GOOD BYE SALENTO, BRIATORE SPIEGA PERCHE’ LASCIA

| 17 Maggio 2017 | 5 Comments

(Rdl)______L’ agenzia Ansa ha ‘battuto’ pochi minuti fa una dichiarazione di Flavio Briatore, che dopo due giorni rompe il silenzio sulla vicenda Twiga di Otranto, al quale aveva ritirato il suo ‘brand’ subito dopo il sequestro del cantiere da parte del magistrato inquirente della Procura della Repubblica di Lecce.

Ecco le sue parole: “Non si può lavorare in Italia. Evidentemente la burocrazia conta più di ogni altra cosa. Così non mi interessa. Sono fuori, certo mi dispiace. Mi sembrava una cosa buona per tutti. Però, evidentemente, a qualcuno non piaceva: vorrei capire se tutte le centinaia di attività come quella hanno ricevuto praticamente un controllo al giorno per un mese e mezzo come è successo a questa. E, tra l’altro, sono sicuro che chi ci stava lavorando aveva rispettato tutte e dico tutte le norme, altrimenti non ci avrebbero messo così tanto per sequestrarlo”.

Category: Cronaca, Politica

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  1. Paolo Pagliaro, Forza Italia - tramite redazione ha detto:

    Quando c’è stato da criticare qualche frase di Flavio Briatore l’abbiamo fatto, però mi sembra veramente eccessivo quello che sta accadendo intorno all’investimento che imprenditori salentini, e ripeto imprenditori salentini, stanno facendo per dare vita alla struttura che dalla società Billionaire Lifestyle Sarl di Flavio Briatore sta acquisendo soltanto il marchio TWIGA.

    Lo stesso Briatore ha ritirato questa concessione e ha fatto spallucce di fronte all’indagine che non voglio assolutamente mettere in discussione, spero però che tutto faccia il suo corso in tempi brevi e si chiarisca ogni malinteso; se tutto è in regola, e non ci sono state le violazioni delle norme urbanistiche in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e l’ abusiva occupazione del Demanio marittimo contestate, perché ovviamente bisogna rispettare tutte le regole e questo vale per tutti sempre, anche per Briatore e chi usa il suo brand, è giusto che nel Salento approdi il TWIGA.
    Più volte abbiamo detto che per creare una vera industria turistica, non può e non deve esserci un solo modello e un solo target da raggiungere, ma la varietà e la molteplicità dell’offerta è la ricetta giusta.
    Quando parliamo di incanalare le risorse e sfruttare le bellezze del nostro territorio parliamo anche di aprire le porte ad imprenditori che vengono da fuori e dimostrano la capacità di poter creare posti di lavoro magari anche rispettando la nostra cultura e le nostre vocazioni. Il locale in questione dovrebbe dare lavoro a più di 60 dipendenti stagionali con stipendi importanti.
    Dobbiamo allargare la nostra visione e sburocratizzare al massimo i procedimenti legali per permettere agli imprenditori di investire. La salentinità spicciola e di facciata che si ferma “al sole, al mare e al vento” di per sé non regala posti di lavoro.

  2. Cristian Casili, M5S - tramite redazione ha detto:

    In merito alla querelle che si è accesa dopo la decisione da parte di Briatore di ritirare l’utilizzo del suo marchio twiga a seguito del sequestro preventivo della Procura di Lecce si esprime il consigliere M5S Cristian Casili: “Non siamo meravigliati del dibattito che si è generato e ringraziamo il PM Antonio Negro per il lavoro orientato a far chiarezza sulle concessioni rilasciate per gli accessi al mare. Credo sia necessario precisare alcuni aspetti: il turismo pugliese non è una scoperta dell’ultimo anno, e non sarà certo Briatore a dirci quali modelli dobbiamo perseguire.
    Già 10 anni fa qualcuno parlava di “Rinascimento pugliese” riferendosi al distretto degli hotel di lusso che nascevano in Valle d’Itria e nell’immediato entroterra brindisino. Alcuni virtuosi imprenditori pugliesi hanno ben compreso l’importanza di questa sfida e hanno investito recuperando antiche masserie nel pieno rispetto della nostra identità che ci rende unici a livello internazionale, ragion per cui hanno deciso di non ragionare per modelli standardizzati da replicare in ogni dove senza per questo rinunciare al lusso.
    Imprenditori che grazie ai sacrifici hanno generato centinaia di posti di lavoro e hanno contribuito a fare della Puglia e del Salento un brand di qualità riconosciuto in Italia e all’estero, favorendo al tempo stesso quella destagionalizzazione tanto decantata.”

    Solo alcuni giorni fa la pubblicazione della classifica Tripadvisor che nella top 10 nazionale delle mete turistiche inserisce ben tre località pugliesi di cui due nel Salento: Gallipoli al primo posto, al sesto Polignano a Mare e all’ottavo, Lecce.

    Il consigliere pentastellato prosegue elencando diversi esempi virtuosi: Borgo Egnazia della famiglia Melpignano che ormai con il concetto “Nowhere Else” si è imposto sul panorama del turismo del lusso ad altissimi livelli ospitando capi di stato artisti come Madonna e matrimoni reali e di magnati da ogni parte del mondo ma anche Masseria San Domenico e Masseria Cimino. Masseria Torre Coccaro e Masseria Torre Maizza, altre due perle dell’ospitalità pugliese sapientemente gestite e proposte sui mercati internazionali.

    “E oltre ai grandi nomi che siamo abituati a leggere su giornali e riviste di settore – prosegue Casili – c’è anche un’altra offerta di servizi di altissimo profilo che ha saputo ritagliarsi uno spazio nel panorama dell’offerta turistica internazionale “haut de gamme”, ma l’elenco rischierebbe di diventare troppo lungo, senza contare lo sforzo di tanti stranieri che grazie ai loro investimenti stanno recuperando l’abitato dei nostri centri storici trasformando abitazioni fatiscenti in vere e proprie dimore uniche. E’ a questi esempi virtuosi che le amministrazioni dovrebbero puntare per ridurre la burocrazia e facilitare questo processo di rivitalizzazione e riqualificazione senza consumo di suolo e sfruttamento dell’ambiente.”

    “Certo – sottolinea il consigliere salentino – occorre non fare l’errore di altre località rivierasche italiane che sotto lo sfruttamento delle risorse ambientali hanno perso l’appeal di un tempo perdendo grosse fette di mercato. Margini di miglioramento ce ne sono e sono tanti. La politica dovrebbe occuparsi nel favorire le interconnessioni nei trasporti aerei e su ferro, soprattutto spingere per avere un collegamento ferroviario tra Aeroporto di Brindisi verso il Salento e migliorando da Lecce in poi le tratte verso Gallipoli, Otranto e il Capo di Leuca. Se vogliamo seriamente destagionalizzare l’offerta turistica non possiamo più pensare ai soli 30-40 giorni di turismo balneare, ma valorizzare il territorio interno e con esso un ricco patrimonio di storia, cultura, gastronomia capace di generare un percorso autosostenibile e, quindi, durevole capace di generare molti più posti di lavoro rispetto alle grandi strutture alberghiere o – conclude – agli isolati interventi di imprenditori poco lungimiranti destinati a perdersi nell’arco di poche stagioni e per brevissimi periodi dell’anno.”

  3. Ioannis Davilis, Presidente Comunità Ellenica Grande Salento - tramite redazione ha detto:

    Briatore non lo ha fermato la burocrazia, lo ha fermato la procura! Ed è ben diverso!

    Il Salento è terra sacra, chi la profana viene punito. Tempi e modalità di tale punizione cambiano secondo il caso e certamente i criteri, essendo divini, spesso non vengono capiti da tutti noi comuni mortali.

    Il caso di Flavio Briatore è un clamoroso esempio. Questo anziano signore specializzato fornire tutti i servizi, spesso inutili, a ricchi annoiati o benestanti esibizionisti con seguito variopinto, è sbarcato nel Salento da conquistatore carico di saccenza e di pregiudizi del tipo: “Io so fare, voi no”!. L’ennesimo approdo in una terra appetibile, da aggiungere nelle sue colonie a colpi di milioni ed interessi economico- sociali riservati a pochi.

    Mr Briatore è arrivato nel Salento con l’arroganza di chi non ha tempo da perdere, insomma gli indigeni lo dovevano pure ringraziare di tanta grazia. Arrogante ed anche paternalista senza avere però nessuna potestà nel territorio. E nessun rispetto.
    Se ricordiamo le sue prime interviste, con tutti i rappresentanti delle istituzioni territoriali a fianco rigorosamente ammutolite, erano tutti enormi spot anti- Salento sotto la forma di consigli paterni d’esperto imprenditore turistico.
    Il nostro Salento è stato presentato agli occhi del mondo intero come un territorio arretrato, di poco interesse turistico- archeologico- culturale e con inesistenti strutture ricettive degne di questo nome, peraltro con carenze evidenti nei sevizi di ospitalità e priva di professionisti del settore.
    Insomma il Salento per Briatore era da reinventare secondo la sua formula plastico-dubaista…

    La storia relativa al sequestro della sua “twiga” ad Otranto per abusivismo edilizio è la risposta di un Salento fiero e consapevole del suo valore, delle sue potenzialità, di un Salento che vuole crescere nel rispetto della legalità e delle sue millenarie tradizioni culturali e della sua innata vocazione riguardo l’accoglienza e l’ospitalità.

    Il Salento ha insegnato che la qualità dell’ospite la fa il cuore, che è dentro, e non il portafogli. Ma la storiaccia che raccontano i media in questi giorni ha avuto anche un altro effetto: ha messo a nudo tutti, politici, giornalisti, imprenditori, opinionisti… tutti!

    Personalmente non capisco quelli che affermano alla stampa “non posso esprimermi al merito perché non ho visto le carte”. Qui mi viene in mente il mio nonno materno Costas che in casi simili, di evidente illegalità, diceva “per me è colpevole e senza bisogno di testimoni”. Neanche io ho bisogno di testimoni, mi bastano le notizie della Procura che riportano i giornali. E mi faccio a voce alta un paio di domande: “Come mai il Comune di Otranto da il via libera ai soci di Briatore in un’area definita agricola?”. E poi: “è semplicemente una strana coincidenza che a dirigere i lavori, abusivi, sia il fratello del sindaco di Otranto?”…
    Infine il fatto che il signor Briatore si sia ritirato dalla società appena comunicato il sequestro non è forse la prova che l’imprenditore piemontese era a conoscenza dell’illegalità commesse con la copertura del comune di Otranto? Se no come si spiega che dopo averci detto in tutte le arragonsalse e con tono di sfida che era tutto regolare ed il “twiga” apriva regolarmente a giugno, getta la spugna e lascia i suoi collegamenti salentini, responsabili per legge dell’affare, in un mare di guai?

    Ora il signor Briatore parla contro la burocrazia asfissiante, che impedisce investimenti e progresso nel nostro Salento.
    Naturalmente nel suo caso non è proprio cosi! Anzi la burocrazia amica inizialmente lo ha privilegiato, addirittura non vedendo l’illecito… è la Procura che lo ha fermato, non la burocrazia! E questa è tutta un’altra storia. Non si può offendere la sacra terra del Salento e rimanere impuniti. Non importa se la responsabilità legale è sapientemente trasferita ad altri. Parliamo di responsabilità morale. E quella è tutta sua. L’ha meritata tutta. E gli Dei questa volta si sono pronunciati in tempi di giustizia celeste.

  4. redazione ha detto:

    Resta sotto sequestro il cantiere del Twiga Beach Otranto. E’ quanto hanno deciso questa mattina i giudici del tribunale del Riesame di Lecce, respingendo la richiesta di dissequestro avanzata dai legali difensori.

  5. Cristian Casili, M5S - tramite redazione ha detto:

    La decisione del Tribunale del Riesame di confermare il sequestro del Twiga rafforza definitivamente la nostra tesi, ovvero che quello stabilimento fosse incompatibile con la natura dei luoghi.
    Scaricare le colpe su burocrazia e interpretazione delle norme non ha alcun senso in questo caso.
    Un’ amministrazione attenta che vuole garantire gli investimenti dei privati dovrebbe dotarsi di strumenti urbanistici chiari e rispondenti alle reali esigenze del territorio, nel pieno rispetto delle risorse naturali e degli interessi della collettività.
    Tra le motivazioni che mi hanno spinto a denunciare per primo le incongruenze dei lavori con la morfologia di quel territorio, non c’è solo la tutela di uno dei tratti di costa più belli del litorale idruntino, ma anche la fragilità di una falesia che continua a crollare sotto l’impatto degli agenti abiotici . Difatti quella scogliera è da tempo a rischio crolli.
    Per questi motivo un’ordinanza del 2013 della Capitaneria di Porto vieta, in quel tratto di costa, sia la balneazione sia la navigazione. È evidente, quindi, che già lo schema di convenzione, che prevedeva la possibilità di intervenire con i servizi minimi per favorire gli accessi al mare, era in palese contrasto con le emergenze e criticità di una costa pericolosa per la pubblica incolumità.
    Ma come se non bastasse, dai servizi minimi si è passati ad un intervento con l’edificazione di strutture importanti, che stava alterando in modo irreversibile la morfologia e il paesaggio di una zona tipizzata come agricola.
    Ben vengano gli investimenti e i posti di lavoro, ma le norme vanno rispettate da tutti e con esse la qualità degli interventi nel pieno rispetto del nostro paesaggio”

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