IL LEADER DELLA DESTRA GERGIA MELONI, INTERVISTATA DA VINCENZO BISBIGLIA

| 17 Marzo 2014 | 0 Comments

L’INTERVISTA

Alain De Benoist: “Meloni come Le Pen? Le piacerebbe”

Lo scrittore e intellettuale francese della “droite”: “Fdi deve ancora dimostrare tutto, Marine ha un elettorato tra il 20 e il 35%”

«Giorgia Meloni? Ha ancora tutto da dimostrare, e il paragone con Marine Le Pen per il momento è improprio». Lo scrittore francese Alain De Benoist, uno dei più importanti intellettuali d’Europa, riferimento transideologico e autore di testi come il celebrato «Visto da destra. Antologia critica delle idee contemporanee», del 1986, regala a «Il Tempo» una visione critica, lucida, del panorama politico italiano partendo dalla novità della «nuova destra» che ha debuttato a Fiuggi lo scorso week-end. Dai paragoni con la «droit» all’Euro, da Berlusconi alla «simpatia» per Tsipras.

 

Dopo 6 anni, il Pdl è sparito ed ora sulla scena politica torna un partito di destra a vocazione maggioritaria. Che ne pensa?

«Che è abbastanza strano parlare di “vocazione maggioritaria”, per un partito, Fratelli d’Italia, che ha ottenuto solo l’1,95% dei voti nelle elezioni di febbraio 2013. Anche se i suoi leader affermano oggi di volersi presentare al di fuori della coalizione sponsorizzata da Forza Italia, sarà quasi impossibile superare la soglia dell’8% che la nuova legge elettorale richiede per essere rappresentati in Parlamento fuori coalizione».

 

Ci sono grande curiosità e molte speranze attorno a Giorgia Meloni. Può essere la Marine Le Pen italiana ? E potrà essere un buon interlocutore della destra francese?

«Prima di diventare un interlocutore per chiunque Giorgia Meloni deve dimostrare chi è. Nell’immediato, il confronto tra lei e Marine Le Pen non sembra molto appropriato, anche solo in relazione alla differenza del loro elettorato: 1,95% per Fdi e tra il 20 e il 35% per il “Gathering Blue Marine”. Differenze ideologiche non sono meno ampie. L’ex Ministro della Gioventù del governo Berlusconi sta cercando di riunire i vecchi esponenti di Msi e An, mentre Marine Le Pen, che rifiuta di definirsi “di destra”, sta prendendo sempre più distanza dalla comunità nazionalista. La sua visione “laica” della società fa tanto contrasto con l’atteggiamento pro-cattolico di Giorgia Meloni».

 

Gli osservatori italiani parlano ancora di una forte influenza di Berlusconi. È finita l’era del Cavaliere?

«Bisogna considerare un fattore fisiologico. Berlusconi è ancora il padrone del suo partito, ma se Renzi riesce a mantenere il Governo fino al 2018, il Cavaliere, che sta ancora scontando la pena di tre anni di interdizione dai pubblici uffici, avrà alle prossime elezioni più di 80 anni…».

 

Nella sinistra radicale, Alexis Tsipras sta tentando di riunire la sua parte politica in Europa. È possibile che possa accadere la stessa cosa a destra?

«Il divario fra destra e sinistra è ormai obsoleto, la creazione su un piano politico di una “nuova destra europea”, non mi interessa in alcun modo. Una cooperazione tra i partiti nazional-populisti sarebbe molto difficile, in ogni caso, a causa del loro egoismo nazionale. Invece nutro una certa simpatia per la critica che fa Alexis Tsipras dei partiti socialisti, oggi divenuti dei liberali di sinistra, ovvero rappresentanti dell’ala sinistra del Capitale».

 

Cosa c’è a destra del Ppe, dunque?

«Per lo più movimenti o gruppi che non hanno compreso in quale momento storico viviamo».

 

La guerra economica in Europa è tra il Nord e il Sud o tra la Germania e tutti gli altri?

«Non c’è una guerra economica fra il Nord o il Sud, e neanche fra la Germania e gli altri paesi europei, ma una guerra fra i popoli d’Europa e i mercati finanziari».

 

Ha senso uscire dall’euro? È vero che aumenterà il potere d’acquisto per i più deboli o c’è il pericolo di svalutare i pochi risparmi delle famiglie?

«La questione è puramente formale, se non demagogica, poiché nessun paese europeo è oggi disposto a lasciare l’euro. Un ritorno alla vecchia moneta nazionale avrebbe l’effetto di far crescere il debito pubblico, che è valutato in euro e non cambierà evidentemente nulla circa il dominio esercitato dal capitalismo finanziario di oggi. I Paesi che non utilizzano l’euro come la Gran Bretagna, non stanno facendo meglio di altri. In ogni caso, se l’euro come moneta unica scomparisse, esso dovrebbe essere mantenuto come moneta comune per gli scambi internazionali con i paesi extra europei».

Vincenzo Bisbiglia

 

INTERVISTA RILASCIATA AL QUOTIDIANO “IL TEMPO”.

Category: Costume e società

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