EMANUELA ORLANDI, QUELLA TELEFONATA RISCOPERTA, MA E’ ANCORA LUNGA LA SCIA DI CONTRADDIZIONI E DI SILENZI SU UN CASO CHE CONTINUA A DOMINARE L’ATTUALITA’ DI CRONACA E POLITICA, NEL PERDURANTE MISTERO

di Flora Fina _____________
La vicenda della scomparsa di Emanuela Orlandi, quindicenne sparita da Città del Vaticano il 22 giugno 1983, torna a commuovere e interrogare l’opinione pubblica, riportando sotto i riflettori le testimonianze di chi le stava vicino in quei giorni drammatici.
Tra queste, il ruolo di Laura Casagrande, oggi 57enne e amica di Emanuela ai tempi del Pontificio Istituto di Musica Sacra “Tommaso da Victoria”, si rivela cruciale e controverso. Casagrande, allora adolescente di appena 14 anni, è stata recentemente indagata per presunte false informazioni fornite ai pubblici ministeri, circostanza che ha motivato la sua audizione in Procura, accompagnata dall’avvocato Massimo Bevere, per chiarire i punti oscuri della sua versione dei fatti.
Negli anni Ottanta, i contatti tra le due ragazze si limitavano a scambi brevi, saluti fugaci e qualche parola durante le lezioni di canto. La stessa Casagrande ha sempre sottolineato la sua timidezza e la superficialità di quei rapporti. Tuttavia, la Commissione bicamerale d’inchiesta sulle scomparse, presieduta dal senatore Andrea De Priamo, ha rilevato contraddizioni nelle sue dichiarazioni e sottolineato come Casagrande possa essere stata una delle ultime persone a vedere Emanuela a Corso Rinascimento, alimentando dubbi sulla completezza e sull’accuratezza della sua testimonianza.
Il giorno della sparizione, Casagrande ricorda di aver atteso la ragazza per la lezione di coro, senza vederla arrivare o con un ritardo, e di non aver condiviso l’uscita dall’istituto. Le dichiarazioni rilasciate all’epoca, tuttavia, contengono discrepanze: in una sostiene di averla vista alla fermata degli autobus 70 e 26, nell’altra di averla intravista da lontano, frettolosamente diretta verso il bus. Queste incongruenze, unite alle esitazioni di Casagrande, hanno contribuito a far emergere sospetti e a giustificare l’indagine odierna.
Un episodio particolarmente inquietante riguarda la telefonata dell’8 luglio 1983, ricevuta a casa della madre di Casagrande. Dall’altra parte della linea, una voce con accento mediorientale dettava un messaggio destinato all’agenzia Ansa, menzionando Ali Agca e affermando che Emanuela non si trovava più in Italia, fissando un ultimatum al 20 luglio. Laura annotò le parole mentre la madre ascoltava, un momento che la segnò profondamente e che raccontò successivamente alla trasmissione “Chi l’ha visto”. La donna spiegò di aver fornito il suo numero di telefono a Emanuela come era consuetudine tra amiche, precisando di non aver avuto altri contatti dai presunti rapitori.
Oggi, a oltre quarant’anni di distanza, Casagrande descrive Emanuela con affetto e semplicità: una ragazza normale, riservata ma vivace, la cui fiducia verso gli altri lascia ancora oggi interdetta chi la conobbe. Ma l’indagine sulle contraddizioni e sui silenzi della Casagrande non riguarda solo la ricostruzione di una vicenda individuale: essa mette in luce la fragilità delle adolescenti di fronte a dinamiche criminali complesse e la difficoltà, per chi cresce, di comprendere e trasmettere la verità in questi contesti angoscianti. _______________
LA RICERCA nel nostro articolo del 29 gennaio scorso, che, alla fine, contiene tutti i link di quelli di APPROFONDIMENTO


























