Intanto ( nei dintorni di Galatina ) nuovi piccoli mostri crescono…
DAL BLOG DI GALATINA, A FIRMA RAIMONDO RODIA, RIPRENDIAMO E QUI DI SEGUITO PUBBLICHIAMO LA SUA APPASSIONATA ED EMBLEMATICA DENUNCIA
Siamo circondati, non c’è via di scampo, Galatina sembra la Campania di qualche anno fa, un ricettacolo di rifiuti e miasmi industriali che ci sta avvelenando. Cosa succede, quali sono i problemi che stanno investendo il territorio, di quella che una volta il Galateo ( lo storico vissuto a cavallo tra il XV e XVI secolo, il cui vero nome era Antonio De Ferraris ) considerava l’Ombelico del Salento.
Tra CDR da bruciare in Colacem, i fanghi industriali, il depuratore che doveva servire l’area industriale di Galatina e Soleto, fermo da oltre quattro anni, con probabile immissione in falda dei reflui industriali, le varie micro discariche come quella di gomme che ogni tanto prendono fuoco. Alla probabile costruzione del mega parco commerciale.
In questo territorio martoriato, che una volta era il vanto e la gioia del Salento, vale a dire la valle ai piedi ed intorno a Galatina ubertosa e fertile, capace di produrre i migliori ortaggi. Ora cosa ne rimane, un territorio che mafie e gente di malaffare con la complicità dei politici locali ed a volte con il silenzio delle popolazioni locali ha ridotto a brandelli. Un territorio ferito anche per le varie costruzioni, un dedalo di edifici venuti su dal nulla e puntualmente risanati in barba agli appelli degli intellettuali, alle mobilitazioni degli ambientalisti, ai moniti dei geologi. Il resto è un tratturo sterrato di fango, polvere e laddove brandelli di dignità umana e scampoli di autosufficienza civica sopravvivono, colate di cemento stese alla meglio direttamente su quello che prima era uno dei suoli agricoli più fertili del Mezzogiorno. Qui la legge “Galasso” è stata a lungo un’opinione, un’omissione che ha legato in un patto scellerato imprese, proprietari e amministratori.
Ma torniamo al nuovo mostro, un impianto di compostaggio industriale, che lavori oltre 30.000 tonnellate di rifiuto organico sia in fase aerobica che anaerobica. La digestione anaerobica permette di ottenere del biogas utilizzabile quale combustibile. Nel nostro impianto infatti si parla di digestione aerobica ( in presenza di ossigeno ) che ossida e produce la fermentazione del prodotto organico, ma anche di quella purtroppo anaerobica ( senza ossigeno ) proprio per la produzione di biogas. Ad essere maligni noi e masochisti i nostri amministratori, ecco perchè è importante avere un impianto di compostaggio di tale dimensione. Lo svantaggio consiste principalmente nella emissione di maleodori dall’impianto di compostaggio, qualora esso manchi di opportuni filtraggi dell’aria. Inoltre, se non si riesce a utilizzare tutto il compost prodotto in agricoltura, florovivaismo hobbystico e professionale, per bonifiche o per la copertura di discariche come preferibilmente succede, l’invenduto deve essere smaltito inevitabilmente in discarica.
Un grazie particolare a chi si è battuta, in sede di OGA ed ATO per ottenere ( non so se ridere o piangere ), un impianto di compostaggio industriale ( aerobico ed anaerobico ) quindi con una centrale turbogas, alla faccia del compostaggio domestico, dell’isola ecologica che non c’è. Ora sembra proprio giunto il momento non solo di fare una riflessione, ma di agire e tagliare la testa a questi mostri che stanno strangolando il nostro territorio.
Raimondo Rodia
Category: Cronaca