OMICIDI CAIRO E SPADA, VENT’ANNI DOPO LA SVOLTA NELLE INDAGINI PER LA MORTE DEI DUE IMPRENDITORI

| 3 Marzo 2022 | 0 Comments

di Flora Fina ______

A circa vent’anni di distanza dal tragico omicidio di Sergio Spada e Salvatore Cairo – imprenditori brindisini nel settore casalinghi –  nella giornata di oggi arriva la svolta nelle indagini, che vedono come principali indiziati i fratelli brindisini Cosimo ed Enrico Morleo, con le accuse di duplice omicidio pluriaggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso.

 

I due delitti, sono avvenuti rispettivamente nel maggio 2000 con l’improvvisa scomparsa di Salvatore Cairo, e nel novembre 2001, quando Sergio Spada fu rinvenuto senza vita e con un foro di proiettile sulla nuca  in un’area di servizio dismessa sulla circonvallazione di Brindisi.

 

Cairo, 36enne, la mattina del 6 maggio 2000 era atteso a Lecce per un appuntamento di lavoro. La moglie lo aspettava per pranzo tuttavia il marito non rientrò mai. Tre giorni dopo l’auto dell’imprenditore fu recuperata nei pressi dello svincolo per Squinzano della strada statale che collega Brindisi a Lecce, con le chiavi ancora inserite nel quadro di accensione, mentre sul sedile lato passeggero vi erano segni di bruciatura, ed una valigetta contenente dei documenti.

 

Diciotto mesi dopo fu ucciso il 46enne Sergio Spada, titolare della ditta Diamont. Fu visto per l’ultima volta intorno alle ore 21 della sera precedente, quando lasciò il suo ufficio, al rione Santa Chiara a Brindisi, per rientrare presso la sua abitazione al rione Casale. La moglie, come accadde per la consorte di Cairo, lo attese invano.

 

 

Per gli inquirenti, i moventi di due omicidi così efferati, risiedono principalmente in interessi di tipo imprenditoriale: secondo le indagini infatti, Cairo fu assassinato poiché ritenuto il principale responsabile di un ammanco di diversi milioni di lire commesso ai danni di un’azienda che operava nel settore di articoli per la casa e di cui era socio con Cosimo Morleo. Cairo avrebbe invece costituito poi una propria società nonostante il divieto impostogli, e di conseguenza, secondo le ultime ricostruzioni, sarebbe stato ucciso, fatto a pezzi con una motosega e bruciato.

 

 

Secondo quanto sostiene il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, Milto Stefano De Nozza, nel decreto di fermo eseguito oggi, “Enrico Morleo, su mandato del fratello Cosimo, dapprima colpiva Cairo con un coltello” – si legge – “all’interno di una ditta di fatto riconducibile a Cosimo Morleo e dopo aver indossato una tuta bianca e aver spostato il corpo di Cairo sezionava il cadavere, occultava la testa in un sacco che veniva abbandonato e bruciava le restanti parti in un bidone in acciaio per poi lavare la scena e disperdere le ceneri”.

Secondo il pm dunque, è evidente che l’omicidio sia stato consumato con le tipiche modalità del metodo mafioso, con l’espressa volontà di rendere questo efferato omicidio, un vero e proprio caso di “lupara bianca”.

Per quanto riguarda Spada, il movente dell’assassinio sarebbe stato quello di essersi inserito, sempre nello stesso settore, nel rapporto di esclusiva della sua società e di aver effettuato operazioni commerciali e di compravendita danneggiando irreparabilmente quest’ultima.

 

La svolta delle indagini  era nell’aria. Il mese scorso gli investigatori avevano effettuato un sopralluogo presso un deposito (nella foto) all’inizio della litoranea sud di Brindisi, nei pressi della zona industriale, in cui si presume sia stato consumato l’omicidio di Cairo.

 

Ed oggi grazie alle indagini  della Squadra mobile di Brindisi, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, i due fratelli Morleo sono stati fermati in quanto ritenuti mandanti ed esecutori materiali dei due omicidi: di fondamentale importanza, a parte  gli altri elementi raccolti, è stata la testimonianza di un collaboratore di giustizia, che negli ultimi tempi aveva fornito informazioni essenziali per ricostruire i tasselli di questa intricata e macabra vicenda.

 

Category: Cronaca

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