FINE DELLA CORSA. LA SFIDA DELLA DECRESCITA FELICE PER UN MONDO MIGLIORE. MA SOPRATTUTTO ANCORA VIVO. SERGE LATOUCHE A MARTANO MERCOLEDI’ 7

| 5 Febbraio 2018 | 0 Comments

(g.p.)______

 

 

 

 

 

“Siamo imbarcati su un bolide senza pilota, senza marcia indietro e senza freni, che sta andando a fracassarsi contro i limiti del pianeta…

Dobbiamo aspirare ad un miglioramento della qualità della vita e non a una crescita illimitata del prodotto interno lordo…  

Ci dicono che con la decrescita scenderà su di noi la tristezza di un’infinita quaresima. Non è vero niente. Invertire la corsa ai consumi è la cosa più allegra che ci sia!”.

Serge Latouche, 78 anni, economista e filosofo francese, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi, intellettuale prestigioso, famoso in tutto il mondo per le sue teorie note con l’ etichetta della “decrescita felice”, mercoledì 7 febbraio, alle 18.00, sarà a Martano  presso la Sala Convegni Comunale in Piazza Caduti.

 

Terrà una relazione sul tema: “Economia della decrescita per la tutela dei beni comuni”.

Interventi  del  sindaco Fabio Tarantino, del procuratore della Repubblica di Lecce Elsa Valeria Mignone, del professore dell’ UniSalento, Nicola Grasso, e di Sergio Starace, del Forum Ambiente e salute, che organizza l’ incontro.______

Ci si chiederà se sia possibile una crescita economica illimitata in un mondo grande, ma comunque limitato; se le   produzioni, i consumi possano superare le capacità di rigenerazione della biosfera, la parte della nostra Terra che ospita la vita.

Fino ai primi anni Settanta siamo stati entro quei limiti, poi l’umanità ha cominciato a superarli, sempre di più. Nel 2017 (fonte Global Footprint Network) addirittura il 40% dei consumi mondiali hanno superato la capacità di recupero della nostra Terra, con un esito distruttivo: un’enormità… in aumento…

E intanto (fonte ONU): Nel 1960 il 20 per cento più ricco della popolazione mondiale disponeva di un reddito trenta volte superiore a quello del 20 per cento più povero.

Nel 1997 la differenza era passata a settantaquattro volte.

Nel 2000 è passata a novanta volte. Sempre peggio… SE la crescita producesse automaticamente il benessere, dovremmo vivere in un vero paradiso da tempi immemorabili. E invece è l’inferno che ci minaccia.______

Scrivono gli organizzatori dell’ incontro, nel comunicato di presentazione mandato ai mass media: “Comunque l’attuale sistema consumistico non può avere una lunga vita e in un modo o nell’altro è ovviamente destinato a finire…E in tempi neanche tanto lunghi…

La questione centrale è se questa fine sarà un crollo imposto dagli avvenimenti, con politiche autoritarie verso la barbarie o addirittura verso l’autodistruzione della specie umana. Oppure se sarà il prodotto di una scelta volontaria, di una svolta graduale verso l’utopia concreta della decrescita serena.

Bisogna ribaltare i “valori forti” e rivendicare l’altruismo (vs. egoismo), la collaborazione (vs. competizione), il piacere del tempo libero e del gioco (vs. la ossessione del lavoro), la vita sociale (vs. consumo), il locale (vs. globale), l’autonomia (l’autonomia va presa in senso forte, etimologico (autónomos è « chi si dà le proprie leggi »), in opposizione all’eteronomia: le regole che ci impone il mercato “libero”, de-regolato, che cioè non rispetta alcuna regola: ci impone regole ma non ne rispetta nessuna), il gusto della bella opera (vs. efficientismo), il ragionevole (vs. razionale), il relazionale (vs. materiale)…

Un altro mondo è necessario. Un altro mondo è possibile”.______

L’ APPROFONDIMENTO nel nostro articolo seguente

DEVASTATO DALL’ OCCIDENTALIZZAZIONE, COLONIZZATO DALL’ ECONOMIA, IL NOSTRO IMMAGINARIO HA BISOGNO DI UNA RIVOLUZIONE CULTURALE: RITROVARE IL ‘SOCIETALE’

 

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi, Politica

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