LECCECRONACHE / L’ALGORITMO DELLA VITA

| 13 Maggio 2020 | 0 Comments

di Raffaele Polo______

L’invenzione dei movimenti del denaro sul proprio conto fatta col computer, è stata certamente rivoluzionaria. Ancora non ci è ben chiaro come sia possibile pagare tutto (ma proprio tutto) stando a casa

(non scriviamo ‘stando comodamente a casa’ perché, ormai, a casa non ci stiamo ‘comodamente’: non vediamo l’ora di uscire, di andare al bar, di andare al cinema, di passare da casa degli amici, di ricominciare a frequentare le presentazioni dei libri dove, è vero, ci sono solo dieci, dodici persone. Ma sono in carne ed ossa, le abbiamo di fronte, parliamo e ci guardiamo liberamente, possiamo ridere e scherzare con altri esseri umani senza la barriera di uno schermo. Insomma, a casa va bene dieci giorni, venti, un mese, poi diventa una condanna, che forse non hanno inventato gli arresti domiciliari? Ma noi siamo innocenti, giuro)

ma la realtà ho superato la fantasia.

Basta un clic e il trasferimento di denaro è avvenuto, ti ringraziano impersonalmente e ti stampi la ricevuta. Che non credo valga nulla, ma la conserviamo gelosamente, ho un cassetto pieno di ricevute, non ho il coraggio di buttarle via, non si sa mai, mi dico, possono chiedermele per dieci anni, ma è ancora valido quest’obbligo, faccio una piccola ricerca su Internet (che, ormai, è la quintessenza di ogni soluzione, la risposta ad ogni interrogativo) ma ne esco più confuso di prima, intanto le ricevute crescono, mescolando cifre e destinatari che neppure ricordo più.

E gli accrediti?

Meraviglia delle meraviglie, ti addormenti la sera che non hai un centesimo sul tuo conto e l’indomani mattina ecco una minuscola iniezione di denaro (sono pensionato, e ho detto tutto) che ti consente di sbarcare il lunario per il prossimo mese.  Io ho cercato di capire con esattezza quando avviene l’esborso a mio favore, di vedere quello ‘zero’ nel mio saldo che si trasforma in una somma positiva. Mi sono detto che la magia avviene a mezzanotte, ho aspettato con ansia e partecipazione che il cronometro passasse dalle 23 e 59 alle 00.00, scoprendo che, in realtà le ’24’ non esistono. E mi debbo essere addormentato con questi pensieri, perché non ho scoperto un bel niente, la mattina alle 8,13 c’era l’accredito ma quando l’avevano inviato? E soprattutto chi, materialmente, aveva predisposto l’operazione?

Sì, va bene, è tutto programmato. Ma allora dipendiamo esclusivamente da un computer e da una macchina che, se si rompe o non funziona, ci negherà il giusto dovuto?

Sì, queste idee fanno sorridere. Ma vi rendete conto di come tutto sia precario, legato a dei meccanismi temporanei che danno e tolgono senza criterio, come era bello andare alla posta, fare la fila, vedere l’anziano impiegato utilizzare il barattolo della colla per attaccare sulla busta il tagliandino della raccomandata e poi si rivolgeva a noi, ci faceva firmare e ci contava, con manuale precisione, tutto il dovuto. Concludendo con il versamento delle monetine da venti, da dieci e da cinque, che non servivano a nulla, ma le abbiamo conservate, devono essere rimaste proprio nel cassetto della ricevute, quello è il cassetto delle cose che non servono più…

Tra poco, tra poco -ci viene da pensare- finiremo anche noi in quel cassetto.

E sarà un algoritmo di ultima generazione a ridurci in quello stato.

Category: Cronaca, Cultura

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