XYLELLA: IL NUOVO PIANO IN UNA FOTO. E COLDIRETTI RINGRAZIA

| 18 Aprile 2016 | 0 Comments

di Eleonora Ciminiello____La differenza la fanno da sempre le immagini, soprattutto quando esse sono la trasposizione viva della realtà che ci circonda. Gestione del suolo e della parte aerea della pianta, misure di controllo del vettore, e azioni da intraprendere a seconda che ci si trovi nella zona di contenimento, nella zona cuscinetto o in quella indenne, sembrano riassunti in una foto, scattata pochi giorni fa in un giorno come tanti, che altro non è se non il risultato di ciò che alcuni agricoltori salentini si sentono autorizzati a fare.

Le “Misure fitosanitarie da attuare per il contenimento della diffusione di Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo Codiro” sono state pubblicate non sul portale ufficiale della Regione Puglia, bensì sul sito Emergenza Xylella. Stendendo un velo sul nome del dominio, visto che di emergenziale è stato assodato, non c’è proprio nulla, leggiamo gli allegati, e ci accorgiamo come ciò che era stato preannunciato dal funzionario dell’Osservatorio Fitosanitario Regionale Anna Percoco durante un convegno a Ostuni tenutosi lo scorso 8 aprile, è un’amara realtà.

Il Piano sostiene che ogni agricoltore deve portare avanti la Gestione del suolo mediante lavorazioni del terreno e trinciatura, o in alternativa mettere in atto il pirodiserbo, deve inoltre fertilizzare il terreno con fertilizzanti minerali ed organici, preferendoli ai concimi chimici, deve irrigare quanto basta per nutrire il suolo senza favorire l’eccessiva produzione di nuova vegetazione: lo scopo è sempre evitare che il “vettore”, la ormai famosa sputacchina riesca a moltiplicarsi.

Il Piano passa ai differenti tipi di potatura da adottare sui diversi olivi, nelle diverse aree della Puglia: alle potature ordinarie, prescritte per favorire l’arieggiamento della chioma, si aggiungono quelle straordinarie, di riduzione delle branche secondarie e terziarie: si ritorna quindi alla capitozzatura degli ulivi. Il peggio arriva con le potature straordinarie severe, che sono ben spiegate all’interno del piano: gli agricoltori dovranno eliminare tutta la vegetazione portando l’ulivo a tronco e lasciando le sole branche primarie. Tale operazione non deve essere eseguita una sola volta, infatti, questa condizione deve essere mantenuta nel tempo. Chi non compie queste potature entro 15 giorni sarà multato. Diversa è la situazione per i monumentali, che saranno comunque spoliati della vegetazione e ridotti a branche primarie e secondarie.

Risultato? È evidente: il Salento sarà ridotto ad un cimitero di tronchi spogli, un cimitero esposto alla calura estiva incapace di difendersi. Ma continuiamo.

Non vi sono trattamenti fitosanitari autorizzati per il controllo del Philaenus Spumarius. Per ovviare a questo “intoppo”, il piano consiglia di utilizzare quelli autorizzati per il contrasto di cocciniglia, tignola, mosca, punteruolo e degli altri fitofagi dell’olivo.

Nella zona infetta, che secondo le prescrizioni dell’Unione Europea rese note il 15 aprile scorso, è estesa di 40 km a Nord Ovest rispetto alla sola provincia di Lecce, dovranno essere eseguite potature straordinarie o straordinarie severe a seconda che gli ulivi mostrano sintomi iniziali di CoDiRO o siano evidentemente infetti.

Nella zona cuscinetto, estesa a 20 km, e comprendente fra gli altri i territori di Ostuni, Leporano, Grottaglie e Ceglie, sono obbligatorie le potature ordinarie, ma nel caso in cui ci si trovi in presenza di nuovi focolai puntiformi, essi dovranno essere eradicati. Oltre alla pianta che si dice infetta dovranno essere eradicate tutte le specie considerate a rischio, tranne gli olivi, la cui sorte è sottoposta al vaglio della Corte di Giustizia Europea. In attesa che la Corte si pronunci, le piante d’olivo che ricadono nei 100 metri di raggio rispetto a quella infetta dovranno essere potate drasticamente, eliminando tutta la vegetazione e portandole a tronco.

Le contraddizioni che emergono dal piano sono innumerevoli. A nostro modo di vedere le cose la Regione con questo piano sembra voler mettere in atto il classico “una botta al cerchio ed un al coperchio”: accontenta i cittadini che per mesi hanno lottato per evitare i diserbi e gli avvelenamenti del territorio, non rendendo obbligatorio l’uso degli insetticidi, ma dice anche alle lobby della fitofarmacia che non autorizza i pesticidi solo perché non ve ne sono al momento di autorizzati; finge di accontentare chi ha lottato strenuamente contro le eradicazioni evitando i tagli in tutta la zona infetta, ma produce una soluzione, quella delle potature drastiche, che avrà come conseguenza la morte lenta della pianta, oltre ad un danno per l’economia ed il paesaggio senza precedenti. Finge di non ammettere lo sradicamento degli olivi: prova ne è la sottolineatura che nella zona infetta non vi saranno eradicazioni per via del sequestro imposto dalla Procura di Lecce. I focolai di nuova scoperta saranno eradicati, secondo i vecchi concetti ed i vecchi metodi.

Non è assolutamente vero, quindi, che la Regione Puglia ha compreso l’inutilità dei tagli. Michele Emiliano ci crede: crede che la xylella sia il patogeno e crede che le eradicazioni funzionino, e dal suo modo di agire e di legiferare non sta facendo altro che attuare, con i mezzi che ha a disposizione, il vecchio piano di quegli indagati dell’Università di Bari che speravano in campi aperti da utilizzare per altro, e in ulivi monumentali da trasformare in musei a cielo aperto.

SOLO BUGIE. NIENT’ALTRO.

Nel frattempo Coldiretti festeggia: pensa a 5.000 monumentali da innestare, nonostante l’evidente fallimento sul Gigante di Felline, pensa alle sperimentazioni da portare avanti con il Basile Caramia diretto dall’indagato Vito Nicola Savino e con il Cnr di Bari, base operativa degli indagati Maria Saponari e Domenico Boscia, pensa alle SUE buone pratiche e punta alla cancellazione del divieto di impianto di nuovi olivi o di altre specie al loro posto in quella che ormai è bollata come zona infetta. Pensa al Piano di Sviluppo Rurale e al miglior modo per sfruttare il denaro messa a disposizione dalla Regione Puglia.

Il dato mostra che poco è cambiato: dopo lo scandalo emerso grazie all’indagine della Procura, la Regione mostra di fidarsi ancora dei Piani degli indagati, mostra di puntare ancora sugli sradicamenti, mostra di voler compiacere le lobby agricole con denaro, speranze di innovazione, profitti ai danni del territorio.

Ai singoli contadini cosa rimane? Utilizzare i mezzi messi a disposizione dalla Regione per pensare a qualcosa di nuovo, e la foto ce lo descrivere perfettamente.

Ulivi infetti portati a tronco? E perché non a terra? Così ha fatto questo contadino in agro di Surbo, proprietario di bellissimi esempi di ulivi centenari. Il contadino in questione non ha solo deciso di eliminare l’ulivo, facendolo a pezzi con una motosega, ma ha anche pensato di diserbare il suo terreno, con uno dei prodotti AUTORIZZATI DALLA LEGGE. Sulla terra non c’è un filo d’erba, solo qualche foglia sterile e ingiallita dal veleno. Ma c’è di più: nella foto è evidente la sua idea di futuro. Dove c’era spazio il proprietario ha piantato già piccoli leccini: la trasformazione ha avuto inizio.

La cosa che più ci ha preoccupato dinanzi a questa scena è la semplicità con cui l’essere umano si lascia corrompere: pochi spiccioli in cambio del futuro, 3 denari per trasformare il paesaggio, avvelenarlo, far esattamente ciò che è OBBLIGATORIO anche quando è ingiusto e lesivo per sé stessi, il proprio territorio, i propri figli e le generazioni future. Cambiare il paesaggio, appendere un boccione di RoudUp ad un albero d’ulivo, sradicare un ulivo centenario per far spazio ai leccini, non è il modo per risolvere il problema.

Ed intanto la Regione impone di portare gli ulivi a tronco, ulivi che periranno, che saranno considerati inutili, così come sono stati considerati inservibili da quest’uomo di Surbo, e quindi saranno sradicati per far posto ad altro, sia esso leccino, vite, lecciana o qualsiasi altra diavoleria. Il punto non è questo: il punto è che il Salento non si difende ed abbassa la testa da servo.

Il Salento abbassa la testa non per timore d’esser frustrato dal padrone ma perché è indolente. Non ha niente dello schiavo d’altri tempi che eseguiva gli ordini per non farsi uccidere, ma tramava la rivolta: va avanti e ringrazia anche quando viene calpestato, chiede “per favore” anche quando si tratta di reclamare un diritto. Il Salento ha paura di vivere, di essere libero, ma se continua così, si dimenticherà anche di esistere.

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Category: Costume e società, Cronaca, Politica, reportage

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