Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Da Taranto, Lina Ambrogi Melle (nella foto sotto) ci scrive, a proposito della vicenda giudiziaria in sede europea sui veleni dell’ex Ilva (foto di copertina)______
La scrivente, professoressa Lina Ambrogi Melle, presidente del comitato donne e futuro per Taranto libera, nonché promotrice e prima firmataria sia di primo ricorso collettivo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro lo Stato italiano, sia di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per la questione Ilva , invia il seguente comunicato stampa relativa al nuovo ricorso pendente davanti alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo, con preghiera di pubblicazione.
OGGETTO: il Governo italiano ha presentato le sue osservazioni alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo nel nuovo ricorso per la questione dell’ex Ilva di Taranto. Entro il prossimo settembre presenteremo le nostre controrepliche.
Dopo il mancato raggiungimento di una composizione amichevole con il Governo italiano sulla controversia relativa al nuovo ricorso relativo alle conseguenze pregiudizievoli sulla vita e la salute dei ricorrenti e, più in generale, della popolazione di Taranto provocate dall’inquinamento dell’acciaieria ex-Ilva, il Governo ha presentato le proprie osservazioni di replica unitamente alla descrizione dei fatti di causa. .
Il governo italiano è stato chiamato nuovamente a fornire una risposta circa la violazione del diritto alla vita (art. 2 CEDU), del diritto al godimento della vita privata e familiare (art. 3 CEDU) e del diritto a un ricorso effettivo (art. 13 CEDU)
Entro il
prossimo mese di settembre i nostri avvocati presenteranno le nostre osservazioni di replica.
Con sentenza del 24 gennaio 2019, divenuta definitiva in data 24 giugno 2019, la Corte dei diritti dell’uomo ha accertato la mancata adozione da parte dello Stato italiano di misure volte a garantire la protezione effettiva del diritto alla salute dei ricorrenti e, più in generale, della popolazione residente nelle aree adiacenti agli impianti dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
Dopo tale pronuncia, si sono registrati svariati fenomeni di emissioni massicce, anomale e non convogliate provenienti dal siderurgico, attualmente gestito dalla società Am InvestCo Italy S.r.l., controllata dal gruppo Arcelor Mittal, che testimoniano la persistenza di una situazione di pericolo a Taranto e in conseguenza dei quali i cittadini di Taranto hanno presentato alcuni esposti presso la Procura della Repubblica di Taranto.
Queste emissioni massicce, come quella dello scorso 4 luglio,continuano ancora
oggi a generare allarme e preoccupazione nella popolazione ed il Governo italiano, anzichè fermare gli obsoleti impianti pericolosi, non a norma e sotto sequestro penale perché “causano malattie e morti”, persiste nell’assicurare invece loro la continuità produttiva anche in condizioni di mercato sfavorevoli per la crisi economica e con perdite fin oltre 100 milioni al mese.
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LA RICERCA nei nostri due ultimi articoli sulla questione, appunto, come richiamato nel testo sopra, del 4 luglio scorso
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