“I cunti e il mondo dantesco”: UN INTERESSANTE SAGGIO DI PIERGIORGIO MAZZOTTA ESPLORA IL RAPPORTO FRA FIABE SALENTINE E DIVINA COMMEDIA
di Mario Bozzi Sentieri ____________
Nonostante siano generi apparentemente molto distanti tra loro, accostare la Divina Commedia e le fiabe – come ha fatto Piergiorgio Mazzotta, con il suo libro I “cunti” e il mondo dantesco – appare tutt’altro che arbitrario. Soprattutto se la conoscenza dell’Opera dell’Alighieri e quella delle fiabe popolari rientra negli interessi culturali dell’autore, appassionato cultore di Dante e della tradizione salentina, a cui ha dedicato, nel 2018, con Ratatile, una puntuale ricerca, focalizzata proprio sui Cunti, storie inventate per intrattenere, che scandivano le giornate e le serate del vivere popolare, raccontate da Maria Favre, un’anziana signora di Surbo, cittadina alle porte di Lecce.
Mazzotta rompe antistorici schematismi, fissati nella distinzione tra “cultura alta”, espressione di una élite sociale ed intellettuale, e “cultura bassa” (popolare e di massa), realizzando un felice processo di contaminazione, tra generi diversi, ma complementari della cultura di una società – per dirla con il Thomas Eliot di Notes Towards the Definition of Culture (1948).
Per comprendere meglio le analogie presenti nei due generi narrativi, l’autore di I cunti e il mondo dantesco fa riferimento anche ai riti di iniziazione dell’uomo primitivo, studiati dai grandi esploratori del Settecento e dell’Ottocento, e alle analisi sui ruoli e sulle funzioni dei personaggi della fiaba pubblicati da Vladimir Jakovlevic Propp nel libro Morfologia della fiaba (1928).
Al lettore si spalanca un vero e proprio percorso iniziatico, di presa di coscienza, segnato (tra le immagini dantesche e quelle dei cunti) da una struttura narrativa fissa basata sulla presenza di alcuni elementi comuni: dal protagonista, l’eroe costretto a intraprendere un viaggio, allo “smarrimento” nella selva (quella “oscura” di Dante e quella dei bambini delle fiabe, abbandonati nel bosco); dagli ostacoli che segnano il cammino (pensiamo agli orchi delle fiabe e all’incontro di Dante con le tre fiere) al ruolo degli “aiutanti” (i nanniorchi dei racconti fiabeschi ed il Virgilio dantesco); dai fiumi infernali all’azione purificatrice del fuoco; dai paesaggi boschivi (“il paragone tra il bosco delle fiabe e la selva dantesca è immediato” – scrive Mazzotta) al tema della metamorfosi, tema che affonda le sue radici nella storia dell’uomo primitivo, per poi essere declinato nella cultura classica (pensiamo ad Ovidio e Lucano) e trovare una rappresentazione nel Bestiario in voga nel Medioevo. E poi naturalmente l’eterna lotta tra il bene ed il male, vero motore delle fiabe ed ammonizione dantesca per l’uomo.
Come bene specifica Mazzotta, non tutti i relativi percorsi poetici e narrativi, proposti nella Commedia e nei cunti, possono dirsi omogenei. Identificare le rispettive distinzioni aiuta comunque ad esaltarne il valore, tra un Poeta che intraprende il proprio viaggio per mettere in luce i mali che affliggono l’umanità e le conseguenze terrene e ultraterrene per chi persiste nel peccato, e l’eroe delle fiabe che agisce per un tornaconto personale (“per recuperare la perduta natura umana o per liberare la propria sposa prigioniera del nanniorco”).
Ad accomunare il mondo dantesco e le favole, gli scopi didattici, pedagogici e morali: rassegna di vizi e di virtù, di paure, passioni e desideri, in grado di unire mondi in apparenza lontani eppure vicinissimi tra loro.
“Non è un azzardo – scrive a conclusione del suo libro Piergiorgio Mazzotta – sostenere che la Divina Commedia sia la Summa dei racconti della tradizione popolare come i cunti, le favole e i miti greco-latini, i quali si possono ritenere l’albero su cui si fonda tutta la letteratura”.
Di questa Summa, in un mondo frammentato come l’attuale, si sente oggi un gran bisogno. Anche da qui, da una letteratura in grado di abbracciare generi diversi, bisogna partire per ritrovare il senso di una complementarietà culturale unita da molti temi comuni, a partire dalla lotta tra il bene ed il male. Una lotta senza tempo, come ci confermano il mondo dantesco e i cunti.
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