LECCE: GRANDE VITTORIA DEL SINDACO, GRANDE SCONFITTA PER LA CITTA’.
di Valerio Melcore
***** Come volevasi dimostrare, il Consiglio Comunale di Lecce, ha votato all’unanimità l’ordine del giorno proposto dal Sindaco, sulla cancellazione di un articolo che permetteva al Comune di poter utilizzare delle strutture e degli spazi di privati, al servizio della collettività.
Un Consiglio comunale che ha deliberato senza avere la più pallida idea di cosa votava.
Tutto questo avviene quando l’Amministratore ha la presunzione di sapere tutto e di poter decidere su tutto senza interpellare gli operatori del settore.
Infatti, non vi era alcuna necessità per il Comune di privarsi di una norma che gli permetteva di dare un servizio ai cittadini a costo zero, utilizzando le strutture e le risorse delle aziende pubblicitarie.
Quello delle frecce o delle paline si inserisce in un contesto più ampio che è quello della cartellonistica e delle affissioni nella città.
Un settore al quale le diverse amministrazioni che si sono susseguite hanno sempre prestato poca attenzione, con il risultato che in passato non essendoci alcun tipo di controllo l’abusivismo ha proliferato.
Ciò ha determinato, non solo mancanza di introiti nelle casse del Comune, ma soprattutto un disordine visivo che era sotto gli occhi di tutti.
La responsabilità di ciò veniva scaricata sulla categoria dei pubblicitari che installavano abusivamente ed in barba alle norme.
Ovviamente se qualcuno installava abusivamente, sotto gli occhi di tutti, poteva farlo perché nessuno controllava.
Quindi non si comprende come mai in tutti questi anni nessuno vigilasse e sanzionasse, ed in questo modo si sono penalizzate le aziende serie che volevano lavorare nel rispetto delle norme e favorite quelle che dell’abusivismo avevano fatto il modus operandi.
Nel 2011, probabilmente anche a seguito dei tagli del governo centrale alle amministrazioni locali, l’Amministrazione leccese pensò che quello dei cartelloni pubblicitari era un settore che andava normato, perché da questi poteva ricavare incassi interessanti.
La manovra era semplice, già in precedenza con un artificio tutte le strade di Lecce erano state trasformate in strade a “categoria speciale”, il che vuol dire raddoppiare le imposte sulla pubblicità, e poi per quadruplicarle ci si inventa un canone di concessione.
Un gioco da fanciulli.
Diverse centinaia di migliaia di euro. Solo il sottoscritto ogni anno versa € 120.000,00 per tasse di pubblicità (le tasse annue dovute al Comune per un cartello 4×3 sono di circa €1.300,00).
Ma non basta, bisogna aumentare gli introiti.
E così qualcuno suggerisce motu proprio, oppure avendo letto male qualche Piano della Pubblicità di qualche grande città del nord, che si può aumentare a dismisura la superficie da utilizzare per la cartellonistica pubblicitaria portandola a mq.16.500.
Il che vuol dire UNA QUANTITA’ DI IMPIANTI CHE LECCE NON PUO’ CONTENERE.
Così, ai vecchi concessionari, il Comune rinnova le concessioni, a condizione che non impugnino il PGIP, poi, individua oltre un centinaio di impianti per le affissioni da mettere a gara, che vanno ad aggiungersi a quelli esistenti.
E DOVE SONO STATI INDIVIDUATI GLI IMPIANTI MESSI A GARA?
Nelle stesse strade e negli stessi posti dove già esistevano impianti regolarmente autorizzati.
Quando ci si è accorti dell’errore era troppo tardi. I vecchi concessionari erano in possesso di regolari rinnovi, le nuove concessionarie che avevano partecipato alla gara si erano aggiudicate i lotti di cartelli messi a bando.
A fianco ai vecchi impianti sono così sorti quelli nuovi previsti nel bando, ovviamente a questo punto le distanze previste dal Piano venivano meno.
Tutti quanti abbiamo cercato di utilizzare il buon senso per porre rimedio all’errore dell’Amministrazione, sistemando gli impianti in maniera tale che non rappresentassero un pericolo per il traffico pedonale e veicolare, certamente non potevano essere rispettate le distanze previste dal Piano.
Gli operatori del settore e l’Ufficio Comunale preposto alla Pubblicità, per la prima volta nella storia di questo Comune avevano iniziato una proficua collaborazione, superando la logica della contrapposizione che aveva caratterizzato in passato i rapporti tra pubblicitari e Comune.
I pubblicitari, riunitisi in associazione hanno fatto rilevare tutte queste problematiche, in diversi incontri, con il Sindaco, con gli Assessorati all’Urbanistica, al Traffico, ai Tributi.
Poi all’improvviso…
I Vigili Urbani, senza tener presente la situazione generale, di una città dove esistono centinaia di impianti sugli angoli delle strade ad iniziare da quelli di proprietà del Comune, iniziano a sanzionare.
A titolo di cronaca, ricordiamo che a tre anni dall’entrata in vigore del Piano non solo gli impianti del Comune non si sono adeguati alle distanze, ma addirittura conservano la misura di m.6×3, quando invece si sarebbero dovuti ridurre a m.4×3.
Così come a tutt’oggi non è dato di sapere quali sono quegli impianti comunali (45%) che dovrebbero essere utilizzati esclusivamente per affissioni di natura istituzionale e che dovrebbero essere contrassegnati con apposita cimasa.
In questa sede, però, ci preme spiegare perché gli impianti non possono essere a norma, né quelli dei privati, né tantomeno quelli del Comune… semplicemente perché non vi è lo spazio necessario.
Pertanto noi riteniamo che il problema della cartellonistica andrebbe affrontato in maniera seria e globalmente.
Per tornare all’articolo che si vuole abolire, si fa presente che un’Amministrazione attenta, in cui gli uffici invece di farsi la guerra collaborassero, utilizzerebbe quell’articolo per avere servizi a costo zero, vedi toponomastica, indicazioni e comunicazioni ai cittadini, tutte a spese dei pubblicitari, insomma un’opportunità e non un problema.
Se invece si ritiene di essere dei tuttologi e di poter fare ameno di consultare chi si occupa tutti i giorni di determinate tematiche, noi temiamo che si finirà a carte bollate, come per il passato.
Category: Costume e società
Ma che cosa diavolo scrivete? Ma che articolo è questo? Ma ci siete o lo fate? Quelle paline erano obrobriose, ma che significa quello che dite?
È ovvio che questo non sia opera di un giornalista, ma di una persona che vuole soltanto sparare a zero su chi non la pensa come lui. Quei cartelli sono veramente indecenti. A fenomeni…
Ovviamente i due commenti, degni anonimi Alessandro e Roberto, sono opera della concorrenza che a Lecce grazie alla complicità di qualche amministratore ha riempito la città di cartelli pieni di frecce indicatrici, quelli si davvero brutti.