COLORI, SUONI, PROFUMI, SAPORI E AMBIENTI SALENTINI

| 5 Maggio 2020 | 0 Comments

NEL NUOVO ‘NOIR’ DI PINO DE LUCA, ‘Rossa, tacco 12’, APPENA USCITO PER IL RAGGIO VERDE EDIZIONI

di Raffaele Polo______

Tra le innumerevoli figure degli investigatori privati o pubblici, adesso tutti o quasi squisitamente italiani (e ce n’è voluto per passare dalla ‘americanizzazione’ del giallo e del noir all’attuale addirittura inflazionata presenza dei protagonisti di casa nostra, commissari e non), ci è particolarmente cara la figura di Santino, invenzione ed alter ego di Pino De Luca, giunto al suo terzo appuntamento con questo recentissimo ‘Rossa, tacco 12’, edito in tempo di Coronavirus da Raggio Verde (euro 12 ).

Il romanzo sarà presentato in anteprima assoluta giovedì 7 maggio, alle ore 16,30, dalla prestigiosa rivista ‘Arte e luoghi’, nella sua piattaforma streaming, con la partecipazione on line dell’autore.

 

 

Siamo vicini a Santino, anzitutto per il suo interloquire, in un frammisto di italiano forbito e idioma salentino, localizzato in agro brindisino (Cellino? ),  partendo da una di quelle caratteristiche abitazioni-masserie che pullulano nel nostro territorio e sono un po’ il simbolo, il vanto di quel retaggio di onorata povertà che, per secoli, ci ha contraddistinto.

Santino ama cucinare i prodotti più genuini della propria terra, mescolandoli con le delizie che preparano per lui i migliori ristoratori leccesi, proprio quelli che conosce e ha sperimentato di persona, dove tutti gli ingredienti sono genuini e gli odori, gli odori riconciliano con l’idea del cibo più semplice ma più gustoso.

E questo è il leit-motiv dei romanzi di De Luca, che ci impartisce una lezione di stile ed intelligenza senza pari: vedete, egli ci dice sornione, che non è l’esteriorità, la prima impressione, la scorza insomma, che deve essere giudicata e che fornisce il meglio delle persone. Al contrario, occorre penetrare a fondo e capire, con acume e intelligenza, di cosa è fatta l’umanità di ognuno, nascosta magari dietro un giudizio affrettato e superficiale.

 

Come è facile intuire, i personaggi degli scritti di Pino De Luca non sono brutti e cattivi da una parte e angelici e onesti dall’altra. Ma, in un coacervo di suoni, colori, profumi e situazioni sempre in bilico, mescolano le loro essenze, sorprendendo il pigro lettore che, magari, aveva già dato per scontato l’esito della vicenda o il carattere di un personaggio.

Con le donne, poi, il discorso si fa ancora più intrigante: che, con loro, Santino ha un rapporto conclamato di odio-amore, realizzando tutte le proverbiali negatività della cultura popolare dedicate alla ‘femmina’ ma, nel contempo, perdendosi dietro alle evanescenti delizie di un corpo flessuoso, di un tiepido abbraccio…

In ‘Rossa, tacco 12′ c’è un po’ di tutto questo, scandito in una trama che, come nella migliore tradizione degli scritti similari, ci porta anche al di fuori della nostra ben circoscritta realtà salentina. Magari scontrandosi con servizi segreti di qualche nazione dal nome pericoloso o, comunque, con quei boss che camminano circondati da una schiera di guardie del corpo. E, magari, scelgono di pranzare proprio in un centrale ristorante leccese, da dove si dipana una intricata vicenda che l’investigatore Santino, ormai rassegnato alla sua nuova identità, deve districare.

Poi, poi ci sarà tempo per festeggiare; naturalmente attorno ad una tavola imbandita, con il forno a pietra acceso e le pignate che bollono ed emanano fragranze deliziose…

Il colpevole, il risultato finale, i complimenti per il bravo investigatore sono un tutt’uno col sapore delle rape, delle rape di Santino…

 

Category: Cultura, Libri

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