UNA CULTURA DI TALENTO, DI CREATIVITA’ E DI SVILUPPO SOCIALE

| 23 Giugno 2013 | 0 Comments

Appello per una cultura liberata dalla gestione della politica. Blocco dei tagli alla cultura. Realizzazione di un centro di creatività permanente.

Documento proposto dalla commissione cultura del Movimento 5 Stelle di Lecce

 

“So che sto dicendo delle cose gravissime. D’altra parte era inevitabile. Se no cosa sarei venuto a fare qui? Io vi prospetto quello che per me è il maggiore e peggiore pericolo che attende specialmente noi intellettuali nel prossimo futuro. Una nuova “trahison des clercs”: una nuova accettazione; una nuova adesione; un nuovo cedimento al fatto compiuto; un nuovo regime. Contro tutto questo voi non dovete far altro, io credo, che continuare semplicemente a essere voi stessi: il che significa essere continuamente irriconoscibili. Dimenticare subito i grandi successi: e continuare imperterriti, ostinati, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarvi col diverso; a scandalizzare; a bestemmiare”.

Pier Paolo Pasolini, Roma, 1975

 

“Cercavamo una porta per uscire. Eravamo prigionieri del buio. Pensavamo di non farcela. Ci avevano detto che le finestre e le porte erano murate. Che non esisteva uscita. Poi abbiamo sentito un flusso di parole e di pensieri che veniva da chissà dove. Da fuori, da dentro. Dalle strade, dalle piazze”

Beppe Grillo, Roma, 2013

 

LA CULTURA PER LO SVILUPPO SOCIALE

Nell’attuale sistema socio – economico assistiamo a una continua proposizione da parte delle città, nei modi più variati, che vanno dalle rassegne, alle mostre, dai festival ai convegni, di offerte culturali, onde poter conquistare, o migliorare, posizioni di rilievo nel contesto nazionale e pure – nella logica della Comunità Europea e della globalizzazione – internazionale.

Proporsi col proporre, stabilire relazioni con l’organizzare, acquisire con l’offrire sono oramai prassi consolidata e più o meno ovunque praticata.

E se tutte le città del mondo, nelle loro amministrazioni, lo capiscono e, potendo, investano in tal senso,  alcune con la cultura hanno radicalmente riconvertito la loro immagine – essenza.

In Italia il caso più rilevante – da cui dunque parte la nostra analisi – è Torino, capace di ripresentarsi non più quale città – fabbrica, bensì quale laboratorio – culturale, di svariate iniziative: pur senza entrare nel merito specifico di ognuna di esse, e con la notazione di fondo di una specie di comitato di affari culturali, dei soliti noti, che le gestiscono, dal Salone del Libro, alle varie Fondazioni, a loro esclusivo vantaggio e interesse, ciò è comunque un risultato acquisito.

Il sistema Torino e il caso Lecce

 

Il caso – Torino ci permette qui di seguito di annotare come sia necessaria una verifica costante non solo della sostenibilità culturale delle decisioni e degli investimenti, da distogliere dalle direttive interessate delle oligarchie, ma anche della loro capacità di agire come moltiplicatore nel dominio culturale.

Essi sono da orientare invece nell’interesse della comunità, allo scopo di assegnare all’intervento pubblico il compito di incentivare, in prima istanza, il mercato verso l’incremento degli investimenti orientati alla promozione e all’innovazione delle politiche culturali, per il beneficio collettivo.

 

L’evidenza che emerge dall’analisi del sistema – Torino è che la élite civica che si insedia nei posti di comando del regime torinese è il frutto non di un drastico avvicendamento, o del merito, ma di un rimescolamento e di una fusione che ingloba i quadri del passato, riallineandoli intorno al paradigma della crescita competitiva, in un accordo di simbiosi fra grande industria (Fiat) e grande partito (Pd).

Un notabilato caratterizzato da una forte omogeneità in cui il pluralismo si stempera progressivamente in un’ideologia di fondo unica e indistinta. Un ceto che ha perpetrato sé stesso propugnando e brandendo la riqualificazione della città con la cultura.

È il ritratto che emerge dal rapporto finale di una lunga ricerca sulle classi dirigenti del capoluogo piemontese, i cui risultati sono analizzati da Silvano Belligni e Stefania Ravazzi nel volume “La politica e la città” edito da Il Mulino. Una fotografia che conferma molte delle critiche che in questo quindicennio di glorioso regime post-fordista sono state spesso liquidate come interpretazioni malevoli.

Purtroppo il caso Torino pare in via di replica, per di più maldestra, altrove e pensiamo in particolare alla nostra Lecce, per quanto essa sia gestita da un’amministrazione politicamente di segno opposto al capoluogo sabaudo, ma anche in Provincia, il che amplifica la nostra considerazione di incredulità e sgomento, nel   ritrovare lo stesso sistema di centri di potere – che hanno gli stessi referenti culturali (università, associazioni ad hoc, cooperative) e politici (partiti, funzionari ministeriali, burocrati esperti e rodati), nonostante amministrazioni al Comune e alla provincia di centro – destra

Macchemù, macchemù, ma che musica maestro

Luana Ricci, lettera al M5S, 2013

 

Da anni a lecce la musica, quella vera, sembra doversi rifugiare in ambiti elitari e circoscritti a pochi. Purtroppo seguiamo da tempo un degrado costante della cultura nella nostra città. I finanziamenti che dovrebbero essere ad essa destinati vanno troppo spesso sprecati in opere che non coinvolgono la nostra città e che vengono invece destinati a un pubblico ristretto. La politica orienta le sue scelte o verso un pubblico dagli interessi stantii, o verso una subcultura giovanile estremizzata e di convenienza.

Inoltre la politica, i cui fondi vanno in larghissima parte a sostenere una stagione lirica goduta a Lecce da pochissime persone, ci ha purtroppo abituati a nomine di chi gestisce gli eventi culturali fatte più che in base a una graduatoria di meriti, a necessità di partito, così che assistiamo ai soliti ammiccamenti e alle solite raccomandazioni.

Poi nomine e cartelloni vengono celebrati da tutti gli organi di stampa locali, omettendo fatti che invece i contribuenti, cioè tutti noi, dovrebbero sapere, quanto meno per una corretta informazione.

Così lecce si sta trasformando in una discarica di quelli che non dovrebbero andare da nessuna parte e che invece qui sono a vario titolo insediati. Qui dove non esiste un’informazione che non sia pilotata dalla politica, dove non esiste alcuna voce autorevole che riesca ad esercitare una capacità critica e dove soprattutto impera il dominio politico che, sebbene sia cambiato nei partiti nel corso degli anni, ha sempre mantenuto invariata la tendenza a inserire i raccomandati di turno.

Se a questo aggiungiamo la deprimente gestione dell’amministrazione provinciale, il quadro dell’anti- economia, nei riguardi dello sviluppo territoriale nella cultura, e della trascuratezza, è completo.

 

 

 

Invece la promozione di strategie efficaci deve essere capace di soddisfare  lo sviluppo culturale con quello sociale ed economico di tutti, in modo da rafforzare l’identità e la qualità della vita delle popolazioni, non già l’interesse personale e politico di una ristretta e ben qualificata fascia di protagonisti.

 

Le politiche di rigenerazione urbana, insomma, devono dunque mirare non alla realizzazione in sé di interventi di infrastrutturazione culturale, ad uso e consumo di una élite, o, peggio, di una vera e propria nomenklatura autoreferenziale, bensì all’attivazione di circuiti virtuosi che siano in grado, in maniera autonoma e tuttavia non autoreferenziale, di produrre e riprodurre “cultura” nelle sue diverse e poliedriche manifestazioni, a beneficio della collettività intera, nelle diverse stratificazioni di interesse, da quelli più propriamente artistici, a quelli sociali, fino a quelli puramente economici.

Dalle considerazioni sin qui sviluppate emerge con assoluta chiarezza il ruolo strategico che la cultura può assolvere nei processi di rigenerazione urbana, ma altrettanto chiaramente emergono i limiti di un approccio strategico incentrato più sulle logiche aziendaliste, sui modelli sulla spettacolarizzazione a scopi propagandistici, e, peggio ancora, a fini di interessi personali e di parte, che sulla creazione di un insieme di condizioni territoriali capaci di attivare meccanismi di produzione e riproduzione della conoscenza, e di produrre cultura, intesa quale processo di “creazione e trasformazione di simboli”.

Il pericolo nei processi di sviluppo culturale, in ultima analisi, è quello di, per così dire, “industrializzare” la cultura, facendone un settore economico che risponde a interessi propri, estranei alla città in cui sono attivati, piegandosi su di  essi, con effetti dirompenti sulla matrice identitaria del luogo e sulla cultura locale che ad essa è intimamente legata.

 

L’approccio corretto

Le strategie di rigenerazione dovrebbero tendere in primo luogo a offrire la più vasta scelta di opportunità culturali in rapporto col recupero del senso del luogo, della storia e dell’appartenenza alla comunità locale, in antitesi con il declino tendenziale dei legami di identità e di comunità in atto, aprendosi però al tempo stesso a contributi di talento e a suggestioni esterne di merito, in un processo dinamico. Si tratta poi di superare la logica dell’orticello conchiuso e dell’egoismo privato.

La rigenerazione culturale deve partire  dal basso, attingendo alla matrice identitaria del luogo e interpretandone in maniera innovativa la carica propositiva che in essa risiede, pure con l’apertura alla comunità di intenti e l’accoglienza della diversità creativa.

La cultura infatti costituisce un asse strategico e per molti aspetti insostituibile nei processi di rigenerazione urbana, non in quanto settore economico, o filiera produttiva, ma in quanto condizione ineludibile per creare le condizioni territoriali affinché si manifesti e si rafforzi quell’economia della conoscenza che costituisce l’orizzonte competitivo della città postindustriale.

In ultima e sia pur estrema sintesi si tratta di superare il sistema dei centri in posizione egemone, nella ripartizione dei finanziamenti statali, intorno ai quali ruotano in posizioni subalterne cooperative e compagnie, circuiti regionali e comunali, affidati alla munificenza contingente, occasionali, anzi – non c’è termine migliore nella fattispecie – effimera: un sistema al quale, c’è pure da aggiungere, cui molti, per convenienza, ognuno per il proprio interesse, hanno dato il loro consenso partecipato, dai responsabili politici nazionali, a quelli locali, dagli autori, agli artisti, dagli organizzatori, ai giornalisti, tutti però per superficialità, comodità e vantaggi materiali.

L’egemonia culturale non ha più il potere politico conflittuale come avversario, si estende ora a quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo, per controllarlo in maniera totalizzante.

Si tratta invece di restituire alla cultura il primato sulla politica, e della politica sull’economia, ribaltando di fatto i rapporti esistenti, per cui l’economia controlla oramai in maniera totale la politica, e la politica la cultura, confinata in una posizione genuflessa di destinatario di elemosine.

Tutti i modelli di rapporti, come visto, pur nella loro dimensione di eventuale diversità gestionale, si assomigliano, si interfacciano, si integrano, si interconnettono e si identificano nel principio guida: la gestione della cultura è nostra, ne abbiamo avuto l’appalto in quanto forza politica vincente.

Così succede che vengano gestiti praticamente nella stesse logiche, se non allo stesso modo – nel modello pugliese – un’iniziativa dispendiosa, a vantaggio dei soliti noti e senza riscontri significativi, come il Bif&st; oppure, nel Salento, il così detto Premio Barocco.

In un carrozzone del consenso politico dei partiti di riferimento si è poi mutato il patrimonio culturale della musica popolare della Grecia Salentina grazie al progetto di più ampio rilievo mediatico denominato “Notte della taranta”: ha mostrato nella sua dimensione gestionale il proprio grosso limite; non ha trovato le giuste distanze da quel mondo politico di provenienza che lo ha avvolto, coinvolto e persino usato per precise strategie, verso cui ha avuto un costante rapporto di subalternità; ha preferito la visibilità, alla bellezza, negandola però a generi artistici e musicali diversi del patrimonio locale, non rientranti nei canoni della cultura popolare salentina.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel quadro di tale approccio più giusto e nel contesto della finalità più corretta che abbiamo fin qui delineato,  la commissione cultura del Movimento 5 Stelle di Lecce chiama a raccolta tutti gli artisti, gli intellettuali e gli operatori a vario titolo del settore, nel Salento, per ascoltarli, raccogliere i loro contributi di esperienze e di progettualità, e redigere una sintesi finale a carattere operativo.

 

Vorremmo inoltre allargare l’analisi all’attualità culturale, nel presente contesto di fine delle ideologie e di miti animatori, e a una riflessione operativa sui principi ispiratori della nostra Costituzione, NON SOTTO LA PROPRIA EGIDA POLITICA, BENSI’ AL VENTO DI CAMBIAMENTO NELLE BANDIERE DEL TALENTO, DELLA CREATIVITA’ E DELLO SVILUPPO SOCIALE.

 

A Lecce LA CULTURA LIBERA tutti: pensiamo che la forza creativa della cultura derivi dal suo saper essere libera e propositiva.

 

Con il contributo di tutti coloro i quali vorranno partecipare, sarà  articolata una serie di proposte da attuare, in primis il blocco dei tagli da parte delle amministrazioni pubbliche, poi una ridistribuzione delle risorse, ed anche un sollecito agli interventi delle aziende private nel sostegno e nella promozione di iniziative culturali, per cui è necessario prevedere urgentemente tutta una nuova legislazione ad hoc che semplifichi le normative esistenti e le orienti favorevolmente in tal senso.

Infine, vogliamo favorire l’espressività e la partecipazione, non solo degli artisti, ma dei cittadini tutti, a cominciare dai lettori abituali, da valorizzare in un apposito circolo, previsto insieme alla creazione di UN CENTRO DI CREATIVITA’ PERMANENTE che coordini e realizzi le finalità che ci siamo dati e che meglio ci daremo tutti insieme nell’immediato futuro.

Questo documento viene presentato in anteprima alla stampa sabato 22 giugno alle ore 11.00 nell’apposita conferenza – stampa tenuta dai portavoce parlamentari del M5S di Lecce Maurizio Buccarella, Daniela Donno e Barbara Lezzi

i quali, compatibilmente con gli impegni romani, hanno seguito l’iniziativa del gruppo cultura di Lecce in tutti questi mesi, ne sono stati comunque informati e l’hanno incoraggiata: sono essi stessi convinti che se non si riparte dalla Cultura, intesa in senso totale, quale cultura della Natura, dell’Etica, dei Beni artistici, dello Spettacolo e così via, non si riuscirà mai a superare questo lungo momento oscuro e si assisterà piuttosto a una decadenza di idee e di creatività.

In tal senso ricordano la mozione presentata dal M5S questo mese alla Camera dei Deputati per chiedere al Governo, considerando la cultura un’emergenza “che non riguarda solo il presente, ma ancora di più il futuro del nostro Paese” –  per scongiurare tempi ancora peggiori di quelli pur tragici che stiamo vivendo – “di adottare politiche che concentrino risorse aggiuntive sul settore della conoscenza con l’adozione di un piano biennale di rientro rispetto ai tagli degli ultimi anni, individuando fondi di finanziamento reperibili nell’immediato”

Nella stessa giornata di sabato 22 giugno, alle ore 18.00, si tiene sempre a Lecce, nella sede di Corte dei Romiti n. 8, trasmessa anche in diretta streaming dai siti locali e nazionali collegati l’assemblea generale del M5S di Lecce dedicata alla cultura, aperta a tutti, e a cui tutti sono invitati, con la partecipazione dei firmatari di questo documento, quale primo momento di ascolto, confronto ed elaborazione comune delle iniziative da intraprendere insieme nell’immediato futuro.

La preghiera ai mass – media è di segnalare che tutti coloro i quali – artisti, intellettuali, operatori culturali – siano interessati a partecipare e a contribuire agli sviluppi successivi, possono:

–       presentarsi fisicamente a Lecce, in Corte dei Romiti, n. 8, martedì 25 giugno, dalle ore 17.30, alle 19.30

–       scrivere   a: giornalem5slecce@gmail.com

–       telefonare al numero 3921976595

–       oppure semplicemente seguire tramite Facebook, nella pagina:  https://www.facebook.com/groups/203884849763231/

SEGUE IL PRIMO ELENCO DEGLI  INTELLETTUALI, ARTISTI, OPERATORI CULTURALI LECCESI CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA REDAZIONE DI QUESTO DOCUMENTO, O, CONDIVIDENDONE LO SPIRITO E LE PROPOSTE, HANNO DATO LA PROPRIA ADESIONE

Ambra Buscuso e Claudia Ingrosso, associazione “le ali di Pandora”

Tiziana Buccarella, poetessa e attrice

Davide Caiaffa, musicista

Mario Calcagnile, scultore

Anna Carlà, operatrice culturale

Camilla Congedo, operatrice comunicazione

Annamaria De Filippi, ballerina e coreografa

Riccardo De Giorgi, musicista

Alberto De Lazzari, caricaturista

Barbara Del Piano, operatrice culturale

Dante De Sanctis, poeta e pittore

Maria Cristina Fichera, poetessa

Roberto Gagliardi, musicista

Alberto Gennari, vignettista

Elio Giordano, musicista

Giovanni Greco, web – designer e operatore culturale

Alberto Lazzari, disegnatore/umorista

Eugenio Limburgo, operatore culturale

Tonio Leucci, blogger/opinionista

Massimiliano Manieri, performer

Lucia Manigrasso, poetessa

Valerio Melcore, art director www.leccecronaca.it/ vignettista

Luca Nicolì, performer

Giuseppe Paiano, attore

Giuseppe Puppo, giornalista e scrittore

Angela Perulli, poetessa

Luana Ricci, musicista

Emanuele Ricercato, operatore culturale

Marco Rollo, presidente associazione culturale “Azione parallela”

Patrizia Romano, operatrice socio-culturale

Riccardo Serafino, poeta

Antonella Serinelli, operatrice culturale

Paola Sileno, operatrice culturale

Robertino Valentino, scrittore

Caterina Vitiello, produttrice audio/video

Category: Cultura

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