L’ INIZIATIVA / DOPO LA GIORNATA DELLA DONNA / PRESENTATO IL PROGETTO SALENTINO ‘A NIDO D’APE’: “voglio essere felice, libera, autonoma”

| 9 Marzo 2016 | 0 Comments

di Eleonora Ciminiello_____Make a Pladge. Fai una promessa: il claim dell’International Women’s Day è stato il filo conduttore della serata dell’8 marzo a Lecce organizzata da Icaro Bookstore e presentata da Emanuela Chiriacò. Una serata atipica, che ha voluto parlare di donne alle donne attraverso la presentazione del progetto A Nido d’Ape e la visione dei cortometraggi, Le storie che so di lei – Oggi e La guerra dei mariti, della regista salentina Paola Manno.

Donne, violenza, omosessualità e libertà sono stati i temi affrontati davanti ad un pubblico che raccoglieva donne pronte ad ascoltare, a riflettere, a festeggiarsi attraverso quel pizzico di introspezione necessaria a ritrovare sé stesse e la propria ambizione.

A presentare il progetto A nido d’Ape, le giornaliste Veronica Valente e Serena Costa, autrici assieme ad altre 38 colleghe, dell’opera pubblicata nel 2013: il loro entusiasmo e la loro gioia mostrano come il primo grande miracolo di quest’opera è aver riprodotto quello spirito di “sorellanza” antico, capace di riportare il pubblico indietro nel tempo. Il progetto ha visto, infatti, la collaborazione spontanea e gratuita di 80 donne, 40 autrici e 40 protagoniste, tenute insieme dalla volontà di raccontare storie salentine di successo femminile, ma anche di raccontarsi, svelando quel lato privato spesso sconosciuto ai più.

L’idea del libro, racconta Serena Costa, nasce a casa di Valentina Murrieri, un’altra autrice di A nido d’Ape«su suggerimento di Fabiana Salsi che aveva già fatto un’esperienza simile, raccontando la storia di protagonisti d’eccellenza a Bologna», ma nasce soprattutto «da una nostra esigenza».

L’esigenza di queste 40 giornaliste è quella di «non chiudersi ma di sapersi rialzare sempre». In un periodo storico come quello segnato dalla crisi economica, le autrici scelgono quindi di donarsi, e soprattutto di donare al pubblico 40 storie entusiasmanti di altrettante donne, storie capaci di infondere coraggio e di mostrare come la forza d’animo e la determinazione spingono al raggiungimento di qualsiasi obbiettivo.

Abbiamo detto donarsi: donarsi perché «l’intero ricavato del libro è devoluto, dall’inizio di quest’avventura, all’associazione Un sorriso in più, la quale si occupa dei bambini in cura presso l’ospedale oncologico di Lecce», spiega Veronica Valente. Un dono nel dono quindi, tenuti stretti dalla speranza di farcela, facendo “ammalare” anche chi legge della malattia positiva e contagiosa tipica degli entusiasti.

L’occasione dell’8 marzo è legata ad A nido d’Ape per un’altra ragione: nessun’altra opera poteva descrivere meglio la forza delle donne salentine. Le 40 autrici hanno scelto in maniera personalissima, per vicinanza d’intenti o per semplice ammirazione, altrettante donne della nostra terra, che grazie al loro operato cambiano ogni giorno di più il mondo: dai magistrati Maddalena Torelli, Valeria Elsa Mignone e Maria Cristina Rizzo, alle attiviste per la parità di genere e la difesa delle donne vittime di violenza come Serenella Molendini, Alessia Ferreri, Pina Nuzzo e Maria Luisa Toto. E ancora, intellettuali e protagoniste della politica locale e nazionale, imprenditrici, donne in corsia, ricercatrici, donne in divisa o donne semplici all’apparenza, ma dalla vita straordinariamente potente, come la pescatrice Laura. Ad esse si aggiungono le artiste, come la regista Paola Manno, ospite della serata.

Scorrendo i nomi delle protagoniste del libro si capisce come siano donne libere, e non liberate da qualcuno, donne capaci di costruire con le proprie forze quell’autonomia e quella vita che hanno sognato sin da piccole. Donne con le stesse capacità, con lo stesso coraggio, sono quelle che incontriamo durante la proiezione di Le storie che so di lei – Oggi, il quale riparte dagli occhi di una madre, di una femminista sessantottina, che si chiede: Le ragazze di oggi, chi sono? Come amano? Come si amano? E poi: Noi femministe, il mondo lo abbiamo cambiato davvero?

Le storie di dubbi e certezza, le storie di mobbing e di violenza domestica che scorrono nelle immagini, raccontano un mondo talmente reale e vivo che fa comprendere quanto ancora oggi la discriminazione la fa da padrone, e quanto coraggio serve ad una donna non per affermarsi, ma semplicemente per essere libera, per non aver paura, per godere di quei diritti fondamentali che dovrebbero essere la normalità.

Il primo cortometraggio si chiude con gli occhi di una giovane ragazza omosessuale che sostiene «Sono libera e sono felice», dando il là a La guerra dei mariti, vincitore del Nastro d’Argento al Taormina Film Festival nel 2012. Il cortometraggio è il ritratto vivo, e per molti sconosciuto, di un pezzo di storia della Puglia durante il fascismo. I riflettori hanno come sfondo le isole Tremiti e come protagonisti gli omosessuali, deportati all’epoca sull’isola, che per l’occasione era stata trasformata in carcere sociale. Sarà qui che Peppiniello incontrerà l’amore della sua vita, anche lui libero d’amare e felice in questo microcosmo, sebbene succube delle limitazioni culturali convenzionalmente accettate nel resto della penisola.

Una serata ricca di spunti, di riflessioni ed animata da una palpabile voglia di accrescere le ambizioni dell’universo femminile, per rendere ciascuna capace di affrontare i pregiudizi e creare una cultura più inclusiva. La sfida reale è ribaltare le previsioni del Forum Internazionale di Economia, il quale ha stimato nel 2014 che il raggiungimento della parità di genere si otterrà solo 2095. Lo stesso ente nel 2015 ha allungato i tempi: le donne otterranno la parità nel 2133.

Le protagoniste descritte in A nido d’Ape, operose ed attive come questi piccoli insetti, dimostrano come ogni donna con le sue capacità può accorciare la data dell’avvento della parità di genere, perché ogni vita femminile può essere d’esempio, per “liberare” le altre da un sistema culturale ancora chiuso e per certi versi troppo discriminatorio.

La promessa intima che le donne dovrebbero fare a sé stesse è quella di fare, pretendere, pensare, dire «voglio essere felice, libera, autonoma»: tra il volerlo e l’esserlo il passo sarà breve.

 

 

 

Category: Costume e società, Cultura, Eventi

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