TAP E NO TAP NELLE AULE DEL TRIBUNALE DI LECCE
(Rdl)______Il Comitato No Tap ha diffuso questa mattina il comunicato – che qui di seguito riproduciamo integralmente, insieme a due foto delle affissioni pubbliche realizzate- relativo all’imminente ripresa dei processi l’uno a carico dei vertici dell’azienda, l’altro a carico dei manifestanti contro la realizzazione dell’opera.
Rimane da capire – più volte abbiamo provato a domandarlo all’ autorità competente, senza ottenerne risposta – come mai dei due processi, partiti più o meno in contemporanea e con lo stesso gradi di difficoltà organizzative, vuoi per l’elevato numero degli imputati e della parti civili, vuoi per la situazione sanitaria – il secondo sia arrivato già a sentenza di primo grado, mentre il primo, nella buona sostanza, deve ancora cominciare.
A settembre, comunque sia, gli altri processi a carico dei No Tap che cominceranno riguardano ulteriori episodi di protesta di cui sono accusati rimasti fuori dal filone principale, come detto arrivato a sentenza di primo grado e ora in attesa dell’appello______
17 SETTEMBRE 2021
Riparte il processo per Disastro Ambientale a carico della società TAP e dei suoi dirigenti.
Ma settembre vede a processo anche chi ha lottato, e lotta ancora, per evitare questa ennesima ingiustizia Socio-Ambientale.
Sono due i procedimenti che vedono alla sbarra degli imputati la società Tap, i suoi dirigenti e quelli di Snam. A processo anche amministratori delle ditte appaltatrici.
Secondo il pubblico ministero, i lavori di preparazione, di costruzione del terminal di ricezione (Prt), del micro-tunnel e di posa dei tubi sarebbero avvenuti in assenza di permessi validi.
L’autorizzazione di impatto ambientale rilasciata nel 2014 e l’autorizzazione unica del 2015 non sarebbero valide in quanto non terrebbero conto degli impatti cumulativi del progetto. La Procura ritiene non siano valide nemmeno le autorizzazioni di varianti in corso d’opera concesse dal ministero dello Sviluppo economico e relative all’espianto degli ulivi nella stessa località Le Paesane, passata alla cronaca per la violenta repressione della protesta popolare proprio contro lo sradicamento degli alberi.
Altri illeciti comprendono l’assenza di impermeabilizzazione dei cantieri identificati come “s1” e “s2” e area conci del cantiere di San Basilio e lo scarico di acque reflue industriali, che avrebbero portato alla contaminazione della falda acquifera con sostanze pericolose, tra le quali il cromo esavalente.
In questo stesso mese, saranno due i processi a carico dei difensori della terra. Processi che, viste le ridicole accuse, assumono sempre più un aspetto politico. Dimostrano l’evidente necessità, da parte dei sostenitori delle fonti fossili e della speculazione sui territori, di marginalizzare e criminalizzare quella fascia di popolazione che non cede ai ricatti di una multinazionale aggressiva, violenta e sostenuta dall’intera classe politica che vive ormai nel pensiero unico estrattivista e neoliberista.
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L’APPROFONDIMENTO nei nostri articoli del 20 marzo e del 9 aprile scorsi