LA COLPA DI ALFREDO. E QUELLA DI VASCO

| 24 Novembre 2020 | 0 Comments

(g.p.)_______Trovo oggi più volte variamente ripresa, copiata, sviluppata, e più o meno entusiasticamente commentata da tutte le parti del web, una ricostruzione – addirittura: “una scoperta pazzesca” è stata definita da un autorevole quotidiano –  riguardante la canzone “Colpa di Alfredo” di Vasco Rossi.

Anno di grazia 1980, quando uscì, con grande scalpore, che si riduceva però in crasse risate maschiliste e pacche sulle spalle complici e solidali.

Sono passati quaranta anni, una vita.

Ma le canzoni sono segni dei tempi, sono la colonna sonora delle nostre emozioni, sono “dei fiori” che non è vero “che svaniscono in fretta”, no, alcune rimangono, indelebili, e rimangono per sempre, non muoiono mai.

Motivo di cotanta attenzione, all’epoca, il celeberrimo incipit:

“Ho perso un’altra occasione buona ‘stasera

è andata a casa con il negro la troia”.

Una specie di record, riuscire a concentrare in un verso, in poche parole, un simile florilegio di sessismo, razzismo e di affronto a quello che nel frattempo abbiamo imparato a chiamare il “politically  correct”.

Ma c’è anche di peggio.

Alla luce delle rivelazioni odierne, bisogna aggiungerci anche l’affronto ai Meridionali, che non sanno neanche parlare bene.

E allora, racconta tutto il vero Alfredo, che era poi un amico di Vasco Rossi, che all’epoca faceva il disk jockey e suonava qua e là dove capitava. L’unico particolare, è Andrea, il suo vero nome, trasformato per esigenze…metriche e musicali.

Per il resto, l’episodio è vero, tutto quanto, particolari compresi.

La ragazza in questione si chiamava Daniela.

Su “Leggo” così la racconta Andrea: “Vasco era perso per una ragazza di vicino Modena, la Daniela. Ci provava ogni sera e ogni sera lei inventava scuse. Un giorno accettò di uscire con lui e da lì iniziò tutto.

Vasco venne da noi, stava a duemila per l’emozione. Io iniziai a parlargli dicendo che, visto che doveva arrivare a Misano dove la sera avrebbe dovuto suonare, era meglio che partiva in tempo utile per non rimanere imbottigliato nel traffico. Questi erano i discorsi seri e inopportuni…” che gli fecero perdere l’occasione…

Infatti – sempre nel racconto di Andrea alias Alfredo – “la discoteca era frequentata da un certo Santino, un ragazzotto con origini meridionali. Aveva la carnagione così scura che dopo mezza giornata al mare sembrava un tunisino… si era comprato una Bmw e Daniela scelse di andare via con lui, lasciando Vasco a fare tutti i suoi progetti”.

 

A Vasco Rossi viene perdonato tutto.

Ma oggi, oggi ecco due parole di scuse da parte sua, ci sarebbero state benissimo, in un contestualizzare la vicenda e in un prenderne le distanze postume, invece niente, anche perché viene annunciata una prossima ripubblicazione discografica del pezzo in questione.

Così è, la cultura radical chic usa da sempre due pesi e due misure, a proprio tornaconto, commerciale e politico.

Gli ha perdonato finanche una scandalosa, prolungata, sostanziale apologia dell’uso della droga.

Oggi, poi, è stato imbarazzante il silenzio delle sacerdotesse del “mee to”.

Le parole sono importanti, a volte pesano più di macigni.

Anche quando mancano del tutto, quando sarebbero state più che opportune: doverose.

***
Quando parlo di due pesi e di due misure, delle colpe di una certa sinistra intrallazzona, superficiale, omologata, asservita e francamente irritante, non parlo a vanvera.

Mesi fa – e intendiamoci: hanno fatto benissimo – un oscuro consigliere comunale di Bari passò i guai suoi per essere stato accusato di aver scritto un epiteto sessista ad una collega, con tanto di perizie grafiche, istruttorie processuali, avvocati, giudici ed estenuanti dibattiti indignati.

Poche settimane fa, è rimbalzato sui giornali un appunto attribuito ad un illustre leader della sinistra in cui egli emula Vasco Rossi nell’ingiuria rivolta per iscritto ad una sua illustre amica, collega, parlamentare e ministro.

Niente.

Anzi, c’è chi l’ha difeso, o ha tentato di difenderlo, minimizzando.

Due pesi e due misure.

Prove tecniche di regime, prodromi della dittatura del pensiero unico dominante, usato pretestuosamente solo quando conviene a chi lo esercita, a suo uso e consumo, per propaganda politica, contro chi non è allineato e non è amico dei salotti buoni televisivi e dei salotti buoni della sinistra radical chic.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Category: Cronaca, Cultura

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