IL COMMENTO / DOPO LA VITTORIA DI TSIPRAS IN GRECIA, SI APRONO SCENARI CHE CI RIGUARDANO DA VICINO, NON SOLO GEOGRAFICAMENTE

| 26 Gennaio 2015 | 0 Comments

di Roberto De Salvatore______ 

Alla fine i timori degli euroburocrati si sono materializzati nella vittoria di Alexis Tsipras, leader di Siryza (nella foto), la formazione di estrema sinistra greca. Risultato che ha rispettato le previsioni, anche se per due soli seggi non ha conseguito la maggioranza assoluta (151 seggi), ma nessun problema, si da per scontata l’alleanza con la formazione nazionalista di destra di Greci Indipendenti.

Ovvie le preoccupazioni di Berlino che ha subito buttato le mani avanti affermando per bocca di Steffen Seibert, portavoce di Angela Merkel “Gli impegni vanno mantenuti.” Ma altrettanto chiare le dichiarazioni di Tsipras di non volere avallare decisioni prese dai governanti prima della vittoria netta di Siryza.

E’ bene però precisare che nelle intenzioni del neo premier greco non c’è la volontà di disconoscere né l’euro, né tanto meno l’UE. C’è solo una volontà decisa di rinegoziare gli accordi economici, che finora alla Grecia sono costati lacrime e sangue nonostante gli aiuti dell’UE (quelli italiani ammontano a 40 milioni di euro che probabilmente non vedremo mai ritornare indietro nelle nostre casse).

Al di la dei proclami sull’onda emotiva della vittoria, bisognerà però aspettare qualche giorno per vedere delinearsi proposte concrete da parte di Tsipras sul come rinegoziare gli accordi, che finora si sono basati sulla assoluta intransigenza del rispetto dei dettami di austerità che Berlino ha imposto a tutta l’UE.

Ma con la fame e la disperazione non si scherza mai, e risuonano ancora sinistre le felicitazioni di Mario Monti sul disastro della Grecia come vittoria dell’euro. Quale vittoria? Può una moneta vincere mai quando provoca il collasso di un intero paese, quando ad un paese viene a mancare il diritto stesso alla sopravvivenza?

La Troika è una cosa passata, ha affermato Tsipras. Sarà, ma sono ancora attuali i problemi devastanti provocati da 5 anni ininterrotti di crisi, e se il leader di Siryza appare ottimista sul fatto che la sua politica sarà in grado di imporre all’UE una rinegoziazione del debito, i creditori non appaiono tanto disponibile alla ristrutturazione del debito. Quello che a me francamente sconcerta è che Tsipras (dalle sue dichiarazioni) intende rifarsi al modello Renzi, lo stesso modello che in Italia ha prodotto una pletora di proclami populisti che non hanno poi trovato riscontro nella applicazione pratica.

Ma su una cosa non posso che essere d’accordo, sul fatto cioè che per Tsipras il modello del rigore non è negli statuti della UE. Il modello del rigore è un mito della propaganda merkeliana, supportata dalla Bundesbank.

Gli stati non si reggono sullo sperpero (noi italiani dovremmo imparare questo assioma) ma nemmeno sul rigore sfrenato, specie quando il rigore viene sponsorizzato da paesi con una storia e una economia differenti. Nessuna nazione può avere una economia senza deficit, perché il deficit fa parte di quella redistribuzione che lo stato fa nei confronti dei cittadini in termini di servizi, e i servizi sono un bene indispensabile alla vita di un Paese: senza una sanità, una istruzione e un sistema pensionistico che tuteli le persone che specie di stato avremmo?

Il fatto di indebitarsi non spaventò un grande personaggio come Franklin Delano Roosevelt che grazie alla spesa pubblica riuscì a risollevare gli Stati Uniti dalla grande crisi del 1929 e a farli diventare una superpotenza. Per trovare un paragone consono fra gli USA della grande depressione e il fallimento della Grecia dell’euro, provate a leggere un romanzo di Erskine Caldwell “La via del tabacco”, gli americani erano ridotti pressappoco così.

 

 

 

Category: Costume e società

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