DOPO LA SENTENZA, RICOSTRUIAMO LA STORIA DI PATRIZIA D’ ADDARIO CHE HA DATO ORIGINE A QUESTO PROCESSO. CERCANDO IL SENSO DI TUTTO QUESTO AMBARADAN / “La sera andavamo a Palazzo Grazioli, e certe notti…”

| 13 Novembre 2015 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

C’è una circostanza a modo suo straordinaria nella vicenda di Patrizia D’ Addario, la escort barese altro oscuro oggetto del desiderio presidenziale quando i bunga bunga milanesi dovevano ancora arrivare, organizzati da altri imputati in altre vicende giudiziarie, diverse da quella che si è conclusa ‘ stasera a Bari.

Come abbiamo riferito a parte, per i bunga bunga ante litteram di Palazzo Grazioli, in via del Plebiscito 102 a Roma, fra il 2008 e il 2009, c’è stata ‘stasera una sentenza di condanna.

Patrizia D’Addario, che si era costituita parte civile, dopo aver sollevato lo scandalo, nell’ottobre 2008 registrò in audio i suoi incontri nella residenza romana dell’ allora premier e se li vide pubblicati dai giornali, dopo averli affidati ai magistrati, nel luglio 2009, quando così gli Italiani cominciarono ad apprendere, dopo i sussurri legati alla prima ‘scappatella’ con la minorenne Noemi Letizia, e le reprimende della legittima consorte Veronica, dei vizi privati, con catastrofiche ripercussioni pubbliche, del loro presidente del consiglio, ben prima che arrivassero le nipotine di Mubarak, le Olgettine a libro paga del ragionier Spinelli e tutte le altre di ‘papi Silvio Berluscone’.

La procura di Bari aveva acquisito quelle registrazioni indagando sull’imprenditore barese Giampaolo Tarantini, a proposito delle ‘irregolarità’, chiamiamole così, nella gestione della sanità alla Regione Puglia, della prima giunta di Nichi Vendola, quando si dice l’ eterogenesi dei fini…

E’ in questo modo che viene fuori il nome della D’ Addario, la quale ha più volte raccontato di come fosse stata introdotta da Tarantini nell’abitazione romana dell’ “utilizzatore finale” e di cosa fosse avvenuto in quelle notti.

Quanto all’imprenditore barese che allietava i potenti con i quali faceva affari recapitando loro ragazze pronte all’uso, le sue vicende giudiziarie sono note. Meno note quelle delle due donne che sempre a Bari avevano conosciuto un altro imprenditore, un finanziere d’ assalto, indagato da quella procura per altre, più oscure e più gravi vicende, nel frattempo deceduto: Elvira Savino, deputata dell’ allora ‘Popolo della Libertà’, e Sabina Beganovic, alias Began, alias ‘l’ ape regina’, colei che della dolce vita hard romana di Palazzo Grazioli era l’ incontrastata regina, e che del cor di Silvio aveva ambo le chiavi, oggi anch’ella condannata, insieme a Tarantini, per lo stesso motivo.

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C’è ancora qualcosa da annotare, aspetti giudiziari a parte, dal punto di vista propriamente politico, su questa storia che oggi a Bari ha trovato una verità giudiziaria; pure, last but non least, un risvolto terra terra dal punto di vista propriamente umano.

Le frequentatrici notturne della dimora romana ricevevano non soltanto soldi, ma pure le solite promesse di carriera nel mondo dello spettacolo e della politica.

Il disdicevole sta proprio in questo.

Sono da scuole politiche come questa che sono uscite tante attuali esponenti di ‘Forza Italia’, ex classe dirigente, e tutto ciò è sconfortante, come sconfortante è per tante giovani che hanno studiato, che hanno talento, che hanno meriti, che però non hanno raccomandazioni e non hanno avuto la fortuna di simili frequentazioni, fra case del grande fratello e residenze delle sedicenti ‘cene eleganti’, essere condannate alla marginalità, alla povertà, alla disoccupazione o al precariato.

Ma ha mai pensato Silvio all’educazione sentimentale, agli insegnamenti morali, che ha trasmesso per tanti anni e ancora continua a trasmettere ai giovani Italiani?

A parte le altre storie di evasioni fiscali, falsi in bilanci, corruzioni varie ed assortite, il giudizio storico su Berlusconi forse proprio su questo particolare aspetto dovrebbe incentrarsi, perché non si può espungere il giudizio morale dalla Storia.

A voler poi infierire, non è certo bello che tante ragazze di dubbia provenienza ed estrazione potessero tranquillamente girare nottetempo nella casa del presidente del consiglio italiano, telefonando, registrando e scattando foto. Come quelle che pubblichiamo qui, della stessa Patrizia D’ Addario, in uno dei bagni di Palazzo Grazioli: gruppo di famiglia allargata in un interno.

Neanche nelle repubbliche delle banane sono successe robe simili.

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Ma la Storia deve essere giustificatrice, non giustiziera. Se per Silvio Berlusconi, recidivo, incallito e ancora oggi impunito, con tutta la buona volontà, da giustificare c’è ben poco, ce n’è molto invece per Patrizia D’Addario.

E c’è la circostanza straordinaria cui abbiamo accennato e che vogliamo adesso specificare.

Tutto questo processo è partito proprio dall’ umana, troppo umana, circostanza, riferita dalla stessa protagonista, per cui la molla della rivalsa è scattata in quanto il presidente non l’ aveva aiutata, come invece le aveva assicurato, a risolvere una banalissima vicenda di permessi edilizi che teneva ferma la ristrutturazione della sua casa famigliare a Bari.

Pensate, una cosa così banale, che quasi dappertutto si risolve con una telefonata dell’ onorevole di turno all’assessore competente, per il proprietario amico degli amici, o con qualche bustarella sapientemente messa in giro, è stata la causa di tutto quanto questa vicenda.

Rifarei tutto, dalle registrazioni, al rapporto col presidente” – ha detto in seguito Patrizia D’ Addario – “Lui mi aveva fatto una promessa: quella di mandare due persone sul cantiere per il residence che volevo realizzare. Per me era troppo importante. Avevo promesso sulla tomba di mio padre che avrei realizzato quel progetto, che avrei fatto qualsiasi cosa per questo…

Dopo che ho iniziato a fare la escort ho conosciuto Tarantini, è stato lui a portarmi dal presidente. Quando me lo ha chiesto io ho accettato. Era l’ occasione della mia vita. Nelle due sere che sono stata da lui, il presidente era interessato solo a me, tra tutte le ragazze. Voleva conoscere la mia storia. La prima sera non sono rimasta. La seconda ha voluto che io tornassi. Mi ha chiesto se volevo lavorare in tv, se mi poteva interessare un posto. Ma a me interessava solo il mio residence. Lo avevo promesso a mio padre, era la mia ragione di vita. Il presidente mi ha fatto una promessa e io sono stata con lui quella sera. Ho creduto a quella promessa. Mai potevo pensare che non la mantenesse…”.

E invece. Per dimenticanza, per trascuratezza, per menefreghismo, vai a sapere. Ma la casa dei sogni di Patrizia D’Addario è rimasta incompiuta. Nel frattempo però tanti palazzi del potere sono caduti, e gli altri sono pericolanti, e stanno per crollare definitivamente.

Sic transit gloria mundi“.

Category: Costume e società

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