SALVINI VA A PALERMO E VIENE CONTESTATO / INTANTO E’ ARRESTATO GIUSEPPE FARAONE, CAPOLISTA IN SICILIA DI “NOI CON SALVINI” /

| 9 Febbraio 2015 | 0 Comments

di Roberto De Salvatore______

Ci vuole un bel coraggio nell’andare nel Mezzogiorno a cercare nuovi appoggi, più verosimilmente nuovi bacini di raccolta dei voti necessari a sopravvivere dopo il naufragio e la frammentazione del centrodestra italiano a seguito delle disavventure varie di Berlusconi.

Lo ha tentato Matteo Salvini (nella foto) ieri a Palermo cercando consensi dai siciliani, che hanno la memoria lunga e per questo lo hanno contestato duramente, anche con lanci di oggetti.

Inutili le scuse di Salvini per il ‘passato’. Già, un passato di insulti verso i meridionali da parte di una Lega Nord che secondo un cliché, persino allora logoro, tutti i meridionali erano mafiosi e parassiti. Ma se non sbaglio qualcosa che si chiamava ‘mani pulite’, una vera e propria organizzazione mafiosa nei suoi metodi anche peggiore di quella che spara e uccide, nacque al Nord, una cosa che sembrava una bazzecola ad opera di un ‘mariolo’ (Mario Chiesa) ed invece aprì il vaso di Pandora di ruberie che interessava una intera classe politica, ed un sistema generalizzato di corruzione dai livelli minimi sino ai gradi sistemi.

Grande giubilo allora da parte della Lega quasi che fosse la riprova che la classe che aveva fino ad allora governato il nostro paese era solo marciume, salvo poi a scoprire le marachelle in casa leghista, ridicole certamente come quelle del ‘trota’ Bossi, altre meno come l’affare delle quote latte, e salvo a scoprire che il sistema decapitato dalle inchieste giudiziarie non sarebbe stato solo un retaggio del passato da prima repubblica ma una filosofia di vita perenne.

Per il colmo adesso che Salvini tenta di recuperare l’appannato consenso della Lega con la sua formazione politica, che ha come parola d’ordine il ‘basta con l’immigrazione e la mafia’ (condivisibile per quanto riguarda il primo problema) scattano le manette ai polsi del suo capolista in Sicilia Giuseppe Faraone per reati contestati proprio di mafia, quando appena ieri lo stesso Salvini aveva affermato: “La mafia è il nemico pubblico numero uno. I mafiosi e i loro parenti fino al terzo grado sono nostri nemici. Non intendiamo raccogliere un voto o un euro da persone chiacchierate. Molti deputati e senatori ci hanno chiesto di entrare nel nostro movimento. Ma sono il vecchio. Noi non abbiamo niente a che fare col movimento autonomista di Raffaele Lombardo. E non vogliamo riciclati”.

Brutta grana per Salvini, che dovrebbe meditare invece su quello che diceva la Lega qualche anno fa per bocca dei suoi rappresentanti eletti in parlamento da quale attingevano un lauto riconoscimento economico (ma quello non lo contestavano, contestavano Roma ladrona che glielo elargiva).

I meridionali non hanno dimenticato gli insulti gratuiti e razzisti dei ‘fratelli’ padani, non hanno dimenticato i cartelli con scritto ‘non si affitta a meridionali’ o ‘gli insegnanti meridionali devono tornare al sud’, o le imbecillità antropologiche alla Julius Streicher di Gianfranco Miglio che diceva ‘gli studenti meridionali sono meno intelligenti di quelli del nord’.

Ci avevano accusato per anni di avere depredato la Cassa per il Mezzogiorno, dimenticando che oltre alla mafia e ai boss politici locali, dei fondi della cassa avevano approfittato tante aziende del nord per lavori inutili quando non dannosi, e dimenticando le ruberie e le truffe per salvare l’inconfessabile ladrocinio di aziende famose (cosa che avviene anche oggi). Ma allo stesso tempo, ed è bene essere imparziali, come ad esempio nel caso della Sicilia è necessario che lo sperpero di risorse finanziarie cessi, ma dove si è vista mai una regione che conta 20000 dipendenti e con stipendi incredibilmente alti? La soluzione potrebbe essere l’abolizione dello status di Regione a Statuto speciale. Tutto sulle spalle dei meridionali cui oggi Salvini chiede sostegno, ci manca poco che si metta a cantare la famosa canzone napoletana ‘chi ha avuto ha avuto, chi ha dato, ha dato, scurdàmmoce ‘o passato…’. Nel 1860 una ondata migratoria violenta (allora fu dal nord al sud) distrusse le pacifiche e operose popolazioni meridionali, nel 2015 forse si vorrebbe ritentare l’operazione? Ma noi abbiamo già dato!

 

 

Category: Costume e società

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