadair partiti da Lamezia Terme, che già alle prime luci dell’alba avevano effettuato numerosi interventi. I velivoli, applauditi simbolicamente da chi ha passato la notte a contenere le fiamme a mani nude e con le lance d’acqua, hanno intensificato l’azione dall’alto, in coordinamento con le squadre di terra, la Protezione Civile, l’Arif e i militari dell’Aeronautica.
Il primo rogo si era sviluppato mercoledì attorno alle 17:30 all’interno della pineta dell’Orte, ma è bastato che il maestrale iniziasse a soffiare con più forza per rendere l’incendio totalmente fuori controllo. Le fiamme hanno rapidamente oltrepassato la cava di bauxite, scendendo fino alla SP87, raggiungendo nella notte le vicinanze della base della 136ª Squadriglia e spingendosi oltre Punta Palascia fino a Cippano.
Scene di panico si sono registrate anche tra i bagnanti presenti in spiaggia, costretti a una fuga precipitosa verso le aree più interne. Intanto, il fronte delle operazioni si è allargato: al lavoro decine di uomini, tra vigili del fuoco, squadre antincendio boschivo e unità della Protezione Civile munite anche di droni per monitorare dall’alto l’evoluzione del disastro.
La notte è trascorsa in un susseguirsi di focolai, alcuni domati, altri riaccesi a breve distanza. Solo con l’arrivo della mattina, grazie anche ai sedici lanci d’acqua dei velivoli, si è potuto iniziare un primo ciclo di bonifica. Ma la tregua è durata poco: un altro focolaio si è sviluppato lungo la litoranea, richiedendo il ritorno immediato dei mezzi aerei.
In attesa della definitiva messa in sicurezza dell’area, resta l’ombra lunga del dolo.
Si pensa che l’incendio sia stato appiccato deliberatamente. Intanto, la stima dei danni parla chiaro: almeno cento ettari di vegetazione andati in fumo solo nella zona dell’Orte, con conseguenze gravi per l’ecosistema, la fauna e la tenuta idrogeologica dell’area.
Un disastro che, per violenza e tempismo, richiama ancora una volta l’urgenza di un piano serio di prevenzione e monitoraggio, in un’estate salentina che si preannuncia rovente non solo per le temperature, ma per la fragilità crescente del suo patrimonio naturale.
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LA RICERCA nel nostro ultimo articolo di ieri
L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 16 giugno scorso
Category: Cronaca